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THE LOST CITY


film "The lost city"  Regia: Andy Garcia PRESENTATO AL FESTIVAL DI KARLOVY VARY - LUGLIO 2006- DOVE AL REGISTA E' STATO ATTRIBUITO IL GLOBO DI CRISTALLO ALLA CARRIERA.Interpreti: Andy Garcia, Inés Sastre, Dustin Hoffman, Bill Murray, Tomas Milian, Richard BradfordDurata: h 2.23Nazionalità: USA 2005Genere: drammatico
 Debutto alla regia dell’attore Andy Garcia, che qui si cimenta anche come compositore oltre che come protagonista, in un omaggio storico alla sua terra natia: CUBA1958, Havana, Cuba. Durante la dittatura di Batista, Fico Fellove (Andy Garcia), proprietario di un locale notturno, apprezzato e rinomato dal jet-set, appartiene a una famiglia ricca, unita, tradizionale, che si ritrova a tavola per il pranzo della domenica. All’improvviso, due dei suoi fratelli manifestano interessi per la rivoluzione castrista che sta prendendo piede sull’isola, gli equilibri si spezzano, e tra musica, balli, amore e morte, qualcosa inizia radicalmente a cambiare nella vita di Fico e nella sua storia. Scritto dal famoso autore cubano Cabrera Infante, l’atto d’amore di Andy Garcia nei confronti della sua “città perduta”, Cuba, ha il difetto di mettere sul piatto Storia e sentimento, abbandonandosi a una passionalità incontrollata che gli impedisce di dominare i numerosi elementi del film. The Lost City, è un affresco personale di un paese in cambiamento, in cui Garcia si pone come protagonista, osservatore. L’impegno a raccogliere un cast di alto livello (Dustin Hoffman, Bill Murray, Ines Sastre, Tomas Milian), la cura nella fotografia al limite di un artificioso patinato, la musica e i balli sempre presenti a sottolineare l’anima di Cuba, i personaggi della Storia, annunciati ma superficiali, sono la dimostrazione sincera di come questo lungometraggio fosse il vero sogno di Andy Garcia regista (tanto che ha prodotto, diretto, composto le musiche e interpretato il film), tuttavia l’aria che si respira, dall’esterno e dall’interno, è quella dell’ingovernabilità, dell’impossibilità di esprimere con chiarezza i confini fra bene e male, imprigionati nella confusione della sua memoria di bambino.  Sedici anni passati a rincorrere il sogno di girare questo film sulla sua Cuba, sulla sua storia personale, sulle sue radici.Garcia ha realizzato il  film della sua vita. Che non significa capolavoro o splendido film , significa cinema personale, doloroso, vissuto in prima persona. Che poi sia un film totalmente (o quasi) sbagliato, è un altro discorso.  Il suo film pullula di Cuba, di sigari, di balli locali, di politica e di disfunzioni della politica. Ma è anche pieno di uomini attaccati con tutte le unghie alla famiglia, di donne che si rifanno una vita credendo nella bontà della rivoluzione e di morti amazzati per ideali fallati. Tutto sincero, tutto giocato a fior di pelle, eppure tutto tragicamente sbilanciato. Senza equilibrio, sena misura, senza criterio. L'effetto è quello cartolina di troppi altri film analoghi, manca lo spessore politico nella messa in scena e un po' di cuore in più (forse). Garcia gira intorno ai personaggi, ci ubriaca con uno stile già troppo compiaciuto e innamorato di sé e gli sfugge di mano ritmo e senso del racconto. E poi mostrare in scena attori che imitano personaggi storici (Che Guevara, Fidel Castro, Batista) fa molto effetto 'Bagaglino'. Il chè, francamente, non mi esalta. Voto: 5scritto da: pepitadellapampa