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Gli OGM: questi sconosciuti - 2^ parte


Digiland vi segnala il Forum"Dalla parte della natura"per discutere di questo argomento! Le devo girare alcune domande sugli OGM che ho raccolto tra gli utenti di digiland. Al riguardo vorrei anche ringraziare gli utenti "KillSadness" e "Lisozima" per la loro collaborazione e per l'ospitalità nel forum "Dalla parte della natura" i moderatori "nixieluna" e "Maxhammer". Ritiene veramente sufficienti le procedure formalizzate per garantire la non pericolosità degli OGM commercializzati? Le procedure di cui oggi dispone l'Unione Europea per garantire la non pericolosità degli OGM finora commercializzati sono molto rigorose e certamente le più severe al mondo. Nella storia dell'alimentazione umana non ci sono mai stati degli alimenti tanto controllati quanto gli OGM. La stessa richiesta di "non pericolosità" non viene rivolta a nessun' altra sostanza con cui veniamo in contatto. Basti pensare che ci sono persone che sviluppano intolleranze alimentari in età matura o allergiche alle uova o alla buccia della frutta senza che questi alimenti vengano venduti con etichette che allarmino gli utilizzatori o con fogli d'istruzione simili a quelli che accompagnano i farmaci. Non chiediamo la sicurezza alimentare nemmeno agli alimenti "fatti come una volta" ossia in alcuni casi usando fertilizzanti derivati dal letame fermentato, dimenticando che 100 anni fa l'attesa di vita era di oltre un decennio minore a quella attuale e quindi le buone pratiche di una volta non garantiscono di certo la nostra salute. Il punto è che non ci saranno mai controlli sufficienti per chi considera gli OGM ancora più pericolosi ed insidiosi della radioattività o di agenti patogeni come l'HIV o la SARS. Non abbiamo garanzie di non pericolosità per telefonini, gas di scarico delle automobili o dei televisori al plasma, ma continuiamo ad usarli. Ci sono senatori del partito dei Verdi accaniti fumatori e nemici della legge anti-fumo nei locali pubblici, ma terrorizzati dagli OGM. Siamo insomma di fronte ad una fobia che ha bisogno non tanto di ulteriori prove scientifiche sperimentali per rassicurare i consumatori, ma di accoglienza delle paure profonde di larghi strati della popolazione che vengono utilizzate in maniera strumentale da coloro che si oppongono agli OGM per interessi particolari. Su questo aspetto psicologico poco si è fatto in questi anni ed il problema è stato trascurato o minimizzato. Ritengo al contrario che vada condotto un serio ragionamento su questo punto per poter comprendere e razionalizzare paure così profonde come quelle insorte sugli alimenti ottenuti da nuove tecnologie. Verranno pubblicati i metodi per testare la sicurezza degli OGM o saranno testi riservati alle sole aziende produttrici? Tra le procedure utilizzate per valutare la sicurezza di derivati di OGM questi vengono somministrati a dosi massive sia per via orale che sottocutanea a roditori. Si tratta di prove semplici da condurre per un qualunque laboratorio, anche per i tanti gruppi che si oppongono all'uso degli OGM. Ad esempio Greenpeace spende annualmente 7,6 milioni di dollari per la sola campagna mediatica contro gli OGM (dati dal bilancio 2003). Basterebbe utilizzare solo l'uno per cento di tale somma finanziando un buon laboratorio per ottenerne una risposta chiara ed inequivocabile sulla sicurezza di uno dei tanto famigerati OGM. Questo banale esperimento non è mai stato commissionato nonostante gli oltre 7 anni di feroci campagne condotte dalla multinazionale dell'ambiente contro l'uso degli OGM in agricoltura.Va detto che talvolta le aziende produttrici di piante ingegnerizzate non vogliono pubblicare alcuni dei dati che forniscono in via strettamente confidenziale alle Agenzie per la Sicurezza Alimentare. La ragione di tali reticenze deriva spesso dalla competizione industriale in atto con