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« Messaggio #39Bios IV »

AL

Post n°40 pubblicato il 25 Luglio 2007 da Biosbios
 

 

Mi trovavo in un supermercato, ci passo ogni settimana per lavoro, e mentre attendevo che la titolare terminasse di servire un cliente, mi scappa l'occhio su un uomo, di spalle, che stava cercando qualcosa presso uno scaffale. Da dietro mi sembrava proprio lui, lo scrittore. Indossava un paio di braghette corte, una camicia, un curioso paio di scarponcini da escursionista di montagna. Aveva in mano una borsa di paglia, buffa, di solito ne vedi al braccio delle donne anziane, e dentro faceva scivolare i prodotti che sceglieva per la sua spesa. Mi sembrava proprio lui, ora si gira verso di me e avanza nella mia direzione, lo guardo bene, è proprio lui, lo scrittore.




Un personaggio vulcanico, ha scritto molto, intellettuale scomodo, una personalità dai tratti estremizzati e dalle contraddizioni sempre pronte a esplodere. Io personalmente ho letto poco di lui e tanto tempo fa, quando la mia piccola coscienza letteraria non era nemmeno piccola. Non lo stimo o critico per la sua arte, conosco di essa un solo frammento e anche quello a frammenti. Io lo stimo per la sua franchezza, il coraggio di schierarsi solo con se stesso, per il suo mettersi contro i poteri forti con la stessa rabbia che si usa a cacciare un animale che ti minaccia la vita.



Quando mi passa accanto lo saluto molto cordialmente e lui ricambia il saluto con altrettanta cordialità. Poi la titolare si libera, io e lei ci avviciniamo allo scaffale refrigerato per controllare i prodotti esauriti o che scarseggiano, lui si fa affettare qualcosa dal garzone, gironzola, curiosa. Poi passa presso di noi e attacca bottone con la signora. Parlano in dialetto bresciano, io dico qualcosa giusto per entrare nel loro discorso, come è suo solito esprime concetti che provocano il quieto vivere, figurarsi una signora sulla sessantina, in un piccolo centro urbano poi, la vedevo un po' in difficoltà, e mi procurava piacere. Presto lui saluta e si congeda. Si dirige alla cassa in fondo alla corsia. Nella mia testa l'obiettivo di chiudere velocemente con le pratiche di lavoro e affrettarmi all'uscita con la speranza di trovarlo ancora. Lo trovo, aveva appena riposto il portafogli e chiacchierava salutando la cassiera: lo conoscono tutti qui, è il suo paese. Incrocio il suo sguardo e con naturalezza, rimasi stupito di me, gli chiedo: “AL, ci beviamo un caffè al bar qui fuori?” Lui, con naturalezza, rispose: “Certo, volentieri.” Mi ritrovo al tavolo di un bar con lo scrittore che fino a 15 minuti prima avevo visto solo in foto o in Tv. Mi sento emozionato ma la voglia di parlare con lui stravince su ogni altra emozione.


AL – prendo un caffè e un bicchiere di acqua gassata fresca, grazie.


Biosbios (alla cameriera) – un cappuccino, un caffè, due bicchieri di acqua gassata fresca.


AL – Di che classe sei?


Biosbios – 1967 (sorriso)


AL – Hai le due palette leggermente distanziate. Gli antichi greci lo ritenevano indice di nobiltà d'animo e virilità.


Biosbios – bene, avrò un argomento a favore da utilizzare in caso di necessità.


AL – si, avrai un argomento da utilizzare.


AL – vivi con la mamma?


Biosbios – non ho più i genitori. Vivo da solo, spesso sono solo, la solitudine, ormai, non mi fa soffrire più.

(Squilla il mio cellulare, attivo il silenziatore)


AL – ah sì, anche io amo la solitudine. Non mi importa più nulla di nessuno. Sessualmente poi, non cerco più uomini, donne.


Biosbios – ho vissuto per troppo tempo solo, negli anni più delicati per un giovane. Facevo per lavoro le stagioni in Sardegna con la mia famiglia. Passavo sei mesi ogni anno sul quell'isola meravigliosa. Ma fuori stagione non c'era nessuno. Non avevo amici, amiche, stavo solo, sempre, anche quando ero con i miei genitori o i fratelli, si pensava solo al lavoro.


AL – la solitudine, sì, la solitudine.


Biosbios - ora ho in me una forza che mi aiuta a vivere: non ho paura se devo lasciare una persona, sento di poter vivere anche senza di lei, per quanto possa essere profondo il legame, è come tornare a una condizione che si conosce e non spaventa. Questo mi dà sicurezza. E mi rende triste. Spero che la persona giusta io non l'abbia trovata ancora.


