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Il calcio si arrende agli ultrà


In pratica la soluzione del problema è che siccome una soluzione non c'è non resta che eliminare il problema alla radice. O, meglio, alzare il tappeto, infilare sotto la polvere e sedersi comodamente in poltrona. Magari davanti alla tv. Genoa-Milan domenica si giocherà senza tifosi rossoneri allo stadio, almeno quelli organizzati. Gli altri possono acquistare il tagliando per conto proprio e sistemarsi qua e là sulla gradinate di Marassi tra i tifosi genoani.La decisione del prefetto di Genova Giuseppe Romano, come sempre, scontenta tutti. Tifosi, istituzioni, giocatori, osservatori e opinionisti. Così la si dà vinta agli ultrà, dicono in coro. Del resto, replica - a malincuore - chi ha deciso, le minacce di vendetta comparse sui muri di Genova e in Rete erano da allarme rosso. Vincenzo Spagnolo, "Spagna" per gli amici,il tifoso rossoblù morto 12 anni fa per mano di un milanista, va vendicato. Questo dicono e scrivono gli ultrà. Gli stessi a cui si è rivolto Cosimo Spagnolo, il padre di Vincenzo, dicendo che non è spargendo altro sangue che deve essere ricordato suo figlio. Niente da fare. Altri insulti, altre minacce, altri "vi aspettiamo".Genoa-Milan passerà alla storia del calcio come la prima partita "a rischio vendetta", così l'hanno catalogata in Prefettura. Non vogliamo pensare a quali scenari inquietanti apra questa decisione. I calendari di A e B pullulano di incontri ravvicinati tra tifoserie che si proclamano odio reciproco da una vita (interisti e juventini, romanisti e napoletani, livornesi e laziali). Come la mettiamo con questo precedente? Vietiamo a turno la vendita di biglietti alla tifoseria ospite dopo aver disseminato tornelli in tutta Italia? Ai prefetti la scelta. Cominciamo bene.