le aziende avversarie. Una maggiore trasparenza sarebbe però auspicabile perché al di la della tutela del segreto industriale la comunità scientifica potrebbe valutare in maniera indipendente ed autorevole i dati sperimentali forniti dalle aziende produttrici e consigliare casomai ulteriori controlli e test incrociati. Va anche detto che l'Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha ben operato mostrando finora autonomia sia dalla politica che dagli interessi industriali. Per quanto riguarda la resistenza delle piante OGM agli agenti di danno e di malattia... questi organismi dannosi non sono in grado di sviluppare resistenza dopo un certo tempo e rendere inutile tutto il lavoro svolto per dare una resistenza a livello genetico? Si tratta di eventi possibili, ma che finora non sono praticamente mai insorti. Detto ciò, dal momento che il problema è concreto, esistono già oggi varie soluzioni per rendere sempre più improbabile un tale evento (doppie resistenze, utilizzo di particolari recettori dell'ospite, etc.) tali da rendere la possibilità di insorgenza di resistenze tra gli insetti parassiti sostanzialmente impossibili. Va ricordato che la stessa tossina utilizzata dall'agricoltura biotech (ossia la tossina attiva solo in insetti derivata da Bacillus turingensis) viene utilizzata da circa 40 anni in agricoltura biologica come insetticida. In quest'ultimo caso non sono le piante a produrre la tossina ma i batteri nella forma di spore vengono irrorati sulle colture dove liberano la stessa tossina prodotta dalle piante transgeniche che allontana gli stessi insetti ad essa sensibili. Nonostante il pluriennale utilizzo in agricoltura biologica non è mai stato descritta l'insorgenza di specie di insetti resistenti al trattamento con Bacillus turingensis. Il polline vola, le piante si incrociano, si formano nuovi individui con caratteristiche peculiari. Possono soccombere o prendere il sopravvento sulle specie autoctone. Non c'e' un grosso pericolo per gli ecosistemi derivante dall'introduzione di piante (e di polline) OGM? Certamente è vero che il polline vola ed anche che le piante si incrociano tra loro, ma le cose non sono poi così semplici come può apparire. Uso un paradosso per alleggerire un po' la risposta. La specie umana ed i pesci appartengono entrambi all'ordine dei Vertebrati, ma nessuno di noi pensa che accoppiando un uomo ed un pesce possa nascere un nuovo essere. Prova ne sia il fatto che nonostante sia ben noto che molti pesci liberino gli spermatozoi nell'acqua, a nessuno è mai passato per la mente l'idea di impedire un bagno di mare ad una donna nei giorni di ovulazione. Il polline è per le piante quello che gli spermatozoi sono per i Vertebrati. Il polline di riso (graminacea) non da progenie con una pianta di granoturco (graminacea anch'essa). Il polline di riso arriva vitale a pochi centimetri dalla pianta che lo libera, quello di mais invece può fare voli di poche decine di metri. Il polline di colza arriva invece a oltre 3 chilometri di distanza. Ma tutte queste distanze si riferiscono alla presenza di una pianta rispettivamente di riso, mais o colza ad una distanza di centimetri , metri o chilometri dalla pianta di riso, mais o colza che hanno liberato il polline. Insomma se un campo di mais transgenico è circondato da campi di girasole o di erba medica non ci sono grossi problemi a patto però di non coltivare quel mais in Messico o in Guatemala. Questo perché il mais origina proprio da quelle Regioni del Centro America e lì si trovano ancora le piante di mais originarie (capaci di produrre pannocchie di soli pochi centimetri). Insomma in prima istanza le piante transgeniche non dovrebbero essere piantate se esistono nei paraggi piante selvatiche interfertili con quella ingegnerizzata. Insomma meglio all'inizio non piantare riso transgenico in Cina o patate in Sudamerica perché da quei luoghi originano le