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P2P: Raccomandata a migliaia di italiani incolpati di P2P: risarcimento di 300 euro o rischio di denuncia


A metà Marzo avevamo pubblicato un articolo nel quale si parlava del fatto che Telecom Italia fosse stata obbligata dal tribunale di Roma a fornire alla magistratura 3.636 nominativi di utenti che avevano condiviso file coperti da copyright attraverso le reti PeerToPeer. La richiesta partiva da una denuncia di una casa discografica di Hannover, Peppermint Jam Records Gmbh, che sosteneva di aver riscontrato la presenza nelle reti P2P di migliaia di file di cui l'azienda tedesca detiene i diritti.La consegna dei dati era stata decisa da una ordinanza del Tribunale di Roma (procedimento n. 81901/2006), ribaltando una precedente sentenza che avrebbe invece consentito a Telecom di evitare la fornitura di quelle informazioni."Analizziamo tutte le più note piattaforme - ha spiegato il direttore generale di Logistep Richard M. Schneider a Punto Informatico.it - come eMule, eDonkye o BitTorrent, non ci occupiamo di chi scarica perché ci focalizziamo su chi pone in condivisione materiale abusivo. In questo caso possiamo dire che mediamente abbiamo rilevato tra i 20 e i 30 file caricati e messi a disposizione di tutti dagli utenti"."È la prima volta che tante persone in Italia vengono individuate - spiegava ancora a Punto Informatico.it l'avvocato Otto Mahlknecht, che ha seguito il caso per Peppermint Jam Records Gmbh - ed accade perché la direttiva europea cosiddetta IP enforcement ha aumentato i diritti dei danneggiati. In Italia è stata recepita ed ora per i provider diventa obbligatorio fornire i dati personali degli utenti" in caso di contestazione da parte dei detentori dei diritti.Lo scopo dichiarato da Peppermint Jam Records Gmbh tuttavia non era quello tanto di denunciare gli utenti, ma di lanciare un segnale forte a tutta la comunità internet che esercita quotidianamente la pratica del file sharing."Le persone - aveva spiegato l'avvocato Mahlknecht - riceveranno una diffida e una richiesta di cancellazione dei file. Inoltre, oltre a promettere che non diffonderanno più materiale coperto da copyright, dovranno pagare un contributo di poche centinaia di euro da considerarsi un rimborso spese per l'azione informatica messa in piedi da Peppermint".Ed è di oggi la notizia che numerosi utenti hanno ricevuto a casa propria in questi giorni una raccomandata proprio dallo studio legale di Peppermint, produttrice per lo più di canzoni da discoteca.In pratica in questa raccomandata si dice che per risarcimento l'utente deve pagare 330 euro altrimenti rischia la denuncia.Il Sen. Fiorello Cortiana ha scritto una lettera in merito al Garante della Privacy. In sostanza, i dubbi sono fondamentalmente due:Peppermint viola o no la privacy degli utenti, tracciando il loro traffico ?Inoltre, che speranze può davvero avere questa azienda di vincere una causa se, con tutta probabilità, non troverà traccia del "corpo del reato" ( il file musicale ) nel PC dell'utente accusato ? Questa situazione si sta verificando per la prima volta in Italia, ma è assolutamente diffusa in Usa con la RIIA che ha già denunciato migliaia di utenti per aver scaricato illegalmente files protetti da diritti d'autore.E molto raramente si arriva in tribunale, ma gli utenti preferiscono concludere una transazione extragiudiziale pagando una piccola somma.La situazione è, comunque, poco chiara sia in Usa che in Europa a livello legislativo e giuridico, tanto è vero che la recente normativa Ipred2 appena approvata nell'UE avrebbe proprio come obbiettivo di armonizzare a livello di Unione Europea la situazione. Ma anche su di essa, non sono mancate discussioni, tanto è vero che diverse modifiche potranno essere apportate nei prossimi mesi.scritto da: Gastonepap  su: PCWORLD