Blog Magazine

Profumo - Storia di un assassino


Jean-Baptiste Grenouille, nato nella miseria più grande, possiede un dono: una capacità olfattiva unica che gli permette di riconoscere le differenze più minime...... tra gli aromi che lo circondano. Dopo una adolescenza passata nella totale indigenza e disumanità, per un caso fortuito riesce a diventare l'apprendista di un profumiere dal passato glorioso. Grazie all'abilità del giovane il negozio torna a fiorire, ma Jean-Baptiste inizia a sviluppare l'ossessione che lo accompagnerà sempre: ottenere l'essenza assoluta. Recatosi a Grasse, città del Sud della Francia famosa per la profumeria, per imparare la misteriosa tecnica dell'enfleurage e soddisfare così le proprie brame, il giovane scoprirà di essere in balia della sua ricerca del profumo perfetto... Cosa definisce l'esistenza di una persona? Cosa la rende viva agli occhi (o ai sensi) altrui? E cosa permette a noi stessi di percepirci come tali? Di questo racconta Suskind ma di questo, nel film di Tykwer, resta solo l'essenza. Non manca niente in realtà, e la trasposizione di uno dei romanzi più letti ed amati degli ultimi anni risulta soddisfacentemente fedele, pur mancando di alcune parti che - forse - potrebbero aiutare a identificare un fil rouge che attraversa tutto il libro e del quale nel film si perdono tranche non insignificanti.Un film di essenze, e di assenze, in cui la componente espressiva è fondamentale e per il quale la capacità mimica del giovane Ben Whishaw risulta il grimaldello per scardinare molte resistenze.Ambientazioni e costumi sono pregevoli, ma non escono dallo sfondo, con il risultato di far risaltare ancora di più il protagonista e il suo tentativo di fare tabula rasa su cui fondare una ricostruzione di sé, ma anche di perdere di profondità e di contestualizzazione (soprattutto per i personaggi che si interfacciano con il suddetto, caratterizandolo ai nostri occhi).Jean-Baptiste Grenouille attraversa un mondo di morte e di puzza senza farsene toccare, ma leggendolo e piegandolo ai propri voleri, distorti a tratti ma sempre propri, o interpretandone aspetti inconoscibili ai più. Novello Frankenstain crea sé stesso, autodeterminandosi nella sua stessa ricerca, fino alle estreme conseuenze. In questo Tykwer è encomiabile, e il film regge, pur con i distinguo accennati, cui aggiungeremmo una serie di eccessi (nei superpoteri dell'eroe o nella ricerca dell'effetto da parte del regista) che a molti piaceranno - ne siamo certi - ma che ci han fatto... storcere il naso. di: pepitadellapampa