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Morte cerebrale: scontro tra scienza e fede.

E' giusto dichiarare morta una persona in base ad una mera definizione legislativa di morte cerebrale finalizzata a favorire l'espianto degli organi?

Un editoriale di Lucetta Scaraffia, membro del Comitato nazionale di bioetica e vice presidente dell'Associazione "Scienza e vita", apparso alcuni giorni fa sull’Osservatore Romano, l’organo d’informazione del Vaticano, rimette in discussione la validità dei criteri con cui si definisce la morte cerebrale di un individuo autorizzandone l’espianto degli organi.  L’articolo, scritto in occasione del quarantesimo anniversario del Rapporto di Harvard, che modificò la definizione di morte, apre un nuovo fronte di discussioni e polemiche tra scienza e fede anche in virtù del caso di Eluana Englaro, la ragazza in coma cerebrale da sedici anni a causa di un incidente stradale.
Per Eluana, tenuta in vita grazie all’alimentazione artificiale, il padre ha chiesto la sospensione del trattamento al fine di rispettare  la volontà della figlia, Eluana infatti, in un suo diario, auspicava di morire se si fosse trovata in una condizione simile a quella in cui purtroppo attualmente versa.

Il Rapporto di Harvard fu accettato dalla Chiesa, anzi,  nel 2000, Papa Wojtyla, durante il congresso della Transplantation Society tenutosi a Roma, dette alla tecnica del trapianto di organi ed ai criteri scentifici come quello di morte cerebrale, un riconoscimento etico  e morale. E' quanto sottolinea e ricorda oggi Ignazio Marino, senatore del Pd e chirurgo dei trapianti. 
La  scienza è sinonimo di ricerca e di sviluppo, nessuno può metterlo in discussione, pertanto i nuovi studi sul sistema nervoso  non sorprendono. Questi nuovi studi, stando  all’articolo di Lucetta Scarafia,  dimostrerebbero che la morte cerebrale non rappresenta la reale morte dell’individuo come sostenuto invece da neurologi, giuristi e filosofi. Con la morte cerebrale infatti non sopraggiunge la decomposizione del corpo ed essa sarebbe fondamentale per la morte "vera".
Paradossalmente però questi stessi studi pongono sempre più la scienza in una condizione di subordinazione nei confronti della Chiesa.  Essi infatti tacitamente, finiscono per riconoscere l’esistenza di una realtà individuale prescindente il corpo, una realtà trascendente, detta anima o quant’altro, che ha comunque bisogno del corpo per manifestarsi, e la cui scomparsa dal corpo ne sancirebbe la decomposizione e quindi la morte. Ora il punto sta nello stabilire se solo in presenza della decomposizione sia giusto riconoscere lo stato di morte di un individuo, oppure, come avviene oggi, basterebbe dimostrarne la morte cerebrale per autorizzare l’espianto degli organi e la sospensione delle terapie che  tengono in vita il corpo! 
Per altro verso, se un individuo è alimentato da una macchina, come fu per il caso di Welby ed è per quello di Eluana, la vita artificiale non è un forzare la natura, una sorta di accanimento terapeutico cui la Chiesa si è sempre detta contraria?
Sospendere la vita artificiale causa la morte con relativa decomposizione del corpo, quindi l'opposizione della Chiesa alla sospensione dell’alimentazione artificiale per Eluana Englaro  non è altrettanto contraddittorio rispetto a  quegli stessi principi etici di cui la Chiesa è paladina? La scienza  oggi riconosce la possibilità che, seppur l’encefalogramma di una persona risulti piatto, non si possa escludere che essa  continui a vivere in uno stato diverso. Ciò alla luce di studi a riguardo, i quali  dimostrerebbero che, anche in assenza di segnali da parte del cervello, la persona "vive", a maggior ragione poichè con lo stato di morte cerebrale non subentra la decomposizione fisica.
Ma anche questo non è contraddittorio con quanto sino ad oggi la stessa scienza, o almeno una parte di essa, ha sostenuto parlando di vita?


In attesa di ulteriori scoperte sulla vita e sull’uomo forse sarebbe il caso di stemperare le polemiche e  continuare a legiferare in materia sulla base dell'attuale legge, anche per evitare ulteriori confusioni in una discussione che già di per sé è complessa alla fonte.
Non dimentichiamo che già oggi esiste un mercato clandestino degli organi, soprattutto nei paesi poveri, e se si bloccassero gli espianti a causa di simili discussioni lo si alimenterebbe ancora di più con conseguenze devastanti soprattutto per i bambini di quelle zone vittime dell'avidità di uomini senza scrupoli.

scritto da: kayfakayfa   su: LA VOCE DI KAYFA

 

 
 
 
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