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Moschea di Viale Jenner: due post a confronto

Milano ai tempi della destra

Ormai anche molti esponenti di spicco della Chiesa stanno cambiando idea nei confronti di un governo di destra molto nostalgico del ventennio.

A far esplodere la polemica, questa volta, è stata la visita del Ministro dell'Interno Maroni al prefetto di Milano, con lo scopo di risolvere, a modo suo, la fastidiosa vicenda del centro culturale islamico di Viale Jenner, dove ogni venerdì circa 4000 musulmani si recano per il loro giorno di preghiera. Bossi, dal canto suo, aveva sentenziato: "Questa è casa nostra, non regaleremo il Paese a nessuno, Viale Jenner chiuderà".

Quella di Viale Jenner non è una moschea, ma un grande locale che però non riesce a contenere tutti i fedeli, i quali invadono anche l'area di fronte l'ingresso per pregare, occludendo perciò il passaggio agli altri pedoni. Inoltre ogni giorno il centro culturale è una biblioteca, un centro di socializzazione, di ritrovo per tutti i musulmani, italiani e non (da ricordare che molti hanno cittadinanza italiana, molti sono nati in Italia...).
Quello che dovrebbe essere un normale problema logistico, diventa un problema razziale, quando si tratta di islamici che alla Lega proprio non vanno giù.

Se i fedeli musulmani si dicono disponibili a trovare una soluzione migliore, con un locale più ampio che possa contenere tutti i fedeli senza disturbare gli altri cittadini, Maroni & Co vogliono la cacciata degli islamici dalla città, oppure la loro collocazione temporanea, quattro ore alla settimana al velodromo Vigorelli.

«Non siamo nomadi della religione», si ribella il presidente del centro Abdel Hamid Shaari. «Vogliamo sentirci a casa nostra, nella nostra città. Noi siamo milanesi ».

E Monsignor Gianfranco Bottoni, responsabile delle relazioni ecumeniche e interreligiose della Diocesi di Milano, non ci vuole credere: «Solo un regime fascista o populista arriverebbe a tali metodi dittatoriali. Oso sperare che non siamo caduti così in basso[...]Dubito che le istituzioni civili di un Paese democratico possano proibire un diritto costituzionale come la libertà religiosa e di culto. Come potrebbero se non calpestando Costituzione e democrazia, laicità dello Stato e civiltà dell'Occidente?».

Ma il vicesindaco Riccardo De Corato (An) non arretra di un passo: per il Centro islamico, dice, serve un posto «non urbanizzato e fuori Milano»

Evidentemente si vuole tornare alla ghettizzazione del "diverso", ormai su basi razziali. Prima la schedatura dei bambini rom, ora l'allontanamento dal centro "borghese" di Milano dei musulmani, domani chissà, sarà la volta degli omosessuali ed ebrei...

L'emarginazione degli immigrati, relegati a vivere in quartieri privi di tutti i servizi, di negozi, di lavoro, in Francia ha causato l'esplosione delle rivolte nelle Banlieue, la cui urbanizzazione selvaggia ed alienante non favorisce l'interazione sociale, e si è dimostrata, quindi, deleteria per stranieri e francesi (anche qui spesso i figli degli "stranieri" sono nati in Francia, quindi sono Francesi ma stranieri in patria).

Infatti, conclude Bottoni, «in mancanza di un compromesso accettabile per tutti, e se i musulmani verranno discriminati e umiliati, potrebbero costituire proprio quel pericolo temuto da chi, con massima insipienza, li vorrebbe emarginare».

Scritto da JonathanLivingston.G        Su FRAMMENTI DI...

Viale Jenner e l'impossibile convivenza

 

Orbene, il fatto è avvenuto di fresco in quella vecchia Milano, là un po' fuori mano. Ma non è di S. Ambrogio che parliamo, bensì dell'assedio di Viale Jenner, che inizia ogni venerdì a mezzogiorno e dove accorrono quasi duemila "fedeli a oltranza" al centro islamico. E poiché il capannone industriale dismesso che ospita la moschea non ce la fa più a contenerli tutti, allora si sistemano a pregare sui marciapiedi, sulle isole spartitraffico, seduti su tappeti e stipati in file da dieci persone strette l'una accanto all'altra. I risultati sono evidenti: tra Viale Jenner, Via Guerzoni e via Butti non si circola più ed è impossibile per i residenti entrare e uscire da portoni e androni senza essere insultati e minacciati, perché "si calpesta un luogo sacro". Off limits anche garage e passi carrai.
Quando la sottoscritta scriveva sul proprio blog che c'era il rischio di trasformare il suolo italiano in dar all’islam (territorio dell'islam) e di non essere più padroni a casa nostra, i soliti “sinistri” l'accusarono di spirito visionario e ovviamente del solito "razzismo". Ora siamo al redde rationem. Ma non basta.

Dopo la preghiera iniziano i bivacchi sul marciapiede, le risse e l'allestimento improvvisato di bancarelle per la vendita abusiva di cellulari, scarpe e vestiti.

Nei mesi scorsi i residenti hanno scattato foto e realizzato filmati, spediti a tutte le istituzioni (al Presidente Napolitano, al sindaco Moratti, alla Giunta milanese ecc.). L'unico a rispondere all'appello finora è stato l'assessore regionale della Lega Davide Boni, che ha organizzato ieri sera, proprio in via Butti (una delle vie interessate al problema) un convegno dal titolo "Viale Jenner: una convivenza difficile, quali soluzioni?", insieme alla Associazione "Terra e Popolo".
Si lamentano i commercianti, che hanno i loro esercizi ubicati proprio sulle citate vie, perché in quella mattinata lavorano poco o non lavorano affatto: "Tutte le mattine, poi, devo lavare per terra, perché usano i muri come e latrine", dice uno di loro.
Il presidente del centro islamico Abdel Hamid Shari afferma, dal canto suo, che tutta la colpa sarebbe della giunta, la quale non provvede a dar loro immobili o aree dismesse da prendere in affitto. Ciò, ovviamente, è pretestuoso. Quanti ce ne vorrebbero di locali, visto che ad ogni concessione effettuata avviene una sorta di escalation di richieste? E poi, inutile negare l'evidenza che si creano zone di degrado urbano. Meglio non concedere un bel niente, visto l'arroganza e la protervia dimostrata.

Va detto che, in questi ultimi tempi, la questione islamica è caduta un po' sotto il cono d'ombra di altre emergenze (rom, delinquenza ad opera di bande di clandestini, ecc.) per la stampa e per i grandi media. Questo non vuole dire che non ci sia più, anzi questi ultimi episodi rivelano una vera e propria crescente conflittualità e insofferenza in chi deve sopportare questo stato di cose. La soluzione è sempre quella: non facciamone entrare più e monitoriamo severamente quelli che già ci sono, rimpatriando senza indugi gli irregolari. Un'altra domanda corre alla mente: è possibile con i mezzi che ci sono effettuare un censimento? Ricordiamoci pure che ogni esitazione da parte nostra, crea prepotenza, pervasività e invasione da parte loro.

Scritto da great_rose        Su FINO ALLA VITTORIA

 
 
 
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