insufficienza

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C'è stato un tempo in cui lei mi cercò. Voleva sapere, voleva essere sicura, non le sembrava vero che avessimo avuto lo stesso uomo nel medesimo tempo. Voleva starmi vicina. Diceva che pensava a me. Ero soggiogata da lei dalla sua personalità il suo carisma il suo equilibrio dal suo parlarmi di lui. Lei così comprensiva senza essere dolce, vicina senza essere ossessiva. Preoccupata per la mia salute e per il mio crollo emotivo. Ero piccina di fronte a lei. Come Un palloncino bucato che schizzava in ogni direzione sbattevo sulle pareti di quella delusione così  graffiante e cadevo cadevo cadevo sotto il peso della mia insufficienza. C'è stato un tempo in cui non ho odiato lei, come potevo?   L'ammiravo. Mi piaceva.  Avevamo tanto in comune. Mai potevo immaginare quanto..... Lei era la persona che sentivo più vicina. Lei, l'altra. Lo stesso amante. Lo stesso amore. Gli stessi gesti. Solo lei poteva capire il mio doloroso stupore. E io il suo. Quanto mi mancasse. E quanto mancasse a lei. Non odiavo lei.  Odiavo me. Non potevo meritare punizione più giusta del doppio tradimento. Marcire nei sensi di colpa per il tradimento consumato e contorcermi nel dolore di quello subito. insieme. si può immaginare una punizione migliore?  C'è stato un tempo in cui lei mi ha partecipato  il loro amore. Me lo ha fatto leggere. Quello di lui per lei. Ogni parola. Ogni gesto. Ogni desiderio. Ed è stato devastante. Riconoscere  le cose dell'amore.  Riconoscerle in lui con un'altra. C'è stato un tempo in cui mi sono nutrita di disprezzo. Mi sembrava di rallentare soffiando disprezzo e strali. E lei chioccia mi ha accolta nella cova e con la divertita condiscendenza di una balia affettuosa accoglieva e incrementava i bocconi amari di disprezzo ("il disprezzo aiuta a dimenticare").C'è stato un un tempo in cui ho capito che i miei bocconi e fiati e lacrime venivano scandagliati rivoltati  scambiati e usati. Il mio dolore  strumentalizzato. Da lei.....C'è stato un tempo in cui lei esibiva gli spilli che mi ficcava nella carne. Spudoratamente. Certa che mi ci sarei fiondata contro da sola. E così era. Una falena che non può impedirsi di tuffarsi nel fuoco. Si mostrava sapendo che mi faceva male. E io la spiavo, pur sapendo che, ancora, mi avrebbe mostrato il confronto. E io perdevo sempre. Perde sempre, chi cade nella trappola del confronto. La spiavo, pur sapendo che mi aspettava. Pu sapendo cosa avrei trovato. Parole che mi mordevano, quelle di lui, che erano state per lei. Le stesse, che erano state per me. E vi riconoscevo il gusto sottile di ferire. Lei colpiva me con  me.C'è un tempo che quel tempo è finito. lei è solo una donna.come tante.come me.in estrema sintesi,  che se ne vada affanculo.foto di Monica Antonelli