insufficienza

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Lei, come la luna,  guardava il mare  e si specchiava nell’infinito volgersi dell’onda, si  inabissava nel mistero dei suoi occhi (azzurri, verdi, grigi?)  a volta a volta tenero, o spietato, o sognante,  e spandeva il suo sguardo come raggi di luna cercando di penetrare gli abissi della sua anima. Con voluttà s’immergeva dentro la sua figura, l’afferrava con gli occhi, con le braccia, e il suo cuore si liberava del rumore di sé per ascoltare quel lamento indomabile e selvaggio. Nessuno in fondo agli abissi di del mare, e di lui, è disceso mai, nessuno conosce gli intimi suoi tesori, intrappolati nel fondo della paura di essere ferito e defraudato. Ma non importa, ormai. Il mare, lui, è con lei, la trascina. E lei, luna, sorride, possibile; prende forma di baci, di braccia, verso le onde, e andrà con lui ad amarlo, a vivere tremando di futuro, a sentirlo veloce, secondi, secoli, eternità, niente. E l’amerà tanto, che quando verrà qualcuno – e non lo si vedrà, non si potranno udire i suoi passi – a richiederla (è il suo padrone, era sua), quando la condurranno, docile, al suo destino, lei si volterà indietro a guardarlo. E lui vedrà che ora è sua, finalmente. chissà se le mie parole hanno avuto un significato in quel tempo e in quello spazio. per te.stronzate. pure le mie. per te.