BLOG PENNA CALAMAIO®

La rivolta cinese di Via Paolo Sarpi


La piccola « Chinatown » di Milano, nella zona di Via Sarpi, si č rivoltata ieri pomeriggio. Corteo con bandiere, cariche della polizia, feriti, auto distrutte. I disordini sono scoppiati intorno alle 13 quando la polizia ha multato una commerciante cinese. La protesta della donna ha scatenato una reazione violenta da parte dei connazionali accorsi che si č rapidamente trasformata in una specie di guerriglia urbana con cariche e contrattacchi che č durata un paio d'ore. Un primo bilancio degli scontri č di 5 feriti tra i manifestanti cinesi mentre il vice sindaco Riccardo De Corato ha dichiarato che sono 14 i vigili rimasti feriti.La polizia municipale sospetta che l'episodio sia stato premeditato, ma il console cinese a Milano, Limin Zhang, ha respinto questa ipotesi. Il console si č dato da fare per far tornare la calma, ma ha anche sostenuto di voler garantire fino in fondo i diritti dei suoi connazionali. Questa rivolta č manifestazione chiara del disagio che la comunitá cinese vive da anni a Milano. Voglio dire, non puó essere stato scatenato da una semplice multa. La multa č stato un pretesto per fare quello che si voleva fare da tempo: insorgere contro la polizia italiana, le sue regole e far sentire la propria voce. Via Sarpi č una specia di ghetto, non un negozio italiano, lo straniero anzi č l’italiano stesso. Una sorta di Porta Palazzo torinese. Ed i ghetti, come ci insegna la storia, sono pericolosi. Pericolosi per chi ci vive, perchč non č integrato con il resto della popolazione e prova ogni giorno sulla sua pelle cosa vuol dire discriminazione, ma anche per chi non ci vive, per chi sta a guardare fuori dal ghetto, perchč quel malessere non puó continuare per sempre, prima o poi dovrá esplodere. E ció č quanto č successo ieri a Milano.Integrazione, possibile che sia cosí difficile?E la colpa č da entrambe le parti. É colpa della comunitá cinese, chiusa, con le proprie regole, le proprie cure medicali, si rifugia in quartieri dove desidererebbe creare delle Pechino in miniatura per poi richiedere peró di avere gli stessi diritti di un italiano, quando sono loro stessi a non voler essere italiani. É colpa di alcuni italiani, ignoranti e razzisti, come quell’uomo sui trenta anni che ieri ha gridato contro i manifestanti "E' giusto che i cinesi vengano picchiati": l'uomo č stato salvato dal linciaggio da parte delle forze dell'ordine che lo hanno sottratto dagli aggressori. Se si vuole creare una societá multietnica, come sta diventando la nostra, č necessario venirsi incontro, da entrambe le parti, essere disposti ad apprendere la lingua del posto, la sua cultura e rispettare le sue regole, imparare a non temere il diverso e a non respingerlo solo perchč č diverso. Altrimenti si alimenteranno solo odio e pregiudizi. postato da: stranealchimie