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Per non dimenticare


Anche l’Italia avrà il suo primo museo della Shoah, come a Washington, Gerusalemme, Londra e Berlino. A sessant’anni dalla fine del secondo terribile evento mondiale, per ricordare le migliaia di ebrei morti durante le persecuzioni nazifasciste, sarà costruito un parallelepipedo scuro con le pareti esterne coperte dai nomi luminosi delle vittime nel quartiere Nomentano a Roma. La “struttura”, comprendente di tre piani di cui uno seminterrato, sarà alta dieci metri su 1.300 metri quadrati di base. Il progetto racchiude alcuni elementi che riportano la memoria alle drammatiche immagini che, molte volte, riappaiono in bianco e nero sui teleschermi della nostra televisione: un grande camino su un lato e una lunga rampa di accesso, simili ed evocativi del campo di concentramento di Auschwitz, all’entrata del quale compariva la scritta «ARBEIT MACHT FREI» , cioè «Il lavoro rende liberi». Questa scritta sovrastava la porta d’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz. Questo era il passaggio obbligato per i deportati. Questo era il punto d’avvio di un viaggio verso l’orrore, spesso senza ritorno. Oggi Oswiecim (Auschwitz I) e Brzezinka (Auschwitz II – Birkenau) sono musei a cielo aperto. Auschwitz-Birkenau incute gelo e desolazione, ma anche malinconia e commozione, soprattutto osservando le baracche dove cercavano di sopravvivere i deportati o camminando su quella strada ferrata senza ritorno che termina in una piccola piazzola dove gli ufficiali e i medici delle SS decidevano le sorti dei detenuti: chi avrebbe lavorato e chi sarebbe morto in una camera a gas. Uomini, donne e bambini privati della loro dignità, mutilati, bruciati, resi oggetto di una complessa catena di montaggio che aveva come fase finale la cremazione dei loro corpi. Questo museo non vuole copiare i sopra citati luoghi di storia, ma vuole non dimenticare i terribili eventi che hanno caratterizzato il secolo scorso: quei nomi hanno fatto la storia del nostro Paese. Collabora con noi  Articolo pubblicato da: GENOVESE80