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Quo usque tandem...

Post n°227 pubblicato il 09 Luglio 2007 da unamicoincomune
 
Foto di redazione_blog

Qualche mese or sono fece scalpore la proposta di Rutelli sulle vacanze scaglionate, il vice premier voleva mandare in vacanza gli italiani secondo turni prestabiliti. Lo scopo era quello di rendere gli spostamenti meno caotici e consentire una fruibilità più razionale dei luoghi di villeggiatura. Questa, che da molti fu vista come un'assurda imposizione, proposta è ormai superata, infatti il governo Prodi è riuscito nell'intento di evitare agli italiani vacanze caotiche e poco rilassanti. Grazie ad una politica fiscale al limite della vessazione o, anche, dell'estorsione il premier è riuscito a evitare a gran parte degli italiani il classico tormentone estivo della scelta del luogo di vacanza Quest'anno circa il 51% della popolazione non andrà in vacanza per mancanza di fondi. E questo dato, ironia della sorte, vien fuori contestualmente a quello dell'incremento dell'indennità parlamentare, circa 4000 euro all'anno, e al disegno di legge del ministro Santagata sui tagli ai costi della politica. Questo è l'ennesimo esempio di serietà al governo. I poveri interessati si scusano e dicono che non è dipeso dalla loro volontà ma che è dovuto al meccanismo di scatto automatico legato all'indennità percepita dal Presidente della Corte di Cassazione cui il loro compenso è, per legge, vincolato. Capito? Per legge. Ma chi è il legislatore? Io? Perché, sempre per legge, non intervenire per sciogliere questo legame che, periodicamente, espone i parlamentari alla critica per gli aumenti che, poverini, sono costretti a subire? Si dice che "pecunia no olet" ma, evidentemente, l'indennità parlamentare rilascia un qualcosa di simile ai ferormoni che rende impossibile a questa strana “aristoelettocrazia” resistere agli aumenti delle loro indennità. E intanto il “signor Rossi” non può andare in vacanza e ciò comporterà un livello di nervosismo autunnale critico. Al ritorno dalle vacanze, degli altri ovviamente, gli umori saranno sempre più neri e si prevedono tempi duri per il governo, la sua sgangherata coalizione e la classe politica in genere. Qualcosa deve accadere e la cosa migliore sarebbe un atto di dignità da parte della classe politica: inaugurare una nuova e vera stagione di riforme. Riforme rivolte non solo al “signor rossi” ma,e sopratutto, a chi dovrebbe rappresentarlo. Si potrebbe introdurre, che so, il contratto a progetto per chi decida di candidarsi. Un fisso mensile equo, un premio per il raggiungimento degli obiettivi indicati in campagna elettorale e l'eliminazione del diritto previdenziale sostituendolo con il versamento dei contributi relativi all'attività svolta prima dell'ingresso in politica. Insomma, più precariato in politica e più serietà nel Paese. Ma è anche vero che queste sono parole al vento visto che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. E i politici, è ormai assodato, sono sordi. Sordi al grido di dolore che si leva dal Paese. Quo usquè tandem...

 
 
 
 
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