Blog del Giorno

RIPRENDO DAL BLOG PENNA E CALAMAIO


Messaggio N°188 11-05-2007 - 19:52  Tags: Attualità Notizie Cronaca, Blog Computer Internet, Blog Penna Calamaio, blogecalamaio P2P: Raccomandata a migliaia di italiani incolpati di P2P: risarcimento di 300 euro o rischio di denuncia
A metà Marzo avevamo pubblicato un articolo nel quale si parlava del fatto che Telecom Italia fosse stata obbligata dal tribunale di Roma a fornire alla magistratura 3.636 nominativi di utenti che avevano condiviso file coperti da copyright attraverso le reti PeerToPeer. La richiesta partiva da una denuncia di una casa discografica di Hannover, Peppermint Jam Records Gmbh, che sosteneva di aver riscontrato la presenza nelle reti P2P di migliaia di file di cui l'azienda tedesca detiene i diritti.La consegna dei dati era stata decisa da una ordinanza del Tribunale di Roma (procedimento n. 81901/2006), ribaltando una precedente sentenza che avrebbe invece consentito a Telecom di evitare la fornitura di quelle informazioni."Analizziamo tutte le più note piattaforme - ha spiegato il direttore generale di Logistep Richard M. Schneider a Punto Informatico.it - come eMule, eDonkye o BitTorrent, non ci occupiamo di chi scarica perché ci focalizziamo su chi pone in condivisione materiale abusivo. In questo caso possiamo dire che mediamente abbiamo rilevato tra i 20 e i 30 file caricati e messi a disposizione di tutti dagli utenti"."È la prima volta che tante persone in Italia vengono individuate - spiegava ancora a Punto Informatico.it l'avvocato Otto Mahlknecht, che ha seguito il caso per Peppermint Jam Records Gmbh - ed accade perché la direttiva europea cosiddetta IP enforcement ha aumentato i diritti dei danneggiati. In Italia è stata recepita ed ora per i provider diventa obbligatorio fornire i dati personali degli utenti" in caso di contestazione da parte dei detentori dei diritti.Lo scopo dichiarato da Peppermint Jam Records Gmbh tuttavia non era quello tanto di denunciare gli utenti, ma di lanciare un segnale forte a tutta la comunità internet che esercita quotidianamente la pratica del file sharing."Le persone - aveva spiegato l'avvocato Mahlknecht - riceveranno una diffida e una richiesta di cancellazione dei file. Inoltre, oltre a promettere che non diffonderanno più materiale coperto da copyright, dovranno pagare un contributo di poche centinaia di euro da considerarsi un rimborso spese per l'azione informatica messa in piedi da Peppermint".Ed è di oggi la notizia che numerosi utenti hanno ricevuto a casa propria in questi giorni una raccomandata proprio dallo studio legale di Peppermint, produttrice per lo più di canzoni da discoteca.In pratica in questa raccomandata si dice che per risarcimento l'utente deve pagare 330 euro altrimenti rischia la denuncia.Il Sen. Fiorello Cortiana ha scritto una lettera in merito al Garante della Privacy. In sostanza, i dubbi sono fondamentalmente due:Peppermint viola o no la privacy degli utenti, tracciando il loro traffico ?Inoltre, che speranze può davvero avere questa azienda di vincere una causa se, con tutta probabilità, non troverà traccia del "corpo del reato" ( il file musicale ) nel PC dell'utente accusato ? Questa situazione si sta verificando per la prima volta in Italia, ma è assolutamente diffusa in Usa con la RIIA che ha già denunciato migliaia di utenti per aver scaricato illegalmente files protetti da diritti d'autore.E molto raramente si arriva in tribunale, ma gli utenti preferiscono concludere una transazione extragiudiziale pagando una piccola somma.La situazione è, comunque, poco chiara sia in Usa che in Europa a livello legislativo e giuridico, tanto è vero che la recente normativa Ipred2 appena approvata nell'UE avrebbe proprio come obbiettivo di armonizzare a livello di Unione Europea la situazione. Ma anche su di essa, non sono mancate discussioni, tanto è vero che diverse modifiche potranno essere apportate nei prossimi mesi.scritto da: Gastonepap  su: PCWORLD  da: redazione_blog   Inviato da redazione_blog il 11/05/07 @ 20:27 via WEBA completamento della notizia fornitaci attraverso l'ottimo post di Gastonepap, aggiungo alcune notizie reperite in Rete. In primis l'iniziativa portata avanti dalla Peppermit, sta suscitando il dibattito in ambito giuridico, sulla base del presupposto che, nel nostro ordinamento, la responsabilità penale è personale, il che mal si concilia, con l'idea di colpire a priori, l'intestatario di una connessione internet attraverso la quale sia stato posto in essere il file sharing. Leggo inoltre su www.vnunet.it: "L'Adiconsum però non ci sta, in quanto le intromissioni nella vita privata degli internauti devono essere eseguite solo da forze dell'Ordine e dalla magistratura, non da privati e sceriffi del copyright. Il monitoraggio inconsapevole degli utenti è una massiccia violazione della privacy? Mentre osserviamo il silenzio del Garante della Privacy, Adiconsum chiama a raccolta i 4000 diffidati per sollevare il caso Peppermint. L'associazione consumatori contesta che una società discografica possa chiedere ad un provider dati relativi ai movimenti effettuati via Pc da parte dei loro clienti senza che questi ne vengano informati, "peraltro a seguito di una procedura di indagine non certificata da istituzioni dello Stato". L'Adiconsum invita "tutti i consumatori che hanno ricevuto la raccomandata da parte dello studio legale Mahlknecht & Rottensteiner che intendono opporsi alle richieste, a rivolgersi alle sedi di Adiconsum". Aggiungo infine il link alla pagina dell'Adiconsum, aperta per fornire assistenza ai destinatari delle raccomandate spedite dai legali della Peppermint...COMMENTI.......
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