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L'onestà intellettuale e la barbarie dei nostri tempi.

N

el 1999 la casa editrice Rizzoli pose in essere il primo esperimento di lancio editoriale di un libro, effettuato esclusivamente attraverso la rete internet.
Si trattava di City, un romanzo di Alessandro Baricco strutturato intorno a varie trame e vari personaggi,  tra i quali  emergeva la figura del Prof. Mondrian Kilroy.
Mondrian Kilroy, autore di un saggio sull'onestà intellettuale,  affermava che l'onestà intellettuale fosse un ossimoro, poichè qualsiasi idea, una volta espressa, si apre alla discussione, al contraddittorio dialettico,  sì da mutare inevitabilmente.
Io penso invece che l'onestà intellettuale più che essere legata all'immutabilità delle idee sia affine al concetto di libertà, in ispecie la libertà da condizionamenti ideologici, politici o religiosi.
Non amo le ideologie, credo di averlo affermato più volte e non le amo perchè esse mal si conciliano con quella preminenza assoluta che conferisco alle idee. Le ideologie sono per me una circoscrizione della realtà, un voler ricondurre e piegare le idee, ad un pensiero unico e dominante che funga da indizzo, limitando di conseguenza, la libertà di pensiero e di giudizio.
Per questo, da elettrice di centro destra non ho difficoltà a riconoscere che, ove lo stile di vita adottato dal premier Berlusconi fosse quello di un vecchio satiro infoiato e bavoso incline a fare i suoi porci comodi a dispetto di ogni discrezione, la cosa non potrebbe ridursi al rango di mera scelta privata e personale bensì assumerebbe una valenza  politica ineludibile ancorchè priva di risvolti penali.
Ciò non perchè ognuno in casa sua non sia libero di comportarsi come crede (salvo commettere reati) nè perchè le cariche istituzionali devono essere ricoperte ed esercitate con adeguato decoro, ma per un motivo molto più semplice e pratico: se lui fa lo stronzo e lo fa in modo imprudente, pur sapendo di avere i PM ed i giornali attaccati al buco della serratura nonchè alla patta delle  mutande, egli espone a rischio il mandato politico che io ed altri italiani gli abbiamo conferito per attuare un programma di governo , ed è a noi che deve rendere conto!
Per questo, a me elettrice, spetta il diritto di non rinnovargli il mio voto quando il Governo sarà caduto naturalmente in Parlamento per sfaldamento politico di una maggioranza numerica.

Altrettanta onestà intellettuale mi piacerebbe però ritrovare anche dall'altra parte della barricata, perchè francamente non se ne può più di questi teatrini, di questa barbarie, di questo stillicidio, di questo modo di vivere e condizionare la politica attraverso lo sputtanamento e la gogna mediatica.
Ieri la Procura di Milano ha inviato alla Camera altre 227 pagine di intercettazioni, molte delle quali, a quanto leggo, si riferiscono a periodi antecedenti il primo invio...eppure esse sono state  inviate alla Camera solo ieri.
Tralasciamo il fatto (ancorchè non irrilevante), che una procedura di tal genere lungi dal richiedere l'invio di faldoni di carte pesanti diverse decine di chilogrammi, si assolva di norma con poche paginette di motivazioni ben circostanziate di fatti, non di chiacchiere altrui e, poniamo piuttosto l'accento sul dato che quelle carte siano oggi sotto gli occhi di tutti,  pur non rappresentando sentenza passata in giudicato.
La stampa ne è venuta magicamente a conoscenza prima ancora che quelle carte fossero consegnate alla  Giunta per le autorizzazioni a procedere e ciò con buona pace del segreto istruttorio.
Ed allora sarebbe bello se qualcuno di sinistra mostrasse onestà intellettuale ed avesse il coraggio di chiamare col proprio nome quanto sta accadendo.
Perchè se d'improvviso gli uomini di sinistra da sempre anticlericali, da sempre propensi a stigmatizzare le ingerenze della Chiesa Cattolica nella vita politica del Paese, avvertono tutti insieme l'esigenza di citare la prolusione del Card. Bagnasco, dovrebbero  avere altresì l'onestà intellettuale di non filtrare ad hoc quelle parole e riferirle integralmente , anche in quella parte nella quale, per la prima volta, un alto esponente del clero, pur pronunciando un richiamo sacrosanto alla  sobrietà ed al decoro delle istituzioni , difende altresì a spada tratta un principio assoluto di civiltà giuridica, quello della presunzione d'innocenza e pronuncia una frase tanto esplosiva quanto emblematica, nel ricordare come "qualcuno si chiede a che cosa sia dovuta l’ingente mole di strumenti di indagine" alla quale stiamo assistendo.

Anni or sono uomini di sinistra ebbero ad affermare:
"Pagine di giornali dedicate ad intercettazioni, rischiano di alimentare un clima di scontro verso le istituzioni" , ed ancora: "Lo spettacolo degli avvocati che ricopiano frasi e poi vanno dai giornalisti è indecente".
Quegli uomini di sinistra si chiamavano rispettivamente Romano Prodi e Massimo D'Alema.

