Impressioni australi

Lavoratori... prrr!


La pernacchia di Sordi ne I Vitelloni. Sì, non è che c'entri molto con questo post il titolo, ma non ho altri nomi di acque minerali sotto mano al momento. Domenica mattina, sto ascoltando musica classica da ABC Classic FM, cielo nuvoloso, ho appena terminato di stirare rendendomi conto che le camice devo continuare a portarle al lavasecco (c'è una simpatica signora cinese che mi chiede sempre per quando le voglio pronte e io rispondo che fa lo stesso) perché il mio uso del ferro da stiro è al livello di un seienne, e questa settimana finalmente ho iniziato a lavorare.Magazzino di un distributore australiano di chiavi. Paradossalmente mi ritrovo in mano le stesse chiavi italiane che circa un anno fa spedivo dall'Italia col sedere sulla sedia, con la differenza ora che mi aggiro nel magazzino per prelevare chiavi, lucchetti e altre scatole (la mia curiosità non è così pressante da spingermi a verificarne il contenuto). E' incredibile quante persone siano coinvolte nelle stessa catena: il negoziante di chiavi australiano chiede le chiavi al distributore che manda l'ordine al produttore (italiano in questo caso) che inserisce l'ordine che produce le chiavi che vengono inscatolate che vengono spedite che vengono imballate che passano attraverso un vettore che le spedisce per mare o per via aerea che arrivano qui che vengono sdogante che vengono riposte negli scaffali che vengono prelevate che vengono spedite al negoziante che le ha richieste: e praticamente le mie ex colleghe dall'Italia sono ancora mie colleghe a distanza oceanica. Il risultato di una settimana ad alzarsi presto, prelevare chiavi, conoscere nuovi colleghi, imparare il nuovo lavoro, cercare di capire quello che le persone mi dicono (alcuni hanno un accento molto stretto), ridere alle loro battute senza apparire un totale demente, e quant'altro, è stato un mal di testa apocalittico che sabato (ieri) mi ha inchiodato al letto con visioni fantozziane finché ho estratto dal fondo valigia sotto l'armadio una medicina che volevo evitare di prendere procurandomi un sonno chimico ma ristoratore fino a poche ore fa.Devo dire che la percezione del lavoro qui è nettamente diversa. Posso dire di aver fatto molti lavori in Italia, essermi scontrato con diverse realtà - mi manca solo la qualifica di orso ballerino in un circo, credo -, e le differenze che mi sono apparse sono parecchie. Poi decidete voi se è meglio o peggio, io elenco solo la mia esperienza in questa realtà, poi non so se in altre aziende sia diverso: la paga qui è settimanale, il che significa che sei pagato immediatamente; appena arrivato mi hanno dato scarponi da lavoro e maglie obbligatorie per legge lavorando in un magazzino (in Italia ho aspettato mesi per una password e nome utente); nelle otto ore che passi al lavoro sono comprese tre pause (mattina, pranzo e pomeriggio), il che rende le ore effettive di lavoro circa sette; nessuno ti punta fucili contro o ti grida cosa fare o ti controlla costantemente; se finisci alle cinque significa che alle cinque e un minuto sei fuori dalla porta; alcuni giorni ti fanno andare a casa prima; nell'area break c'è un televisore (che trasmette sempre cricket, ma va beh), giornali, computer, frigorifero, forno, dolcetti e macchina per il caffé espresso (non paghi, e non bevi una brodaglia dalla macchinetta, ma un espresso decente); vieni presentato a tutti anche se sei l'ultima ruota del carro, manager compresi (in Italia ho lavorato per un anno in un posto senza aver mai visto in faccia alcuni manager); hai sei mesi di prova, durante i quali te ne puoi andare quando vuoi senza preavviso (come apprendista in Italia in un posto mi hanno chiesto un mese di preavviso neanche fossi il direttore); se stai male per un giorno telefoni e rimani a casa senza certificato medico; se timbri il cartellino cinque minuti dopo non perdi mezz'ora di lavoro, non cambia niente. Per il resto si lavora, questo sì, non posso dire si bivacchi. Non posso onestamente neanche dire sia il lavoro dei miei sogni, ma mi ritengo fortunato ad aver trovato questo viste le premesse da sei settimane a questa parte. Quindi direi che cerco di resistere in attesa di qualcosa di meglio - emicranie permettendo. A proposito del caffé, l'altro giorno ho selezionato un cappuccino. La macchina ha cominciato a tremare e scuotersi, è uscita una nube di vapore enorme e io ho fatto finta di niente, come dire, sono italiano, so bene come funzionano queste macchine, è perfettamente normale. Due colleghi lì vicino hanno osservato allarmati la scena, e così mi sono schiarito la voce chiedendo: "E' normale?", avvolto dal vapore, "No, per niente", è stata la risposta. Poi mi hanno spiegato che quello era l'unico bottone che non dovevo premere. Da allora seleziono sempre l'espresso, che esce senza troppo clamore. Se voglio il latte, mi hanno detto, basta prenderlo dal frigorifero.Se vi servono chiavi, leggete Duemiladuecentodiciotto, Giraldi editore, il romanzo del mio mastro ferraio Davide De Lucca.