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Post n°601 pubblicato il 09 Marzo 2009 da redazione_blog
Tag: aborto, Cardoso, Chiesa Cattolica, cronaca, Diritti violati, esteri, ipocrisia, kayfakayfa, pedofilia, Recife, scomunica In Brasile, una bambina di 9 anni, violentata dall’età di 6 insieme alla sorellina di 14 dal loro patrigno di 23, accusa dei dolori all’addome. Commentando il gesto del suo ministro brasiliano, il Vaticano ha affermato che si trattava di un atto dovuto e inevitabile. Nessuno discute quanto proclamato dalla Chiesa. Tuttavia, visti i trascorsi non certo canonici di molti preti brasiliani – 1700 per la precisione – responsabili in passato di atti di pedofilia nei confronti di bambini poveri, denunciati con clamore dalla stampa brasiliana che raccontava del diario di padre Tarcisio, una sorta di manuale d’istruzioni cui un prete pedofilo doveva attenersi per non rischiare denunce, sarebbe stato forse il caso che la scomunica l'arcivesco la comminasse anche al violentatore, non fosse altro per non alimentare dubbi su una sorta di opportunismo in quanto, se avesse scomunicato anche lo stupratore, di riflesso avrebbe dovuto fare altrettanto con i preti pedofili di ieri (il Vaticano è solito spostare di parrocchia i propri ministri che si macchiano di questo crimine) e, presumibilmente, di oggi, che esercitano il ministero a Recife e dintorni, rischiando di trovarsi di colpo senza più preti cui far celebrare messa! scritto da: kayfakayfa sul blog LA VOCE DI KAYFA
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Io sono cattolica e non nascondo di guardare con preoccupazione alle espressioni di anticlericalismo che diventano sempre più diffuse. Sarei però una stupida se non ammettessi, con altrettanta preoccupazione, che tanta ostilità verso il clero si sta manifestando in primis a causa di atteggiamenti ipocriti e contraddittori proprio da parte dei vertici della chiesa su diverse questioni. Trovo scandalosa la vicenda della bambina brasiliana, a maggior ragione perchè se la legge di Dio pone, giustamente, la vita umana tra le priorità, è vita umana drammaticamente compromessa anche quella di una bimba violentata dall'età di sei anni, ed è vita umana esposta a rischio anche quella di una bimba sottoposta ad un eventuale parto gemellare che il suo fisico non sarebbe in grado di sopportare.
Credo che Enzo abbia posto l'accento sulla questione giusta...scomunicare ufficialmente i pedofili significherebbe scomunicare anche i preti pedofili. Per onestà ammetto di non ricordare esattamente cosa afferma il diritto canonico a riguardo. Ricordo che esistono due tipi di scomunica: una automatica e l'altra che necessita di essere pronunciata da varie autorità sino al pontefice. Non ricordo la tipologia delle scomuniche automatiche e se in essa è ricompreso il caso di pedofilia..comunque una scomunica a parole sulla materia io non l'ho mai sentita..mentre ricordo che Giovanni Paolo II scomunicò i mafiosi ad es.
Tecnicamente, il Codice di diritto canonico usa l'espressione "latae sententiae" per indicare che la scomunica si attua appunto nel momento stesso in cui il fatto avviene.
Per quanto riguarda la bambina brasiliana, non c'era bisogno di tanta urgenza e pubblicità nel dichiarare un fatto che si attua in maniera automatica.
Ci sarebbe stato bisogno, piuttosto, di una testimonianza di vicinanza a questa bambina.
Un atto di amore che, pur mantenendo fermo il principio, avesse guardato oltre la sfera giuridica.
Prima di pensare alla scomunica la bimba doveva essere in primo luogo difesa, abbracciata, aiutata con dolcezza.
Così non è stato, purtroppo.
Considerazioni sull’aborto.
Premetto che la scomunica è la pena ecclesiastica più severa, che colpisce alcuni peccati particolarmente gravi.
La scomunica impedisce di ricevere i sacramenti e di compiere determinati atti ecclesiastici.
L’assoluzione, di conseguenza, non può essere accordata, secondo il diritto della Chiesa, che dal Papa, dal vescovo del luogo o da presbiteri da loro autorizzati (In caso di pericolo di morte, tuttavia, ogni sacerdote, anche se privo della facoltà di ascoltare le confessioni, può assolvere da qualsiasi peccato e da qualsiasi scomunica).
La morale cattolica ha principi da cui non può prescindere, anche se lo volesse. La difesa della vita umana fin dal suo concepimento appartiene a uno di questi e si giustifica per la sacralità dell'esistenza. Ogni essere umano, infatti, fin dal primo istante porta impressa in sé l'immagine del Creatore, e per questo siamo convinti che debbano essergli riconosciuti la dignità e i diritti di ogni persona, primo fra tutti quello della sua intangibilità e inviolabilità.
La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza, l'essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita.
Fin dal primo secolo la Chiesa ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto provocato. Questo insegnamento non è mutato. Rimane invariabile.
L'aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale.
Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l'altissima missione di proteggere la vita, missione che deve essere adempiuta in modo umano.
Perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; e l'aborto come l'infanticidio sono abominevoli delitti.
La cooperazione formale a un aborto costituisce una colpa grave.
La Chiesa sanziona con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana. “Chi procura l'aborto, ottenendo l'effetto, incorre nella scomunica latae sententiae” ( Codice di Diritto Canonico, 1398) “per il fatto stesso d'aver commesso il delitto” ( Codice di Diritto Canonico, 1398) e alle condizioni previste dal Diritto (Cf ibid., 1323-1324).
La Chiesa non intende in tal modo restringere il campo della misericordia. Essa mette in evidenza la gravità del crimine commesso, il danno irreparabile causato all'innocente ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società.
Sulla pedofilia Per quanto riguarda gli atti di pedofilia sono di responsabilità del singolo, che li compie.
Non va inoltre dimenticato che anche la Chiesa è una vittima, perchè tali delitti sono una gravissima offesa alla dignità della persona, creata ad immagine di Dio; e per la contro-testimonianza cristiana che si dà compiendo tali misfatti.
Ciò premesso va comunque pur sempre affermato che anche un solo prete pedofilo è uno di troppo, è un prete che non avrebbe mai dovuto essere prete, va punito severamente senza se e senza ma.
Va purtroppo detto che, invece, alcuni singoli Vescovi hanno sbagliato quando, sottovalutando i fatti, si sono limitati a spostare da una parrocchia a un’altra, il prete responsabile di atti accertati di pedofilia. Anche per questo motivo la Santa Sede ha deciso nel 2001 di avocare a sé il giudizio su tali delitti.
La Santa Sede tratta i delitti dei pedofili in 2 documenti che si occupano dei delitti di pedofilia:
1) L'Istruzione del 16 marzo 1962 Crimen sollicitationis, approvata dal Papa Beato Giovanni XXIII ed emanata dall’allora Sant'Uffizio divenuto poi Congregazione per la Dottrina della Fede. Si trattava di un importante documento atto ad «istruire» i casi canonici e portare alla riduzione allo stato laicale i presbiteri coinvolti in nefandezze pedofile.
2) L’Epistula De delictis gravioribus' ("crimini più gravi"), firmata il 18 maggio 2001 dall'allora cardinale Joseph Ratzinger come Prefetto della Congregazione. Tale Lettera ha l'unico scopo di dare esecuzione pratica alle norme (Normae de gravioribus delictis) promulgate con la Lettera Apostolica Sacramentorum sanctitatis tutela, del precedente 30 aprile 2001, che è firmata da Papa Giovanni Paolo II. Tali documenti riguardano l’agire in giudizio da parte della Chiesa, al suo interno, a livello canonico. Dunque non riguardano affatto le denunzie e i provvedimenti dei tribunali civili degli Stati, i quali devono fare il loro corso secondo le proprie leggi. Chiunque si è rivolto o si rivolge al tribunale ecclesiastico perciò poteva e può rivolgersi anche al tribunale civile, denunciando simili delitti. Quindi l’agire della Chiesa non è finalizzato a sottrarre tali delitti alla giurisdizione dello Stato e a tenerli nascosti. Anzi.
Esistono pertanto due strade, per accertare e condannare i sacerdoti responsabili di atti di pedofilia: quella della Chiesa, col proprio Diritto Canonico, e quella dello Stato col proprio Diritto penale. Ognuna delle due strade è autonoma e indipendente dall’altra: foro civile e foro canonico non vanno confusi.
Questo implica che, nonostante non sia neppure iniziato oppure sia stato avviato o concluso il processo civile, la Chiesa necessariamente deve fare il processo canonico.
La Parola di Gesù
Occorre, infine, aggiungere che la condanna più severa, fonte di riprovazione netta e inequivocabile, è contenuta nelle parole di Gesù quando, identificandosi con i piccoli, afferma nei Vangeli Sinottici:
«Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Chi invece scandalizzerà anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da un asino, e fosse gettato negli abissi del mare»
(Mt 18,5-6; Mc 9,42; Lc 17,1-2).
Spero che il contributo sia stato utile. Grazie per l'attenzione, Gianpiero.
2)un prete che commette certi atti vergognosi produce scandalo per la chiesa ma anche per i cattolici; 3)continuiamo ad accettere supinamente questi atteggiamenti ipocriti e contraddittori e saranno sempre di più le manifestazioni anticlericali e gli allontanamenti dei fedeli dalla chiesa;
3) troppi strafalcioni, troppi...non solo in materia di pedofilia, ma anche ad es. sul recente caso dei vescovi riabilitati. Se non sono i cattolici per primi ad esprimere rimostranze prevedo che le chiese saranno sempre più vuote.
Per correttezza preciso che il post non è mio ma scritto da kayfakayfa, uno dei componenti di questo blog.
Buona giornata.
La mia fede è in Dio, non negli uomini.
L'equazione "cattivi esempi = Chiese vuote", in tutta franchezza, appare un pò datata.
Che sia un alibi?