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GUERRA CIVILE


«Ero seduta all'aperto a prendere un aperitivo al bar con un amico - ha raccontato una ragazza ancora sotto choc - quando abbiamo sentito le esplosioni, i rumori di vetri infranti, abbiamo visto l'auto in fiamme e siamo fuggiti. Io ho trovato riparo dentro il bar, prima che chiudessero la saracinesca. Il mio amico si è fatto aprire il portone di un edificio e siamo rimasti barricati per mezz'ora, ma ora ho paura di tornare a casa» (dal Corriere.it)Un pullman bruciato, un auto bruciata, altre auto coi finestrini spaccati, motorini rovesciati, paletti stradali divelti, cassonetti incendiati, altri cassonetti rovesciati in strada ad impedire la circolazione, prese di mira persino le fioriere...“Hanno spaccato tutto” dice un commerciante “erano incappucciati e vestiti di nero,
avevano mazze e pietre”. Un altro afferma che hanno assalito pure i negozi. Senza contare gli assalti alle caserme, al commissariato e al palazzo del Coni. Stamattina la zona circostante lo stadio è un campo di guerra. Una notte folle e un bilancio da guerra civile. Stamattina via Guido Reni assomiglia ad un viottolo di Beirut, i muri anneriti dalle bombe carta e dal fuoco sprigionato dai cassonetti. Cosa c’entra tutto questo col calcio? Con la passione e la bellezza di questo meraviglioso sport? Non ha più senso tifare una squadra se poi accadono queste tragedie. Il calcio va fermato. E per molto tempo. Finché non ci sarà la sicurezza e la tranquillità di tornare allo stadio. Ormai la gente tranquilla preferisce vedere le partite a casa. L’agente della Polstrada ha sbagliato, su questo non c’è dubbio. Ma gli “ultras” che si mettono a bruciare mezza Roma cosa vogliono ottenere? Le “vendette” non appartengono al vivere civile. C’è la giustizia. Confidiamo in quella.                    Scritto da: pigilli