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1978, Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Animale.


Digiland vi segnala il Forum "Dalla parte degli animali"per discutere di questo argomento!Le prime leggi di tutela del mondo animale risalgono alla legislazione romana, esse erano promulgate per salvaguardare la fauna da reddito e per la protezione delle riserve di caccia imperiali. In alcuni documentati casi, erano emanare in conseguenza dell'impoverimento delle zone di cattura delle fiere per le arene, che in alcune zone dell'Africa causarono l'estinzione di leoni, tigri e ippopotami. Tutta la legislazione successiva prosegue questa linea antropocentrica, finalizzata alla preservazione del diritto dell'uomo allo sfruttamento delle risorse naturali. L'essere umano ha creato nel mondo vivente una gerarchia arbitraria che non esisteva in natura, tenendo conto solamente della propria utilità, in questa direzione quindi andavano tutte le sue leggi di tutela. Ma il 15 ottobre 1978 questa impostazione finalmente cambia; a Parigi presso la sede dell'Unesco, viene proclamata la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Animale. Il suo testo fu redatto, nel corso di riunioni internazionali, da personalità appartenenti al mondo scientifico, giuridico e filosofico e dalle principali associazioni mondiali di protezione animale ( www.enpa.it ). Tale Dichiarazione costituisce una presa di posizione filosofica riguardo ai rapporti futuri tra la specie umana e le altre specie. Crolla finalmente la "tutela antropocentrica" e per la prima volta si sente il "dovere morale" non solo tutelare gli animali dalle azioni dell'essere umano, ma di riconoscere ad essi dei diritti. All'articolo 1 della "dichiarazione" infatti leggiamo: "Tutti gli animali nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi diritti all'esistenza". Questo articolo non esprime un'eguaglianza di fatto tra le specie, ma un'eguaglianza di diritti; non nega cioè le evidenti differenze di forme e di capacità esistenti tra gli animali, ma afferma il diritto alla vita di tutte le specie nel quadro dell'equilibrio naturale. La Vita non appartiene alla specie umana, la vita appartiene tanto all'insetto che al pesce, tanto al mammifero che all'uccello. Questa gerarchia antropocentrica ha condotto allo "specismo", che consiste nell'adottare un atteggiamento differente secondo le specie; nel distruggerne alcune proteggendone altre, nel dichiarare che certe specie sono "utili", altre "nocive", o "crudeli". Per causa dello specismo alcuni proteggono il cane e il gatto, mentre non si preoccupano degli animali selvatici imprigionati negli zoo, oppure proteggono le aquile e perseguitano le talpe. Per specismo si è riservata "l'intelligenza" all'uomo e si è concesso "l'istinto" all'animale. Lo specismo ha anche indotto l'uomo a ritenere che l'animale non soffrisse come lui, giustificandone lo sfruttamento e l'uso per esperimenti. Come il "razzismo", che nega a certi uomini quei diritti che altri uomini si attribuiscono, si può definire un crimine contro l'umanità, così lo "specismo", che stabilisce una gerarchia di diritti nel mondo animale, è un crimine contro la vita. I principi della "Dichiarazione" aiutano l'umanità a ritrovarsi in armonia con l'universo. Non hanno certamente lo scopo di far regredire l'uomo alla vita primitiva, ma tendono a indurlo al rispetto per la vita, perchè l'uomo ha il dovere di rispettare la Vita in tutte le sue forme. La D.U.D.A. proponeva nel 1978 regole di comportamento umano nei vari settori in cui l'uomo si incontra e/o si scontra con la natura e gli animali: rispetto per gli habitat e per gli animali selvatici (quindi rinuncia o riduzione di caccia e pesca); rinuncia all'uso di animali per divertimento o pseudocultura (zoo e circhi); rinuncia all'addomesticamento autoritario di alcune specie: per fini alimentari (allevamenti intensivi, trasporti, macellazioni), per fini commerciali e sportivi (cani, gatti, cavalli e altri animali), per l'abbigliamento (animali da pelliccia); rinuncia all'uso di animali per la ricerca biomedica, industriale, cosmetica, didattica ecc.; rinuncia ai maltrattamenti, alle crudeltà, agli abbandoni di animali domestici; rinuncia all'uso, alla tortura, all'uccisione di animali a scopi di divertimento (corride, combattimenti di cani, rodei, corse, feste sadiche, ippica). La specie umana deve modificare il suo modo di pensare per rinunciare progressivamente alla sua attitudine antropocentrica, come ad ogni comportamento zoolatrico, per adottare un comportamento biocentrico fondato sulla tutela della Vita. In questo senso la Dichiarazione universale dei diritti dell'animale è una tappa importante della cultura umana. Ed in questa direzione prosegue la legge 189/04, che rappresenta un giro di vite sull'abbandono degli animali domestici da parte di padroni insensibili. Infatti chiunque verrà sorpreso ad abbandonare il proprio cane sul ciglio della strada, rischierà di finire in carcere. L'abbandono di animali diventa infatti un vero e proprio reato penale. Ma la legge e' rivolta anche a reprimere qualsiasi altro abuso contro gli animali e non solo mediante l'applicazione di salatissime ammende ma anche configurando il crimine come reato contro la morale. Ed è questo il nuovo aspetto legislativo che deriva dalla D.U.D.A., quello del dovere morale, dal quale non può derivare né orgoglio antropocentrico, né presunzione di superiorità, bensì una centralità carica di responsabilità e generatrice di cure. il.biscazziereCollabora con noiArticolo pubblicato da: il.biscazziere