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« Un'Artista PoliglottaQUELLO CHE LE DONNE NON DICONO »

Il tredicesimo è sempre Giuda

immagineIn attesa dell'entrata della Turchia e -perche'
no?- dell'Iran, da inizio anno, Romania e
Bulgaria sono entrate a far parte dell'unione
europea.
Sale così a 27 il numero dei paesi membri del refugium peccatorum
del vecchio continente, la cui politica e' sintetizzabile con la
massima "avanti c'e' posto".

Anche la divisa unica comincia il suo 2007 con un nuovo socio, si
tratta della Slovenia che dopo 2 anni e mezzo di anticamera entra
a pieno titolo nell'Euro.
Oggi infatti, e' l'ultimo giorno di circolazione del Tallero che, da
domani, sarà fuori corso legale dopo appena 15 anni dalla sua nascita.
Ironia della sorte, lo fa proprio nello stesso giorno in cui si dissolse
definitivamente la ex-Jugoslavia
, l'unione europea infatti aveva
fissato al 15 gennaio 1992 la data di riconoscimento, per gli stati
autoproclamatisi indipendenti dalla federazione.
Fra questi vi era proprio la Slovenia, che risolse le sue questioni
con la morente costruzione di Tito, con una "guerra" di 10 giorni.
La Slovenia era lo stato piu' ricco e quello etnicamente più
omogeneo della ex-Jugoslavia, la minoranza più consistente era
proprio quella italiana (da sempre gli unici, veri, "jugoslavi") il che 
é tutto dire.
Pochissimi i serbi, e quei pochi erano emigrati per lavoro, a
differenza della situazione croata dove vi erano diverse città ed
enclave a maggioranza serba.
Su questo scenario di grave ambiguità nacque lo stato sloveno,
che, nonostante le continue rivendicazioni di appartenenza
mitteleuropea, si saprà trovare a meraviglia nelle doppiezze
balcaniche; in questo senso il titolo dello spaghetti-western di
Giuseppe Vari e le sue malsane atmosfere descrivono
perfettamente la situazione.
Pur essendo politicamente alleata ai croati (entrambi gli stati non
volevano più far parte della ex-Jugoslavia), -de facto- facilitò
l'attacco militare serbo alla Croazia.
Era il mese di giugno del 1991 quando in Italia si stava svolgendo
il campionato europeo di basket: appuntamento sportivo che
rimarrà l'ultimo a cui la Jugoslavia ancora unita avrebbe preso parte.
Durante il giorno di vigilia della finalissima scoppiarono le ostilità
e l'unico giocatore sloveno della selezione jugoslava, il fuoriclasse
Jure Zdovc, ricevette un ordine perentorio da Lubiana: ritiro
immediato dalla delegazione.
Il giorno dopo il play sloveno, salutò i compagni (ormai solo di
squadra) e se ne andò.
La sera, sul parquet capitolino, furono Kukoc e Radja (croati)
assieme a Divac e Danilovic (serbi) a salutare il pubblico romano
e la storia, regalando alla crvena zvezda del Maracka Tito l'ultimo
trionfo sportivo.
In Slovenia si sparacchiò per poco più di una settimana fra i
territoriali sloveni ed i ragazzi -non solo serbi- che stavano
assolvendo agli obblighi di leva nel momento e nel luogo sbagliato,
prima che l'esercito federale iniziasse il suo ritiro.
Quei morti facevano comodo ad entrambi ma in realtà l'esercito
jugoslavo rimase nelle caserme in attesa di un ordine che da
Belgrado non arrivò mai: il primo ministro dell'allora federazione,
il croato Ante Markovic, era convinto che l'integrità della Jugoslavia
andasse tutelata ad ogni costo ma non era dello stesso avviso
Slobodan Milosevic presidente della repubblica federata di Serbia.
La sua linea, che prevalse, fu quella di lasciar andare la Slovenia,
facendo ritirare dalle caserme in territorio sloveno, le forze armate
jugoslave concentrate sul confine orientale giuliano, prendendo in
questo modo in una tenaglia la Croazia, attaccata
contemporaneamente da sud e da nord.
La Slovenia, una volta sbarazzatasi di "alleati" e "nemici" (vedete
voi chi sono gli uni e chi gli altri), voltò pagina e si disinteressò di
tutto ciò che accadde in seguito
e per farlo al meglio, scaricò alla
prima occasione anche i "Padri della Patria" (anche qui come altrove
i soliti comunisti riciclati).
Così, mentre i combattimenti infuriavano in Bosnia-Erzegovina, i
media sloveni si occuparono di demonizzare preventivamente (a
Lubiana non giunsero mai rivendicazioni o richieste da parte
italiana) il governo "fascista" che nel frattempo era andato al
potere in Italia; disinteressandosi platealmente, loro mitteleuropei,
della mattanza fra i loro ex-compatrioti.
La proiezione verso l'Europa avvenne anche da un punto di vista
economico
lasciando al loro destino le industrie di stato di eredità
jugoslava (e che ne facevano la repubblica più ricca fra gli stati
della ex-federazione) e puntando decisamente sul turismo,
sfruttando l'efficiente copertura stradale senza tuttavia disdegnare
case da gioco ed altri tipi di "indotto" turistico.
Il nord-est, ricco e ad un passo, e l'Austria, suo tradizionale
riferimento storico, raccolsero il testimone da Germania e Vaticano
(che più di ogni altro avevano spinto per il riconoscimento delle
nuove realtà) accompagnando il cammino della Slovenia verso
l'entrata nelle istituzioni europee.
Non fu un' attesa lunga, la Slovenia entro' nell'UE e nella NATO nel
2004 mancando solo per pochi anni la rivalsa militare sui serbi

(l'attacco contro la Serbia era avvenuto 5 anni prima).
Quell'Europa che, sportivamente, i suoi atleti avevano già
conquistato vestiti non dell'odiato blu, ma del comunque tutt'altro
che amato azzurro: Gregor Fucka nel 1998, e Mateja Cernic nel 2005.
Oggi. quel percorso cominciato nella calda estate del 1991 giunge
al capolinea
e questo stato grande pressappoco quanto la
Lombardia ed abitato da circa 2 milioni di persone e' il tredicesimo
membro dell'Euro.
Non foss'altro che per motivi scaramantici sarebbe stato
consigliabile farne a meno, ma per un'istituzione come la moneta
europea, gli stati come la Slovenia, sono membri ad honorem.

scritto da: MagoGandalf2006   su: Mala tempora currunt

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