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Poltergeist

Post n°35 pubblicato il 18 Giugno 2009 da garfield007

Non so se ci sia ancora qualcuno che legge di queste mie allegre, chiassose e spassose scorribande in terra australe, ma per quei pochi ho paura di dover riportare pochi stralci di novità. Il blog è basato su due cose: non si sfugge a se stessi (la morale della favola), non ci sono novità (il plot, l'intreccio narrativo). Insomma, non si fa nulla e si scopre l'acqua calda.

Ho trovato un gancio (sic) dentro una tasca della felpa. Non so come ci sia finito. (E questo dà il titolo al post. La mia creatività è esplosiva, vero?). Un gancio di acciaio. Non ho mai visto quel gancio prima di trovarlo in tasca. Un gancio di dimensioni medio/piccole.

Gira il virus dell'influenza suina qui nel Victoria. Molti cinesi e giapponesi portano le mascherine. Buffe ubbie asiatiche.

E' arrivata una nuova coinquilina al posto dell'indiano: una coreana. Con i baffi. Un po' di baffi. Minuta. Senza mascherina. Suona il pianoforte. Fa la doccia la sera quando io devo lavarmi i denti. Ma finora è sempre stata veloce. Il che risponde alla domanda che mi ero posto una delle prime sere in cui occupava il bagno: quanto ci impiegherà una coreana a fare la doccia? Una coreana di corporatura medio/piccola. La risposta è: un tempo medio/piccolo. (Anche il mio umorismo è esplosivo, vero?).

Al lavoro vivo una vita parallela: invento una storia semi-plausibile di un me stesso che si trova altrove a fare altro, interagisce con persone che conosco o non conosco, mangia, dorme, ecc. E' un altro me stesso di successo e felice. Riesco a passare ore nell'altro universo. Si sta meglio. Si paga anche meno di luce e gas. Se qualcuno ritiene sia un primo sintomo di schizofrenia mi faccia sapere. Oppure avvisi il me stesso dell'universo parallelo. Uno o l'altro.

Ho bisogno di dormire.

Un esponente della mafia italo-australiana è stato freddato nel "suo bar preferito". Bar italo-australiano. La vicenda e i nomi dei personaggi sembrano usciti dal solito Scorsese. Vanto e gloria della nostra prestigiosa nazione.

Sono stato a cena da Pellegrini. Il posto, stretto e lungo, ricorda un bar malfamato di periferia degli anni settanta. Ma è in pieno centro. Memorabilia alle pareti e camerieri antipatici. Si mangia su un trespolo al bancone su piatti non proprio brillanti. Ottimo cibo: sembra la pasta fatta da tua nonna a pranzo e riscaldata in pentola la sera. Si sentiva il tocco di una rubiconda signora con la permamente. Torta fatta in casa. Granita. Caffé macchiato. Mi hanno fatto lo sconto quando ho detto di essere italiano. Poi ho visto tutte e quattro le ore di "C'era una volta in America" su grande schermo. Lo proiettavano in un cinema del centro. Esperienza unica e indescrivibile. C'erano quattro cani in sala. Rischiavo di perdere l'ultimo treno. Ma non potevo abbandonare Noodles. Dovevo (ri)vedere quel sorriso finale.

Sono uscito con una ragazza cinese conosciuta in chat. La prima volta siamo andati a prendere un caffé. Mi spiega che questo è il terzo appuntamento che prende con qualcuno conosciuto in chat: con un tizio è andata allo Starbucks, ma c'era troppo rumore, anche se il tizio si è rivelato un "buon ascoltatore"; il secondo tizio non si è presentato. Alla luce di questo, mi rivelo gentile. Sono onorato. Si stupisce che io, pur essendo italiano, non gesticoli e non parli ad alta voce. Voglio replicare che io sono stupito che lei non abbia portato una lanterna rossa e un involtino primavera. Mi dice che uno dei criteri con cui sceglie i contatti in chat è il segno zodiacale. Io voglio andarmene a casa. Mi chiede se voglio uscire a cena. Magari un'altra volta. Magari venerdì. Venerdì sera usciamo a cena infatti. Prima di andarci mi trovo con alcuni insegnanti e membri dello staff della scuola in un pub per un'uscita collettiva. Ho la fortuna di parlare con una ragazza che mi piace. Ma no, sono troppo idiota. Ho appuntamento con la cinese. Devo andare. Mi porta al "piccolo agnello" a mangiare l'hot pot: un pentolone di acqua bollente in mezzo al tavolo dove intingere il cibo finché cotto. Puzza di aglio e spezie. Il locale è lercio e fatiscente, i camerieri scortesi in livrea blu, condensa alle finestre, io sono l'unico di razza caucasica, e devo chiedere una forchetta. Mi trovo ad intingere orecchie di maiale e interiora di mucca dentro il pentolone di acqua bollente annuendo a qualunque cosa stia dicendo la tizia, e chiedendomi come cavolo ho fatto a mollare la conversazione con la tipa carina per finire in quel posto. Perché avevo preso appuntamento per la stessa sera? Perché sono "gentile", onesto e corretto? No, mi spiace, non posso restare a parlare con te: devo andare a mangiare orecchie di maiale in un pentolone di acqua bollente. Mi spiace. Pagando il conto, la tipa fa un qualche barbatrucco e ci guadagna. Al ritorno il treno è pieno di maledetti idioti che sono stati a vedere la partita di footy. Al lavoro i miei colleghi non parlano d'altro: football australiano, e qualunque altro sport. Ho visto la moto gp? No. Vado a vedere la partita di calcio Australia-Giappone? No. Vado alla partita di rugby Italia-Australia? C'è una partita di rugby Italia-Australia? Il treno, poi, rimane fermo mezz'ora. Arrivo a casa tardi per la torta di compleanno del mio coinquilino slovacco. Tutto nella stessa sera.

Hitomi, la mia amica buddhista, dice che sta pregando per me. Mi sa che non basta. Devo farmi anche qualche amico induista. Serve altro sostegno. Bamboline voodoo. Sacrifici di vergini. Assieme ai ceri che certamente mia nonna sta accendendo dovrebbe bastare prima o poi. Busso alle porte di tutte le divinità. Ad azzeccare quella giusta. Metti che prima o poi qualcuno ascolta.

 
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