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ROMA:PROSTITUZIONE E RIFONDAZIONE


MASSIMILIANO SMERIGLIO SEGRETARIO ROMANO DI PRCDA LA REPUBBLICA"Pene severe e parchi del sesso per strappare le donne al racket" Massimiliano Smeriglio «Le telecamere sulle strade del sesso a pagamento non risolvono il problema. Noi di Rifondazione l´abbiamo sostenuto sin dall´inizio e ora il fatto che sulla Salaria le prostitute siano tornate in massa - ma sarebbe meglio dire che non se ne sono mai andate - lo dimostra. Bisognerebbe avere più coraggio, evitando di dare risposte esclusivamente mediatiche, che ascoltano solo la pancia della gente. Una classe dirigente ha prima il dovere di spiegare ai cittadini la complessità di una questione tragica e delicata come il racket delle donne e delle bambine; quindi, ha il dovere di affrontarla in modo laico e aperto. Con decisione e senza condizionamenti. Ma dubito che nella città di Roma sia possibile». Parola di alleato non sempre comodo e spesso, anzi, poco accomodante: ovvero, Massimiliano Smeriglio, segretario cittadino del Prc che su alcune delle emergenze della capitale, a cominciare dalla prostituzione, non ha mai risparmiato critiche alla giunta Veltroni. E secondo lei quale sarebbe la soluzione laica e aperta per fronteggiare un fenomeno che a Roma sta raggiungendo il livello di guardia? «Due, a mio parere, i punti essenziali. Da un lato occorrerebbe stanziare più fondi per l´assistenza e il reinserimento sociale delle ragazze e delle minori vittima di racket, prevedendo norme e pene più severe contro le nuove forme di schiavitù. Dall´altro, si potrebbe costruire con chi decide di dedicarsi a questo mestiere - spesso è il caso dei trans - un percorso di concertazione, partecipazione e consenso per individuare insieme all´amministrazione delle zone dove poter esercitare liberamente la professione». Detto da uno di Rifondazione fa impressione: i parchi del sesso sono sempre stati visti dalla sinistra come il fumo negli occhi. Quando, circa due anni fa, l´allora prefetto Serra provò a proporli s´infuriarono tutti, anche e soprattutto nel suo partito... «Infatti non è una ricetta da sinistra, ma il tentativo di governare le contraddizioni che la città pone. Per il bene di tutti. Qui è in ballo la sicurezza a 360 gradi, dei romani ma soprattutto delle migliaia di bambine di 12-13 anni che ogni giorno vengono prelevate dall´Albania, dall´Ucraina, dalla Nigeria con il miraggio di un lavoro normale e, una volta in Italia, vengono invece segregate, picchiate e costrette a prostituirsi. Sul tema della legalità resto convinto che la risposta non può essere il raid, il colpo di scena che tiene banco sui quotidiani per due giorni e poi basta, tutto passato, dimenticato, come se il problema fosse risolto». Allude alla questione dei lavavetri? «Credo che Roma abbia ben altre priorità: l´emergenza abitativa, la precarietà, la sicurezza nei cantieri...». Però insisto, a sinistra non saranno contenti della sua proposta di creare dei quartieri a luci rosse... «Non ne sono tanto sicuro. Già Livia Turco aveva pensato a forme cooperative su spazi e con modalità da individuare insieme alle associazioni delle lavoratrici e dei lavoratori del sesso. È sicuramente molto meglio delle telecamere e delle multe: un palliativo che tra l´altro non funziona. Tuttavia mi rendo conto che, nella città di Roma, questa cosa è difficile da realizzare per i noti e millenari motivi. Non è un caso se, lontano dal Vaticano, altre metropoli ben più avanzate della nostra la sperimentino con successo da decenni». (04 settembre 2007)