piante di riso e di patata che oggi coltiviamo. Si tratta comunque di una misura di estrema cautela perchè le piante che oggi coltiviamo non hanno nessuna speranza di sopravvivere libere in natura senza il sostegno amorevole ed interessato del coltivatore. Per tentare di capire quanto le piante che coltiviamo sono in realtà lontane da quelle selvatiche basti pensare al primo gesto compiuto dall'uomo Paleolitico che diede inizio all'Agricoltura circa 12.000 anni fa. Quell'uomo decise di piantare i semi di una pianta (un parente del grano): ma le piante sono programmate per fare questa cosa da sole, normalmente loro stesse diffondono i semi e lo fanno in molti modi alcuni dei quali raffinatissimi (usano uccelli diffusori, paracaduti a vento, alianti di ogni tipo, etc.). Ma all'uomo agricoltore l'unica cosa che serviva era esattamente il contrario: serviva una pianta che NON liberasse i semi. Noi mangiamo i semi di grano macinato con cui facciamo la farina e quindi il pane, quindi abbiamo selezionato piante che trattengono sulla spiga i semi e non li liberano. Per paradosso immaginate una gestante che al nono mese di gravidanza non partorisca il bimbo che porta in grembo: così sono le piante che hanno consentito all'uomo cacciatore-raccoglitore di divenire un agricoltore. Questa è solo una delle ragioni per cui una pianta di mais transgenico derivata da una ibrido di ultimissima generazione non ha alcuna possibilità di diventare invasiva e sopraffare le piante selvatiche. Che fine fanno le tonnellate di farina di soia e di mais OGM che giornalmente arrivano al porto di Ravenna? Mais OGM ne arriva pochissimo, ma di soia ne importiamo tanta, anzi tantissima. L'Europa intera produce solo l'1% della soia che consuma e quella fatta in Europa è l'unica soia non-OGM. L'Italia fa relativamente un po' più di soia (arriviamo al 10% del fabbisogno nazionale). Il 90% viene dall'estero (Brasile, Argentina, USA) e di questa circa il 55% è transgenica. Con la soia si fanno sostanzialmente mangimi per mucche e maiali e quindi da questo latte, formaggi, yogurt, salumi, carni e tutti i derivati. Circa metà dei tre chili di soia che una mucca da latte mangia ogni giorno sono OGM. Da uno studio di Nomisma dello scorso anno risulta che tutta la produzione italiana di alta qualità (formaggi, prosciutti, carni pregiate, etc.), tra cui i prodotti a Denominazione d'Origine Controllata o Indicazione Geografica Protetta (DOC e IGP) sono fatti utilizzando come mangime soia OGM. Stiamo parlando dei principali prodotti d'esportazione, quelli che più di tutti sono l'immagine della buona tavola italiana nel mondo. Si potrebbe obbiettare che la digestione animale ripulisce qualunque alimento, ma così non è. Si deve ricordare infatti che se ad una mucca date da mangiare delle tossine (diossina, micotossine, etc.) le ritroverete nel latte che produce e quindi molto più concentrate nei formaggi che derivano da quel latte. Gira ancora il mito della allergenicità degli OGM, ma allergeni o alimenti poco digeribili assunti con gli alimenti li troviamo spesso nel latte. Ad esempio, tutti sanno che alle donne in allattamento si sconsiglia di mangiare fragole ma anche kiwi o broccoli per non trasferire al lattante alimenti indigesti o allergizzanti con il latte. La digestione nei mammiferi non converte alimenti dannosi in innocui, quindi tutti noi da oltre 9 anni ingeriamo col cappuccino mattutino anche qualche traccia di derivati degli OGM di cui si è nutrita una qualunque mucca Europea. Appare quindi strano che 14 Governatori italiani dichiarino le loro Regioni libere da OGM mentre milioni di tonnellate di soia OGM attraversano l'Italia dal 1996 e nonostante che L'EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) abbia dichiarato che moltissimi degli OGM in commercio non presentano problemi né per la salute umana né per l'ambiente. > Collabora con noi  Articolo pubblicato da: Welch