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FAME DA RICERCA

Post n°274 pubblicato il 09 Ottobre 2007 da lauretta72
 

"Rubavo per mangiare!" Queste le parole di Capecchi, nobel per la medicina assegnatogli ad Oslo grazie alla ricerca sui cambiamenti genetici nei topi e la prima reazione non è parlare di scienza bensì di Lucie, la madre che la Gestapo deportò nel lager di Dachau nel 1941...."«Mi trovai da solo, per strada. Cercavo il cibo, avevo fame. Dall’età di 4 anni e mezzo fino a 9 anni ho vissuto per le strade di Bolzano, Verona, Reggio Emilia. Il mio unico pensiero era mangiare, evitare i pericoli e sopravvivere. Ero affamato. Ho vissuto giorno per giorno. Non sapevo se avrei mai più rivisto mia madre».

Molti ricercatori italiani non saranno sicuramente rimasti stupiti dalle dichiarazioni dello scienziato perchè nonostante siano passati tanti anni e la guerra sia finita molti brillanti studiosi sono costretti ad andare all'estero per poter garantire a se stessi e alla loro famiglia una vita dignitosa.

Un Paese che taglia i fondi alla ricerca non può ritenersi uno Stato civile e saggio, si discute spesso di informatizzazione delle scuole e ampliamento delle strutture didattiche ma bisognerebbe talvolta parlare con cognizione di causa..non ci sono fondi e quelli che ci sono sono, sono insufficienti.

Non riempiamoci la bocca di buoni propositi per stupire le folle, non parliamo di strutture multimediatiche quando a mala pena riusciamo a garantire un contratto a tempo determinato al personale, quando non si dispone nemmeno di fotocopiatrici, a volte nemmeno di banchi dove sedersi.

Non facciamo gli ipocriti per favore!!

 

Commenti al Post:
aupaz
aupaz il 09/10/07 alle 10:53 via WEB
bell oquesto post... allora, sono daccordo, e l'esempio ce l'ho incasa... l'università di udine, il sincrotrone di trieste, sono incubatori di idee e imprese che purtroppo, dai buoni propositi, sono nate imprese di vario tipo e tecnologicamente avanzate... secondariamente, quello che hanno bisogno le imprese tradizionali, è un supporto elastico, dalla ragpida adattabilità dat ad alcune problematiche delle aziende... insomma, la ricerca che si può fare in università non la può fare nessuna ditta ,a meno che non sianmo ditte grosse... e il risparmi per un'azienda, oltre che l'entrata per un'universotà, sarebbero il risultato simbiontico di una collaborazione fruttuosa come non mai... per esser avanti più degli altri ci vuole l'olio di gomito, ma anche le ideee avanzate o qualcosa che possa metter le base del futuro... Si inizia ora a farlo, e meno male... Per dire, l'università di Udine ha una sede staccata a Pordenone in ing.mecc perchè in provincia di PN ci sono ina marea di ditte in cui mancano figure professionali del genere... ora fortunatamente le cose sono cambiate, ma manca ancora il cordone che unisce le piccole aziende all'università... Ma ci arriveremo... La ricerca logora chi non ce l'ha!
 
stranealchimie
stranealchimie il 11/10/07 alle 18:54 via WEB
Uff...visto che non è comparso il commento che avevo scritto prima, lo riassumo qui di seguito.... La ricerca è il futuro del mondo ed è per questo che i paesi all'estero investono molto su di essa. Ho fatto ricerca per mesi all'estero con uno stipendio altissimo, vivendo in una casa messa a disposizione dall'università. Poi sono ritornata in Italia e mi hanno proposto un posto da dottorato pagato 1/3 rispetto a quant'ero pagata all'estero, vivendo in una casa il cui solo affitto (considerando che avrei dovuto vivere in una grande città)copriva metà dello stipendio. E allora perchè tornare in Italia?? Capisco perfettamene tutti coloro che appena possono vanno a fare ricerca all'estero!
 
lauretta72
lauretta72 il 12/10/07 alle 10:25 via WEB
La mia amica di 35 anni laureata, specializzata con anni di ricerche sulle spalle campa con 700 euro al mese, deve pagarsi il viaggio (non ha il pullman come altri dipendenti) e la mensa (prezzo pieno perchè non fa parte del personale aziendale)..per fortuna che il marito non ha studiato e guadagna abbastanza!
 
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