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E L'ASSASSINO STA A GUARDARE


Italiano, con corporatura robusta e abitante proprio a Erba. Questo l'identikit dell'assassino che ha ammazzato tre donne, un bambino e ferito gravemente una quinta persona. «Il movente del delitto? Quando lo si potrà dire stupirà tutti».L'affermazione è dell'avvocato Pietro Bassi, legale di Azouz Marzouk, tunisino, marito di Raffaella Castagna, e padre del piccolo Youssuf, trucidati barbaramente assieme alla mamma di Raffaella, una vicina di casa e ferito Mario Frigerio, che si trova ancora ricoverato in ospedale. Un massacro che, secondo l'avvocato, avrebbe come movente una situazione legata all'abitazione di Raffaella, al suo modo di vivere. L'avvocato Bassi non entra nel merito di quanto è a conoscenza, perché legato al segreto istruttotio, ma garantisce che la causa della strage «è la più impensabile. Nemmeno una montagna di milioni di euro può giustificare un'azione così feroce».Per Azouz, che attende il nulla osta dalle autorità italiane per seppellire moglie e figlio in Tunisia, Raffaella conosceva il suo assassino: «E' venuto solo a casa nostra e non in altre. Voleva fare ciò che ha fatto». L'uomo sospettato avrebbe avuto liti frequenti con Raffaella.Rancori mai sedati. Nel mirino ci sarebbe dunque il mostro di Erba. Il suo nome sarà presto iscritto nel registro degli indagati, mancano ancora alcuni rilievi del Ris di Parma che dovrebbero incastrarlo con prove schiaccianti. L'uomo era stato ritenuto un insospettabile nei primi giorni dopo il massacro ma l'inchiesta avrebbe poi puntato i riflettori proprio su di lui.La necessità di indagarlo ufficialmente potrà permettere agli esperti del Ris di approfondire le analisi sui reperti recuperati fuori e dentro la casa dell'orrore. Atti irripetibili che porteranno alla distruzione dei reperti stessi e che per questo saranno considerati validi a tutti gli effetti nel proseguo dell'inchiesta e nell'eventuale processo. I Ris hanno in mano una piccola quantità di sangue trovata all'interno della casa di via Diaz. Poi vi è un'impronta digitale e quella di una scarpa trovata nella cortile, più un ciuffo di capelli. Da questi reperti sarà possibile estrarre il Dna e quindi individuare in modo definitivo l'assassino. QUESTO QUELLO CHE TUTTI AUSPICHIAMO ... ma LA SPERANZA non basta a un giudice per decidersi a mettere in galera un "fantasma" , e per giunta con un'accusa da ergastolo.... Servirà, appunto, molto di più, un «riscontro» probatorio - se non proprio genetico - a cui ancorare il puzzle degli indizi che finora è una perfetta cornice, ma con un grande buco in mezzo: quello che rappresenta la scena del delitto. AGGIORNAMENTO DELLE ORE 7.00 DEL 10 GENNAIO 2007Perplessità o certezze? Prove schiaccianti o soltanto indizi? Vediamo di riassumere ciò che è emerso fino a questo momento. PER L’ACCUSA L'ALIBI. I coniugi Romano hanno sempre sostenuto di aver trascorso in pizzeria la sera dell'11 dicembre. Dicono di aver raggiunto una pizzeria in centro a Como tra le 19 e le 19.30 cioè prima dell'ora della strage. Ma in realtà, secondo gli inquirenti, avrebbero raggiunto il locale, che dista una ventina di minuti da Erba, soltanto più tardi come si evincerebbe dallo scontrino di cassa.IL MOVENTE. Gli inquirenti non hanno dubbi: i Romano-Bazzi erano ossessionati dalla denuncia che Raffaella aveva fatto contro di loro e dal risarcimento di 5.000 euro che aveva chiesto in cambio del ritiro della querela per un litigio degenerato il 31 dicembre del 2005. D'altra parte le aggressioni verbali e le discussioni tra le due famiglie erano note al caseggiato e ai carabinieri. Olindo e la moglie avevano trasceso in più d'una occasione .L'11 dicembre la strage. dal giorno 12 dicembre Olindo Romano si è preso, senza preavviso, una settimana ferie dal lavoro. perché?LE PROVE. «Ho visto un uomo grande e grosso. Sembrava un diavolo, somigliava al mio vicino Olindo», ha detto il supertestimone Mario Frigerio, l’unico sopravvissuto alla strage, appena ha cominciato a riprendersi. A indicare la pista dei vicini di casa sono stati soprattutto rilievi dei carabinieri del Ris di Parma su alcuni reperti trovati nell'appartamento .Si tratta di alcuni capelli cui si aggiungono le analisi in corso su una macchia di sangue che potrebbe appartenere a Rosa Bazzi.PER LA DIFESA L'ARMA DEL DELITTO. Il misterioso oggetto contundente a forma di V con cui l'assassino o gli assassini avrebbe compiuto la strage non è ancora stato trovato.LE PROVE. C’è un CASTELLO DI INDIZI, ma non ci sono prove . L'esame del Dna sull'alone di una probabile macchia di sangue trovata su un paio di jeans in casa Romano sarebbe forzatamente incompleto a causa del tempo e dei lavaggi. Come incompleta, per l'acqua versata dai vigili del fuoco al momento del loro intervento nell'appartamento di Raffaella e Azouz sarebbe l'impronta rilevata su un cuscino. Apparterrebbe a una donna, questo sembra certo, ma sulla base dei riscontri attuali non potrebbe attribuirsi con assoluta sicurezza a Rosa Bazzi.IL MOVENTE. Ci sarebbero intercettazioni ambientali effettuate nella casa dei coniugi Romano in cui i due si ripetevano frasi d'angoscia per quel che era accaduto. Una su tutte, anche se in verità un po’ sibillina: «Speriamo che li trovino presto quegli assassini, qui c'è d'aver paura. Perché non ce ne andiamo?». Per i compagni di lavoro di Olindo Romano poi, a cominciare dal suo capo squadra, Maurizio Lodato, Olindo sembra incapace di un delitto così efferato: «È un bonaccione, un tipo tranquillo e disponibile con tutti».LA TESTIMONIANZA DEL SOPRAVVISSUTO. E’ stata , da subito, incerta, confusa, contraddittoria, ricca di lacune e di "vuoti di memoria". scritto da: psicologiaforense