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Dignità...

Post n°221 pubblicato il 27 Giugno 2007 da consal
 

Era un bel cane Rodolfo, lo avevo chiamato così perché per me era bello come Rodolfo Valentino, era molto intelligente, a volte sembrava quasi “umano”, avevo quindici anni quando Rodolfo si ammalò, il veterinario disse che stava soffrendo molto e ci consigliò di dargli “l’opportunità di una morte umana, purtoppo vi consiglio di sopprimerlo”, un periodo triste quello.

Contemporaneamente mio nonno Consal (si mi chiamo come lui, vivo nel profondo Sud, sono il primogenito del figlio maschio più grande, da noi è “usanza” chiamarsi come il nonno paterno), si ammalò. Quando ero ragazzo io, la ricerca ancora era molto indietro, lo chiamavamo “quel male” (tanto terribile è questa malattia, il cancro da non chiamarla neanche per nome) in fase ormai avanzata, i medici dissero, che una metastasi da lì a poco lo avrebbe portato via.

Mio nonno Consal era lo stereotipo del “vecchio siciliano”, sguardo alto, non diceva mai “si” oppure “no”, scuoteva soltanto la testa, molto severo, lui orgoglioso di essere invalido di guerra, con la spilletta di “cavaliere” sempre in bella vista nell’occhiello della giacca.

Triste il calvario di mio nonno, nulla ormai si poteva fare, il suo corpo ogni giorno andava sempre  più in decadimento, i reni,  l’intestino, il pancreas, ogni giorno funzionavano sempre meno, e noi li, impotenti. A volte credo quanto insensato sia l’accanimento terapeutico, lui buttava fuori il sangue da ogni tipo di cavità, andavamo in ospedale e gli facevano le trasfusioni, per poi ancora…

Guardavo mio padre, che si prendeva cura di suo padre, ed io lì. Mio padre mi portava sempre con se, forse incosciamente era un modo di farmi conoscere quello che era una tappa della vita, la sofferenza. Pensavo a Rodolfo, a quanto era stato “fortunato”, moriva con dignità,  mio nonno invece veniva privato ogni giorno sempre più della sua , non poteva mangiare, non poteva andare in bagno con le sue gambe, poi non potè andarci più al bagno, prima il pannolone, poi il catetere. Il suo corpo si corrodeva sempre più, una settimana prima della sua morte, gli vennero sospese quelle inutili cure mediche.

La morfina che doveva servire da sollievo, non riusciva trovare spazio nelle vene ormai pressocchè inesistenti,  il suo corpo iniziava a perdere liquidi, puzzava già come un cadavere, associavo il corpo di mio nonno nel suo letto all’immagine di quel quadro di Mantegna, non so se avete presente “il Cristo morto”.  La malattia ha tolto dignità a mio nonno, ma moriva con estrema dignità. Ricordo quella mattina, mio padre tornava a casa dopo l’ennesima veglia al suo di padre, il tempo di sentire chiudere la porta, lo squillo del telefono ci avvisava della fine di un “calvario”, mio nonno non aveva voluto che suo figlio lo vedesse spirare.

Strana la vita, ad un cane viene riservata una morte umana, ad un uomo invece gli viene negata.

Dignità…

scritto da: Consal su  La poesia dell’amore 

 
 
 
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