Per un decreto di perquisizione sono state allegate 389 + 227 pagine di intercettazioni, una bomba mediatica immediatamente data in pasto ai giornali e che i giornali hanno pubblicato senza preoccuparsi minimamente di rispettare la privacy di decine di persone che non sono neanche indagate. Se tra 5 o 10 anni le poche persone indagate dovessero risultare innocenti, chi risarcirà loro e gli altri citati senza alcun ritegno dallo sputtanamento mediatico ad orologeria? E si può negare in nome dell'onestà intellettuale che tutto questo abbia un palese obiettivo politico?
Quale rilevanza e nesso giuridico, rispetto ad una indagine per "favoreggiamento della prostituzione" nei confronti di Nicole Minetti vi è,  nel riferire che partita per una vacanza alle Seyschelles la Minetti abbia prestato la sua auto ad un'amica e che, non lei, bensì il convivente di quest'ultima l'abbia utilizzata per trasportarvi qualche chilogrammo di cocaina? Nessuna!
Quale rilievo giuridico possono avere delle dichiarazioni effettuate "de relato" ovvero riferendo parole di terzi, più comunemente chiamate  "sentito dire"?
E se lo spaccato di una festa privata tenuta da un premier con donnine in baby-doll che ancheggiano e si lasciano toccare il culo, è sicuramente un quadro privato rispetto al quale è difficire rimanere indulgenti,  è altresì vero che esso non è sufficiente a configurare alcun reato e non perchè il prostituirsi in sè non costituisca reato, nè perchè il cliente di una prostituta non è giuridicamente perseguibile, ma perchè il prossimo 8 marzo dovrebbero essere inquisite tutte le donne disposte ad infilare le mani ed i soldi in un perizoma leopardato a condizione che un ragazzotto discinto, oliato e muscoloso, si presti ad effettuare sotto i loro occhi concupiscenti,  inequivocabili movimenti inguinali.
Parimenti tutti i p.r., gli organizzatori di eventi, i proprietari di locali che per l'8 marzo o per gli addii al nubilato/celibato organizzano quel genere di spettacoli, dovrebbero essere indagati in massa per "favoreggiamento della prostituzione" al pari di un Fede, di un Mora o di una Nicole Minetti.
Possiamo tutti essere propensi a riconoscere che, rispetto ad uno sputtanamento mediatico di tal fatta, sarebbe dignitoso presentare le dimissioni, ma dobbiamo altresì riconoscere che, indipendentemente da raccolte di firme, le dimissioni sono un atto UNILATERALE recettizio e di politici che hanno la faccia come il culo ce n'è ovunque abbondanza nel nostro Paese, senza però togliere, al singolo che si senta ingiustamente infangato, il diritto di  resistere alla pressione mediatica ed andare avanti per la propria strada, poichè appunto, le dimissioni sono un atto UNILATERALE che non dovrebbe essere indotto.
Onestà intellettuale vuole che si riconosca la contraddittorietà delle richieste di dimissioni avanzate nei confronti di Fini, da parte degli stessi che sono sordi alle richieste di dimissioni avanzate nei propri confronti ad opera dell'opinione pubblica.
Ma onestà intellettuale vuole anche che si chiami col proprio nome tutto quanto sta accadendo, perchè un capo di Governo, in una nazione civile, non può e non deve essere defenestrato sulla base del fumo negli occhi che si sta gettando sull'opinione pubblica italiana.
Onestà intellettuale vorrebbe che qualche uomo di sinistra, oltre ad imbastire petizioni on line per caldeggiare le dimissioni della Minetti o del premier, ne imbastisse di analoghe per ottenere che qualsiasi Sig. Giudice, al pari di qualsiasi cittadino italiano e di qualsiasi libero professionista, sia chiamato a rispondere giuridicamente ed economicamente dei propri eventuali errori e del danno procurato a chi domani risultasse assolto.
Onestà intellettuale vorrebbe che le donne italiane, incazzate giustamente come bisce, per lo spettacolo degradante che del nostro essere donne emerge da questa vicenda, mostrassero lo stesso rigore, non oggi, ma sempre, nei confronti di quegli stessi portali, quegli stessi giornali, quelle stesse trasmissioni televisive che oggi sguazzano nella merda altrui, vera o presunta,  e ieri ci proponevano spot pubblicitari inguardabili, articoli gossippari al limite dell'indecenza e riprese televisive con rigorosa inquadratura inguinale.
Onestà intellettuale vorrebbe che qualcuno chiedesse il conto alla stampa per aver pubblicato in chiaro nomi, cognomi e conversazioni di persone non indagate e ciò con buona pace di un diritto di cronaca e di una libertà di espressione che non possono calpestare la dignità delle persone.
Onestà intellettuale vorrebbe che la si finisse di rimestare nella merda, vera o presunta, e si avesse il coraggio di porre l'accento sugli unici aspetti rilevanti di questa vicenda sui quali, guarda caso, ben poco c'è di provabile ed ancora meno si discute:

1) se il Berluska si è scopato la Ruby, sapeva, nel preciso istante in cui le assestava un colpetto, di avere a che fare con una minorenne?
2) la telefonata effettuata nottetempo da Berlusconi alla questura di Milano è o meno giuridicamente in grado di configurare la fattispecie della concussione?


Ho iniziato questo post con un riferimento a Baricco e lo concludo proprio con una citazione di Baricco:


"Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto oppure passano anni e poi la vita risponde."


Io mi auguro che tra qualche anno  la vita non  ci risponda legittimando, quali regole di civiltà, a causa dei nostri colpevoli silenzi di parte,   queste nuove  barbarie.

 

 
 
 
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