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Voglia di vivere.


E' qualche giorno che non scrivo sul blog, l'intenso lavoro e il poco tempo disponibile non mi hanno aiutato a buttare giù qualche pensiero. Oggi trovo 5 minuti perchè vorrei raccontarvi di un incontro che ho fatto, di quegli incontri che ti porti negli occhi e nel cuore per molto tempo perchè sai che sono incontri speciali, perchè sai che l'uomo che hai difronte è uno che ha la forza di cambiare la mentalità ed uscire fuori dal pensiero comune. Uomini che a loro modo rimarranno alla storia. Lunedì ho conosciuto il Dottor Mario Melazzini Primario Oncologo, presidente dell'associazione italiana Sclerosi laterale amiotrofica. La Sclerosi laterale amiotrofica conosciuta come Sla, è una delle malattie più sconosciute nel campo medico, è una sclerosi che agisce a livello neuronale e ne atrofizza le cellule motorie. La stessa malattia di cui soffriva Welby per intenderci, e che proprio il suo caso portò alla ribalta. Non sapendo esprimere al meglio il sentimento di stupore misto ad ammirazione per il Mistero che portanò in se le parole del Dottor Melazzini, riporto per intero un brano tratto da un suo scritto, sperando che possano essere utili per voi come lo sono state per me a capire il valore della nostra vita....Da quattro anni sono malato di Sla... Nonostante sia costretto sulla sedia a rotelle, possa solo muovere due dita della mano destra, sia alimentato artificialmente... apprezzo sempre di più quanto sia bello vivere... con dignità e buona qualità di vita e sentirmi ancora utile, prima di tutto a me stesso, ma anche agli altri... Ho potuto costatare che, a livello politico e mediatico, chi vuole morire fa notizia, mentre non fa notizia chi - magari trovandosi in identiche o anche peggiori condizioni - viene volutamente trascurato. Ma queste delusioni non mi abbattono. Hanno invece rafforzato in me la voglia di lottare per tutti coloro che riuscendo magari a muovere solo gli occhi, vorrebbero avere un computer come quello che aveva Welby per poter parlare. Parlare non di morte, ma di vita. Far sentire le ragionevoli ragioni di chi, nel rispetto di ogni situazione personale, ritiene tuttavia profondamente ingiusta ogni azione che miri attivamente a far morire il paziente. Non si può chiedere a nessuno di uccidere, di ucciderci. Una civiltà non si può costruire su un simile falso presupposto. Perchè l'amore vero non uccide e non chiede di morire.... la malattia non porta via le emozioni, i sentimenti, la possibilità di comprendere che l'"essere" conta di più del "fare". Può sembrare paradossale ma un corpo nudo, spogliato della sua esuberanza, mortificato nella sua esteriorità fa brillare maggiormente l'anima, ovvero il luogo in cui sono presenti le chiavi che possono aprire, in qualunque momento, la via per completare nel modo migliore il proprio percorso di vita. Mario MelazziniScritto da: oldcentury