Impressioni australi

Dannazione, chiamate rinforzi


Titolo: No. "E' giusto? No. / E' questo? No. / Sto sbagliando? No. / Va bene? No. / Ho ragione? No. / Sei tu? No. / E' che non è questo? No. / Sono un cane? No. / E' la fine? Finalmente. Sì. / Fine."Quanto ho appena riportato è la (delirante o geniale?) composizione (non credo avesse intenzione dichiaratamente di comporre una poesia) del bambino di otto anni della famiglia che mi ospita (in cambio dell'affitto mensile). L'ho tradotta cercando di ricordarla per intero. Il foglio autografo è appeso in salotto con una cornice gialla. Onestamente mi ha colpito più di altre cose lette di recente e se guardate bene ha più senso di un testo di Tiziano Ferro. L'impostazione è (anche qui, non ritengo ne sia al corrente) dadaista, credo che Tzara non avrebbe esitato a trascinarlo nel gruppo, soprattutto per il verso "Sono un cane?". Dadaista o surrealista, come preferite (i movimenti sono distinti e separati, lo so), ma c'è comunque questa libera (psicanalitica) associazioni di immagini che ha fatto riflettere la madre: gli sto forse mettendo troppa pressione? Io mi preoccuperei, soprattutto quando lo vedo saltare senza motivo, o trascinarsi lungo il muro con aria vacua. In ogni caso potrebbe essere perfetto per uno spot di telefonia: "è giusto? no, è questo? no: dì no al canone telecom", ecc.La settimana è stata contraddistinta da un paio di situazioni. Oltre al trasferimento dell'indiano, lunedì sera il mio supervisore in magazzino è stato licenziato in tronco. Convocato in direzione alle cinque e dimesso con effetto immediato. La cosa mi ha decisamente stupito. Le ragioni sarebbero il fatto che il mio supervisore (meno di quarant'anni, bravissima persona, di Birmingham) non avrebbe rispettato alcune procedure aziendali. Mi sembra obiettivamente strano, anche perché prima di licenziare un supervisore, di solito, lo si retrocede, o gli si dà un preavviso, mentre qui, il giorno dopo, ci è stato annunciato il suo licenziamento. Onestamente mi dispiace molto. Non presentivo nulla di simile. Era un bravo ragazzo. Era quello che mi aveva introdotto all'inizio, era il mio diretto punto di riferimento per ogni tipo di richiesta o problema, ed è sempre stato cristallino, affidabile, preciso, corretto ed estremamente flessibile - ragioni per cui il suo allontamento mi risulta ancora più incomprensibile. La cosa un po' mi preoccupa.Mercoledì ero abbastanza stanco e credo che i ritmi che mi sto masochisticamente imponendo comincino a farsi sentire. Ad un certo punto, la mattina, ho creduto di svenire e chiesto (e ottenuto) di tornare a casa in anticipo. Pallore e debolezza. Ho mangiato un po' di carne, riposato e mi sono (per ora) rimesso. Il mercoledì sono sempre particolarmente stanco. Questa era la seconda situazione.Il mio coinquilino slovacco rischia a sua volta il licenziamento dall'ospizio per anziani dove lavora. La dinamica che ha condotto a questo è alquanto divertente. Il ragazzo slovacco è di turno domenica sera, e si trova in pausa anche se non dovrebbe, lasciando la reception incustodita. Due signore anzine di novantadue e novantaquattro anni pensano bene di approfittarne per uscire dall'ospizio coi loro girelli, e si avventurano nel sobborgo locale in vestaglia. Le due, grandi amiche tra loro, cominciano però a litigare al primo bivio: una vuole andare a sinistra, l'altra a destra. Così si dividono. Giustamente. Il ragazzo slovacco nota poco dopo la loro assenza, ma sottovaluta il fatto con la sua aria decisamente rilassata, credendole nascoste in giardino o in qualche altra stanza dell'istituto. Si versa due gocce di liquore. Salteranno fuori, si dice. Tre ore più tardi, alle dieci di sera circa, dopo altri vani (approssimativi) tentativi di rintracciare le novantenni, si rende conto della gravità della situazione e chiama la polizia. Ora, la polizia di Melbourne non è formata esattamente da delle linci. La prima coppia di ufficiali giunge sul posto e si limita a cercare negli stessi posti già setacciati dal ragazzo slovacco. Insomma, apre i cassetti della credenza e dice qui non ci sono. Al che chiamano rinforzi, e interviene la squadra cinofila. I cani vengono sguinzagliati nelle strade del sobborgo, ma le due anziane non saltano fuori. La polizia cala l'asso e convoca niente meno che gli elicotteri, che perlustrano tutta la zona. Trenta persone grande e grosse, cani ed elicottri mobilitati per cercare due novantenni col girello in piena notte. Mi dà da pensare che a Melbourne succeda ben poco perché si possano permettere tanto spreco di risorse. Il ragazzo slovacco, stanco e stufo, compila frettolosamente il referto. Solo il giorno dopo scoprirà che quel foglio autografo finirà sulla scrivania del responsabile della salute pubblica dello stato del Victoria. La polizia trova una signora alle quattro del mattino nei pressi dell'autostrada. O meglio, non è che la trovi la polizia, ma la donna, infreddolita nella sua camicia da notte, suona il campanello di una casa e viene gentilmente accolta all'interno da una famiglia che quindi chiama la polizia. L'altra signora si rivela più tosta e viene rinvenuta alle dieci del mattino successivo - dodici ore dopo, due chilometri e mezzo di distanza percorsi trotterellando sul girello - con la stessa dinamica: stanca della gita notturna, suona un campanello per farsi riportare a casa. Il ragazzo slovacco, il giorno dopo, non controlla nemmeno lo stato delle due ricoverate, ma si limita a scherzare con loro chiedendo se vogliano fare una passeggiata. Le due non ricordano perfettamente nulla.Ieri sera ho mangiato carne alla griglia in un ristorante brasiliano con una coppia di amici. Il posto si trova nel Waterfront, sorta di porto elegante "de noantri" circondato da palazzi post-moderni, ristoranti chic, e tre yacht ancorati. Costa un patrimonio, ma mangi bene e finché sei sazio. Hai un cartellino a due lati, verde (ancora, grazie) e rosso (basta così), col quale regolare i camerieri che ti si avvicinano brandendo un'inquietante spada di carne alla griglia infilzata. La cameriera ti invita a prendere seriamente l'uso del cartellino. Ottima esperienza culinaria, mi ci voleva una serata fuori in buona compagnia.