Google è un parassita. A dirlo, senza mezzi termini, durante il convegno “Giochiamoci il futuro” organizzato a Capri da Between è Carlo De Benedetti, presidente del Gruppo Editoriale L’Espresso. La dichiarazione si colloca nel contesto più generalizzato di una querelle che da tempo anima il mondo dell’editoria nei confronti di Google News, accusato di aggregare le notizie tratte dagli organi di informazione, traendone un profitto e non fornendo in cambio agli editori italiani alcuna forma di remunerazione (diretta) ed anzi, pregiudicando le opportunità per gli editori on line di far convergere sulle proprie pagine web investimenti pubblicitari. Premetto che la posizione assunta a suo tempo dalla Federazione Italiana Editori Giornali nei confronti di Google News non mi vede concorde. Google News infatti, nell’aggregare i titoli di Giornali, al pari di qualsiasi altro aggregatore di notizie, rimanda ad un link attraverso il quale poter leggere il contenuto direttamente sul sito di origine. Altrettanto avveniva già prima dell’esistenza di Google News da parte di Yahoo Notizie (ma nessuno se l’è avuta a male…chissà perché?). Le parole di De Benedetti invece mi suscitano più ampie riflessioni sul mercato di internet e quelle riflessioni coinvolgono anche noi blogger e più in genere i cittadini di internet. De Benedetti afferma, testualmente, che: "Il motore di ricerca non può vivere da parassita. Raccoglie 400 milioni di pubblicità senza fornire alcun prodotto, ma veicolando i nostri contenuti. Non può continuare a trarre un profitto colossale dai nostri contenuti, è assurdo e non esiste."Vero! Google, inteso in senso lato come motore di ricerca o in senso stretto come Google News non fornisce un prodotto, bensì un servizio e la genialità dell’azienda di Mountain View ha effettivamente fatto sì che i profitti, sui servizi forniti, fossero e siano colossali. Ma stiamo parlando pur sempre di mera indicizzazione di notizie o contenuti in genere, non di uno sfruttamento più diretto di contenuti altrui, sfruttamento che, pure, su Internet è praticato senza scandalo da parte di quasi tutti i portali e social network. Eppure De Benedetti se ne risente e chiede senza troppi giri di parole che l’Editoria possa partecipare alla spartizione della torta: “Non si può prendere una cosa senza pagarla”.Google fa paura, non c’è che dire mentre, nessuna paura e scarsissima considerazione fanno coloro che rendono vitale e proficuo il grande mercato di internet: NOI!Proviamo infatti a traslare le parole di De Benedetti sui contenuti prodotti dai netizen, tanto più che essi sono di gran lunga superiori per quantità rispetto a quelli provenienti dagli editori on line! "Google non può continuare a trarre un profitto colossale dai nostri contenuti"Se al posto di Google scriviamo il nome di un Service Provider, il nome di una piattaforma blog, il nome di un social network, il nome di un servizio di sharing (sia esso riservato ai video o ad altri tipi di file quali immagini o mp3), scopriamo improvvisamente che le vittime di uno sfruttamento a sbafo dei contenuti altrui per trarne colossali profitti SIAMO PROPRIO NOI! In sostanza chiedo l’intevento della Triplice sindacale o in parole povere di CGIL, CISL e UIL per noi che siamo la manovalanza in nero del web!
Voglio la tutela sindacale!
Google è un parassita. A dirlo, senza mezzi termini, durante il convegno “Giochiamoci il futuro” organizzato a Capri da Between è Carlo De Benedetti, presidente del Gruppo Editoriale L’Espresso. La dichiarazione si colloca nel contesto più generalizzato di una querelle che da tempo anima il mondo dell’editoria nei confronti di Google News, accusato di aggregare le notizie tratte dagli organi di informazione, traendone un profitto e non fornendo in cambio agli editori italiani alcuna forma di remunerazione (diretta) ed anzi, pregiudicando le opportunità per gli editori on line di far convergere sulle proprie pagine web investimenti pubblicitari. Premetto che la posizione assunta a suo tempo dalla Federazione Italiana Editori Giornali nei confronti di Google News non mi vede concorde. Google News infatti, nell’aggregare i titoli di Giornali, al pari di qualsiasi altro aggregatore di notizie, rimanda ad un link attraverso il quale poter leggere il contenuto direttamente sul sito di origine. Altrettanto avveniva già prima dell’esistenza di Google News da parte di Yahoo Notizie (ma nessuno se l’è avuta a male…chissà perché?). Le parole di De Benedetti invece mi suscitano più ampie riflessioni sul mercato di internet e quelle riflessioni coinvolgono anche noi blogger e più in genere i cittadini di internet. De Benedetti afferma, testualmente, che: "Il motore di ricerca non può vivere da parassita. Raccoglie 400 milioni di pubblicità senza fornire alcun prodotto, ma veicolando i nostri contenuti. Non può continuare a trarre un profitto colossale dai nostri contenuti, è assurdo e non esiste."Vero! Google, inteso in senso lato come motore di ricerca o in senso stretto come Google News non fornisce un prodotto, bensì un servizio e la genialità dell’azienda di Mountain View ha effettivamente fatto sì che i profitti, sui servizi forniti, fossero e siano colossali. Ma stiamo parlando pur sempre di mera indicizzazione di notizie o contenuti in genere, non di uno sfruttamento più diretto di contenuti altrui, sfruttamento che, pure, su Internet è praticato senza scandalo da parte di quasi tutti i portali e social network. Eppure De Benedetti se ne risente e chiede senza troppi giri di parole che l’Editoria possa partecipare alla spartizione della torta: “Non si può prendere una cosa senza pagarla”.Google fa paura, non c’è che dire mentre, nessuna paura e scarsissima considerazione fanno coloro che rendono vitale e proficuo il grande mercato di internet: NOI!Proviamo infatti a traslare le parole di De Benedetti sui contenuti prodotti dai netizen, tanto più che essi sono di gran lunga superiori per quantità rispetto a quelli provenienti dagli editori on line! "Google non può continuare a trarre un profitto colossale dai nostri contenuti"Se al posto di Google scriviamo il nome di un Service Provider, il nome di una piattaforma blog, il nome di un social network, il nome di un servizio di sharing (sia esso riservato ai video o ad altri tipi di file quali immagini o mp3), scopriamo improvvisamente che le vittime di uno sfruttamento a sbafo dei contenuti altrui per trarne colossali profitti SIAMO PROPRIO NOI! In sostanza chiedo l’intevento della Triplice sindacale o in parole povere di CGIL, CISL e UIL per noi che siamo la manovalanza in nero del web!