BLOG PENNA CALAMAIO®

In progress:"L'Europa s'infrange nella verde Irlanda..."


Il 13 dicembre 2007 i leader dei Paesi membri della Comunità europea firmavano  il trattato di Lisbona mettendo così fine a anni di negoziati sulla riforma istituzionale dell’Unione e modificando il trattato sull’Unione europea e il trattato istitutivo della Comunità europea, attualmente in vigore, senza tuttavia sostituirli. Il trattato nasceva con l’obiettivo di dotare l’Unione del quadro giuridico e degli strumenti necessari per far fronte alle sfide del futuro e rispondere alle aspettative dei cittadini. Queste almeno le intenzioni dei firmatari, intenzioni che però vanno ad infrangersi con il NO dell’Irlanda alla ratifica del trattato. L’Irlanda è stato l’unico Paese europeo a dare voce al popolo per la ratifica del Trattato ed il popolo irlandese ha gridato il suo NO. Un No incomprensibile per i leader europei, un No che procura nuove incertezze ad Unione Europea, unione più di nome che di fatto, che rischia ora di infrangersi negli scogli della verde Irlanda. Mentre la maggioranza dei politici nostrani sottolinea gli aspetti negativi della bocciatura referendaria irlandese altri, come il Ministro Calderoli, sentono il dovere di ringraziare il popolo irlandese per il voto espresso. Calderoli fa notare che “Tutte le volte in cui i popoli sono stati chiamati a votare hanno bocciato clamorosamente un modello di Europa che viene vista lontana dai popoli stessi". Ed in effetti non si può certamente negare quanto espresso dal Leghista. L’Europa, quella originata dai diversi trattati, quella dell’Euro e delle burocrazie, quella delle misure dei cetrioli e dei diametri dei pomodori, quella dell’incommensurabile produzione normativa, quella che comporta continui adeguamenti delle legislazioni nazionali, quella che boccia il prestito ponte per Alitalia e che, spesso e volentieri, si diverte ad aprire procedure d’infrazione contro l’Italia è un’entità lontana dalla quotidianità dei cittadini europei. E’ una struttura che costa milioni di Euro e che, probabilmente, viene ritenuta inutile dai Popoli. Popoli che, come sottolinea Calderoli, restano gli unici titolari della sovranità e che soli possono decidere se rinunciare o meno ad essa o a parte di essa. Adesso si sprecheranno le teorie sui perché e sui percome, tutti vorranno dire la propria, diranno che si crea un nuovo ostacolo, diranno che si è persa una grande occasione, un’occasione storica per il bene di tutti e panzane similari. Ma non si chiederanno mai il perché del No irlandese, non si chiederanno mai come mai l’Europa, intesa come istituzione ovviamente, è vista con diffidenza dai cittadini, non si spiegheranno questa diffidenza e cercheranno nuove formule per dare vita ad un’entità ibrida quale è questa Unione. L’Europa dei burocrati e dei politicanti rimane lontana da quello spirito iniziale, spirito che nasceva dalle ceneri conseguenti alla seconda guerra mondiale. Nasceva dalla volontà di superare le divisioni e di evitare al vecchio continente nuovi spargimenti di sangue. L’Europa a cui si è dato vita non è stata capace di far nascere trasporto emotivo nei cittadini verso questa nuova entità, un’entità che si è concretizzata nella realizzazione di nuove, e costose, sovrastrutture e nella crescente produzione di norme e regolamenti che, con l’intento di dare uniformità di trattamento nei diversi Paesi si sono rivelate essere freno e ostacolo all’economia dei singoli Paesi e dell’Europa. In pratica il peggior nemico dell’Europa si è rivelata essere l’Europa. Un’Europa che ha guardato solo al suo interno, ha cercato di dare una moneta unica a realtà differenti. Una moneta unica, l’euro, che è visto dalla maggioranza dei cittadini come causa di impoverimento. Un’Europa che ha cercato di dare un numero sempre maggiore di tutele a lavoratori e consumatori ma che non ha fatto i conti con i Paesi al suo esterno, Paesi che, certo, non danno garanzie di sicurezza e tutela ai lavoratori  ma le cui economie crescono a ritmi vertiginosi causando il rallentamento della ormai stanca locomotiva europea. Insomma, il No Irlandese deve dare da pensare. Non si può considerare la bocciatura come un incidente di percorso e non si può neanche procedere, come suggerisce il Presidente Napolitano, lasciando fuori dall’Unione chi non approva il Trattato. L’Unione Europea deve nascere dalla volontà dei Popoli e non può essere un’imposizione di politici e tecnocrati. L’Unione deve essere un’unione d’intenti e non il frutto di semplici trattative diplomatiche che cercano di contemperare interessi economici. Ben venga un’Europa federale con forti poteri centrali che lascino ai Paesi membri il compito di applicare e fare applicare ciò che quel potere decide. Ben venga un’Unione con istituzioni snelle e che elimini inutili sovrapposizioni tra i diversi livelli, un’Unione sullo stile, con le dovute correzioni legate alle diverse origini dei singoli componenti, degli Stati Uniti ma con la ricchezza culturale che gli deriva da secoli di Storia. Un’Europa che, sicuramente, troverebbe il gradimento dei Popoli che spesso hanno dimostrato di avere maggiore saggezza rispetto a governi e parlamenti. Prendano atto i Signori di Bruxelles del problema e non pensino a palliativi e similari, rimettano tutto in gioco e cerchino di dialogare di più con i Popolo che dovrebbero rappresentare e tutelare. Facciano in modo di trasformare l’Europa dei burocrati in Europa dei Popoli e in risorsa e non ostacolo allo sviluppo e alla competitività. Per ora si arrendano all’evidenza:  il 13 non porta bene all’Europa e la notte porta consiglio.  da entronellantro