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La rivoluzione che vorrei

Faccio alcune riflessioni che partono da un'autocritica a noi stessi come cittadini.
Ecco, io credo che la classe politica attuale sia un prodotto anche nostro, di noi elettori. Come dire, se non ci fossero i clienti...

Attenzione però, perché se il cittadino sapesse in anticipo di non trovare il pezzo grosso che lo favorisce,  semplicemente non andrebbe a cercarlo e a bussare col piede alla sua porta, come si dice dalle mie parti, perché le mani sono piene di doni!

Spesso il dono non serve neppure a forzare la mano o ad aprire qualche porta che dovrebbe rimanere chiusa, perché spesso, questi doni, diventano necessari anche per poter ottenere ciò che ci spetta.
Spesso quei doni sono come un pegno pagato all’ignoranza volente e non nolente. Come dire: cosa me ne faccio della conoscenza di una legge, di un mio diritto, se poi basta un agnello grasso, del pane casereccio, del formaggio o altre piccole cose per aprirmi delle porte…che spesso invece sono aperte? Dall’altra parte c’è un sistema allergico alla parola “diritto”, dove tutto è possibile e dove ogni meccanismo funziona meglio se unto a dovere.

Per arrivare alla tanto agognata  rivoluzione culturale del Sud, le strade sono due, visto che la terza è la più difficile da attuare.

La prima è che sia la gente a rompere il sistema di scambio, pretendendo dalla politica quello che la Costituzione le permette di fare, nel pieno rispetto della legge.

La seconda è che sia la politica a rendersi finalmente conto che la corda si sta spezzando e che debbano essere le Istituzioni a fare il primo passo verso la normalizzazione dei rapporti tra le Istituzioni stesse, tutte, e i cittadini. Ma forse chiedo troppo…
La vera rivoluzione culturale, quella che io vorrei per il Sud, è che il prima passo si facesse tutti insieme, con entusiasmo.

Io sono intenzionato a tornare in Calabria, nella martoriata Locride, nonostante  sia fortemente critico nei confronti di alcune prassi consolidate che sembrano la normalità ma che sono tutt’altro che normali.

Però, guardate che non tutto quel che luccica altrove sia oro! E ve lo dico io che vivo in una specie di isola felice, piena di servizi e con un’amministrazione comunale degna della miglior tradizione emiliano-romagnole. Ve lo dico io che anche qui c’è un sistema che raramente è meritocratico fino in fondo e dove il nepotismo è molto più presente di quello che si possa immaginare.

scritto da:  Pietro Sergi    su: Pietro Sergi

 
 
 
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