AL – ah questo è importante, ti risparmia tante sofferenze...ho scritto cinque pagine su questo argomento due giorni fa.


Biosbios – stai scrivendo?


AL – sono riflessioni mie, cosa scrivo a fare? Perchè devo dare il mio pensiero e avere a che fare con gente corrotta, gente che evade le tasse sistematicamente, gente che pensa solo ai soldi, anche illeciti.


AL – in Sardegna ci vengo ogni tanto. L'anno scorso un signore mi ha invitato a cena in un bel ristorante. Si vede che ignora le minime regole del Galateo, mi ha riservato un posto al suo tavolo completamente privo di visuale, tenevo le spalle alla sala, avevo davanti a me una vecchia signora e noiosa da morire. Poi una donna conosciuta a tavola mi ha preso, finita la cena, e mi ha portato in un locale che inaugurava la nuova stagione estiva. Era stracolmo all'inverosimile, io ero depresso, senza possibilità di movimento, cosa ci trovano in tutto questo.


Biosbios – non fai molta vita mondana.


AL– assolutamente, vado a letto presto, non mi frega niente.


Biosbios – tu sei un provocatore, ma lo fai per.....


AL – si sempre, io provoco sempre, lo faccio per dare una scossa ai pensieri dormienti, lo faccio per causare reazioni. Vedi, la signora di prima che gli ho fatto quel discorso sull'inutilità di avere figli, lei ora starà facendo sette telefonate per raccontare cosa ho detto. Chissà come andrà giù pesante.


AL – sei fidanzato?


Biosbios – non più, lei mi manda ancora messaggi, quasi quotidianamente.


AL – quanti hanni ha lei?


Biosbios – tre più di me.

(Squilla il mio cellulare, attivo il silenziatore)


AL – ah, bè...


Biosbios – è del Toro, gelosa, possessiva, mi aveva isolato dai parenti, dagli amici, dalle amiche, io amo invece la pace con tutti, sono gentile con tutti, è più forte di me e ho bisogno anche delle altre persone.


AL – mmmm...lei non aveva capito che ti stava perdendo. E a letto com'era?


Biosbios – ho conosciuto di meglio. Lei aveva una sessualità, come dire, poco sviluppata. Era passionale, disposta a tutto con me, ma io non avevo voglia di sviluppare la sua sessualità, probabilmente non l'amavo, era solo un forte legame di amicizia. Su molti aspetti eravamo molto affiatati. Mi mancava molto l'affinità culturale, assente.


AL – che lavoro fai?


Biosbios – vendo alimentari.


AL – all'ingrosso?


Biosbios – si, per i dettaglianti e la ristorazione, qualche supermercato.


Biosbios – AL, tu fumi?


AL – si ma sto cercando di calare, le ho volutamente lasciate a casa e sono uscito per la spesa.


Biosbios – allora vado a prendere le mie in auto che è in questo parcheggio, ci fumiamo una sigaretta e poi ti lascio libero, che dici, mi sembri tranquillo, non hai premura.


AL – certo, va benissimo.


(Squilla il mio cellulare)


Biosbios – AL, mi permetti che rispondo? E' un mio cliente che chiama, se insiste gatta ci cova.


AL – Sì, sì, rispondi, rispondi.


Biosbios – pronto? Ciao Franco, dimmi tutto. Si, il latte te lo consegnano stamattina, me l'hanno assicurato in ufficio. Si. Vedrai che per le 11.30 arriva. Va bene, a presto, ciao.


AL – aspetta una fornitura di latte?


Biosbios – è un cliente gelataio, deve pastorizzare le basi per il gelato stamattina ma senza latte è in braghe di tela. Gli mando un latte molto buono, di montagna, senza la farcitura di ormoni che si usa trovare nel latte di pianura.


AL – Mmmm... che buona la sigaretta dopo il caffè, non ci rinuncerei mai.


Dopo qualche minuto decidiamo che è il momento di separarci. Ci diamo la mano, ci guardiamo negli occhi e sorridiamo:


AL – mi ha fatto molto piacere conversare con te.


Biosbios – anche per me è stato molto piacevole.


Lui si incammina tra i tavolini, saluta una signora molto grossa dentro un abito semplice azzurro, io recupero sigarette, cellulare, chiavi dell'automobile, lo guardo che si allontana, sono pieno di emozioni intrecciate che si muovono con dolcezza. Loro due si parlano, in dialetto bresciano, io non sto seguendo quello che si dicono, l'ultima a parlare è la signora che dice: “Bisogna higa sota i cojoni per ciapala nel cul.”

 
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