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IL MIO VIAGGIO TRA I "DIVERSI"


Sarà che si finisce sempre da dove si è partiti, oppure soltanto perché in questi giorni ho avuto modo di riparlane (soprattutto in chat e sul forum) ma oggi ho deciso di scrivere alcune riflessioni tutte mia su un tema che ha caratterizzato la mia vita e il mio lavoro degli ultimi 3 anni: LA DIVERSITA’!!!! Forse nessuno ancora sa cosa io ho imparato in questi tre anni e cosa penso davvero…La diversità fa paura. Sconvolge chi la subisce e mette terrore a chi deve entrarci in relazione: del resto, chi non ha paura delle cose nuove? Come chi è abituato a vedere sempre bianco o nero, ovvio che quando scopre il grigio resta esterrefatto…Inoltre, in una società come la nostra dove il conformismo e la similarità ai modelli prevalgono su altre necessità, come potrebbe lasciarci indifferente la notizia che quel qualcuno non è uguale agli altri!!!!!! Se devo essere onesta pure io quando mi sono trovata di fronte persone totalmente diverse da me per posizione degli arti o cose simili, solo per educazione, ho trattenuto il famoso bercio “iiiiiiiiiii che schifo!!!!”La diversità non è necessariamente una malattia. Ormai anche i più accreditati manuali diagnostici sostengono che una determinata condizione diventa patologica solo quando crea disagio fisico e/ psichico all’individuo. Certo, esistono alcune diversità che per il loro stesso configurarsi implicano uno stato di malattia.. ma questa non è la norma. Tanto per fare un esempio basta pensare agli omosessuali. Tutti noi, oltre a giudicarli diversi, almeno una volta nella vita, abbiamo pensato che fossero anche malati (fino al 1973 pure nel DSM l'omosessualità veniva inserita tra le deviazioni sessuali!!!); quando, invece, queste persone hanno sicuramente interessi sessuali diversi dai miei ma non per questo sono meno felici di me. Soprattutto se sono malati, non è certamente a causa dei loro gusti sessuali!!!!!La diversità è uno stato mentale. Diverso è chi per primo, ci si sente, o chi, da diverso si lascia trattare. Sembra quasi un obbligo: se non so normale devo essere diverso (da che cosa poi ancora nn l’ho capito!!!!), se non stai di qua devo poterti vedere di là… Eppure non siamo mica in un archivio dove tutto ha un etichetta e una collocazione…..Senza trascurare le speciali esigenze che in certi casi accompagnano uno stato di diversità, se imparassimo a vedere prima le persone e non i loro corpi o i loro gusti, forse ci sentiremmo tutti più uguali!!!!!!!Le rivoluzioni non esistono. Ho visto gente aggregarsi, lottare e pure combattere per poter modificare la mentalità alla base di ogni forma di discriminazione, ma sinceramente è servito a qualcosa??? Si, tanti miglioramenti si sono avuti. Forse però, troppe parole vengono spese invano, fiumi di discorsi lasciati scorrere quando varrebbe la pena, prima di tutto, riflettere su una questione: si fa lo stesso e si discute così tanto anche per chi ha i capelli biondi o castani?Nel primo testo che ho letto sull’argomento, Canevaro e Ianes scrivono: “Esiste una normalità? […]. Si potrebbe dire che proprio riconoscendo ed enfatizzando le differenze, tutte le differenze, si modifica l’immagine della norma. La normalità diventa pluralità di differenze, non unità fissa, definita attraverso standard […]” (A. Canevaro, D. Ianes “Diversabilità”, Erickson, Trento, 2003, p.5 e 6)MA…………..scritto da: zizzola1