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E venne persino Natale..... ( Racconto di Natale)


La notte cominciò nel tardo pomeriggio, in quel momento vago in cui la luce, rincasando, senza la presunzione di sentirsi sera, cedeva al suono continuato delle discese da saracinesca che le imponevano una precarietà nervosa da giorno di festa. “Il primo numero è fuori”, tuonava con distacco una voce lontana, nel dare inizio ad una tombolata che per cartelle aveva strisce di memorie, mentre per numeri una mistura indefinita di momenti e giorni che appartenevano al paniere un po’ plastificato del vissuto. Le mani si apprestavano a coprire quel tracciato con un profumo d’abitudine e scorze di mandarino, ma, dopo le prime uscite, a malapena nascondevano una certa irritazione per la fretta di quel banditore che riduceva impietoso i tempi e le cinquine. Con un piacere incerto, sentivo quella notte scorrere con la stessa meccanica mancanza di natura dell’acqua di ruscello da presepe. Notte senza canditi, tavola separata per bambini e zie che avevano diluito con pudore il crescere, oleosa dipendenza da pistacchi e punizioni da labbra irritate; l’estraneità col permesso di soggiorno di datteri e di noci americane, la sicurezza di metallo degli schiaccianoci ed un’intermittenza di ricordi e lampadine d’albero che si prendeva gioco di quella luminosità nuova e regale che si era imposta in camera da pranzo. Notte da sette e mezzo, cinquanta e carta pochi minuti prima del tu scendi dalle stelle, spiccioli da sacchetto accumulati da mescolanze matriarcali di economia ed affetto: niente di più irritante della prudenza al gioco di una mamma, grembiule da titano che, per il sonno, osava anticipare anche la mezzanotte, dopo aver degradato a passatempo gli slanci da tavolo verde di un ragazzino e delle sue puntate. Ed io perdevo ai punti con la dissonanza tra l’inverno e il meridione: quell’equilibrio di temperature derideva il cinema dei miei desideri d’intimità, famiglia e freddo: mi accontentavo rassegnato di un’elemosina di pioggia e nevicate da zucchero a velo di pandoro. La mezzanotte s’era fatta viva con un sorriso da pantofole in corteo ed una litania di candele che avevano promosso a Terra Santa tavolo e scaffali; una miscela involontaria d’ironia e di rito s’impossessava dei miei gesti e delle mie voglie profane di giocattoli ed uvetta.Era il momento in cui Qualcuno rinasceva e qualcun altro passeggiava tra soffitti, lettere scritte tanto tempo prima e focolari spenti. La notte di Natale, quella notte, si rivelò somma di notti solite con il regalo di un particolare: mi addormentai appagato per un terno di visioni, tenerezze e volti ed una tombola riassunto di presenze antiche… scritto da: siamostaticielo