black.whale

ombre


 Il porticciolo dopo il tramonto venne inghiottito dall'oscurità che avanzando dal fianco della montagna, metro dopo metro, ricoprì ogni cosa come una micidiale colata di fango.Qualcuno accese delle candele ed il molo divenne proprietà delle ombre.Mi mossi dal mio posto d'osservazione, entrai nel porto e mi sembrò di varcare la soglia di una chiesa.Mi avvicinai nuotando piano.Un uomo completamente calvo, muscoloso, vestito di nero, uscì da uno dei magazzini e cominciò a girare in mezzo a quelli che a prima vista mi parvero mucchi di stracci sparsi per il molo.Mi avvicinai ancora. Silenziosamente.Lo vidi alzare lo scarpone rinforzato, colpire una di quelle masse indistinte posate per terra e questa si mosse, si fece se possibile ancora più piccola e si trascinò nell'angolo più buio. Solo allora compresi che quelli erano tutti esseri umani. Straccioni. Come macchie d'olio anche gli altri cominciarono ad indietreggiare, a far spazio all'aguzzino.Ormai ero a pochi metri.Potevo vedere il coltello nella sua mano. Il maligno luccichio del metallo. Guardai le sagome degli scarti dell'umanità che si trascinavano tra sporcizia e degrado. Non c'è onore in tutto questo, pensai, né fierezza.Un vecchio tardò a scansarsi ed il braccio dell'uomo in nero scattò. La lama, come un serpente affamato, colpì al braccio il barbone che soffocò un grido, rotolò di fianco sopra alcune candele che sprigionarono una nuvola di scintille prima di spegnersi. Il suo cane cercò di difenderlo, si frammise tra i due, ma l'uomo fu più rapido. Piegò le ginocchia ed abbassò l'arma fin quasi all'altezza del terreno, attese il balzo del cane e roteò verso l'alto il polso. La lama squarciò lo stomaco dell'animale senza incontrare resistenza.Il cane stramazzò a terra, lo sguardo muto rivolto al suo padrone, come a volergli chiede perdono per il suo fallimento.L'uomo armato rise mentre puliva il coltello nella coperta del cane.Le candele superstiti spandevano una luce lenta, non come la mia ombra... che si mosse veloce.Inarcai la schiena e diedi un colpo di coda deciso. Balzai fuori dall'acqua e con tutte le mie 60 tonnellate di rabbia lo colpii.Non so se mi sentì, se ebbe il tempo di capire le mie parole mentre lo trascinavo in acqua con me.- Io, non tu - gli dissi - io sono la tenebra.   Hildur Guðnadóttir - Opaque