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Soldati

Sono trascorsi pochi giorni dal tragico attentanto in cui hanno perso la vita sei soldati italiani. Sono stati scritti fiumi di parole, tv e media hanno fatto la loro parte.
Ascoltiamo in  questo post,  la "voce"  di un militare : il racconto delle sue esperienze, il suo personalissimo punto di vista.

Io sono militare con un po’ di esperienza sulle spalle (25 anni circa). Ho partecipato a varie missioni fuori area e, cosa atipica nell'esercito, sono del nord Italia. Forse può interessare il mio pensiero.
Concordo in parte sulle opinioni che leggo riguardo ai politici in merito all'atteggiamento tenuto riguardo a questa ennesima disgrazia. A volte ho la sensazione che siano tutte parole di circostanza. Io credo però che molti di loro si siano veramente emozionati.
Comunque fanno il loro mestiere. Lo hanno scelto.
Ed è una scelta anche la nostra; quella di fare i soldati. A proposito della consapevolezza: dissento in maniera netta rispetto al dubbio che leggo espresso da più parti. Si parla di uomini e donne nel pieno delle loro facoltà mentali, assolutamente in grado di valutare i rischi che andranno a correre intraprendendo la carriera militare. Quindi consapevoli al massimo delle loro scelte. Riguardo al nostro rapporto con i soldi, basta studiare l’etimologia della parola “soldato” per spiegarlo. Nessuno lavora gratis. E’ chiaro che alla base ci devono essere delle motivazioni ben precise per indurre un giovane ad intraprendere la carriera militare. Ma queste motivazioni non possono derivare esclusivamente  dal compenso economico. Per quanto mi riguarda posso dire che il nostro non è un lavoro comune e che non credo tutti siano naturalmente portati per farlo. Ma questo non perché io ritenga di far parte di una elite.
Io non potrei
mai
fare l’impiegato in banca nemmeno per il doppio dello stipendio, per intenderci. 
Secondo il mio punto di vista si può parlare di vocazione.
Chiaro è che l’ambiente è eterogeneo e, come in tutte le realtà, anche nella nostra ci sono le mele marce, quelli che scelgono di fare questo mestiere perché credono di guadagnare soldi “facili”. Garantisco che cambieranno presto idea.
Ad esempio, passare sei mesi lontano da casa, soprattutto per chi ha già una famiglia, non è facile. E considero solo la questione logistica: la distanza da casa, la branda, il caldo, le mosche nel piatto, il lavarsi tutti insieme, il dormire tutti insieme, il respirare sabbia e l’impossibilità di staccare la spina la sera; insomma il condividere con altri (a volte anche rompipalle) la propria vita h24 per 6 mesi, è alienante.
Senza contare poi il rischio latente ed i pericoli derivati dal proprio incarico.
Chiarisco poi anche il discorso “volontari”. Volontari si è quando ci si arruola. Non ti offri volontario per andare in Afghanistan. Quando il tuo reparto esce, ci vai e basta, senza discutere. La scelta (consapevole) l’hai fatta a priori.
Non spetta a me infine spiegare quali siano le ragioni perché i soldati italiani vengano mandati in Afghanistan.
Posso però affermare, con buona ragionevolezza, che il terrorismo e le cosiddette  “minacce asimmetriche” per il nostro paese, si combattono anche e soprattutto a 10 ore di volo dall’Italia. E se il nostro governo ha preso degli impegni di collaborazione a lungo termine con altri partner europei e mondiali sul controllo e la deterrenza del terrorismo “a domicilio”, è giusto e corretto che si rispettino gli accordi.
Non facciamo per piacere la solita figura di quelli che appena le cose iniziano a girare male, voltano le spalle.
Per finire, se mi si chiede se si tratti di eroi o vittime, la mia opinione è che loro non sono degli eroi. Il rischio latente c’è, è innegabile, ma senza nulla togliere a quei poveri ragazzi io non mi sento di chiamarli eroi. L’eroe è come un fuoriclasse: ne nasce uno ogni mille. Eroe è chi davanti ad un rischio per la propria vita, certo, dimostrato e materializzato, la offre per salvare altre vite. Salvo D’acquisto era un eroe. Certamente essi sono vittime; vittime di una logica spietata e aberrante di un paese dove la vita umana ha un valore insignificante.

Scritto da :  CERONTE-RINOX     sul blog :  SUMBEAM IS COMING

 

Commenti al Post:
blanche_revenant
blanche_revenant il 27/09/09 alle 12:13 via WEB
Il giorno dei funerali ho attraversato uno stato d'animo diverso e contrapposto. Non capivo bene cosa accadesse in me. Sono un'antimilitarista, contro la guerra e contro le divise. Ed ho una idea precisa della guerra e di questa guerra che cercano di nascondere sotto le parole "missione di pace". Ma ero lacerata per quegli uomini che sono andati a fare un lavoro, credendoci fermamente, forse senza neanche averlo scelto, ma che hanno deciso di svolgerlo. Erano degli uomini morti in delle bare, con un vissuto, una vita, delle famiglie. E non ho pensato ad altro!
 
avvbia
avvbia il 27/09/09 alle 12:33 via WEB
ROSS CIAO. UN POST MOLTO MOLTO COME DIRE.. PROfONDO. PERCHE PARLIAMO DI PERsone CHE Nn CI SONO PIù,DI GIOVANI ChE LASCIANO QUESTA VITA,DI FAMIGLEI CHE PIANGONO.Ma l'arogemnt,a mio paRere,è stato traTtato con un taglio dignitoso.. Molte cose le condivido ed il mio comm. si potrbe fERMARE a drti che l'ho letto.. ma solo una parola vorrei dire. si c'è chi non lavorerebbe in banca per il doppio dello stipendio ma il lavoro nell'80 per cento dei casi è alienazione,.liberazione dal bisogno,necessità. Spesso non si sceglie si subisce.E molti di coloro che vannno in queste missioni lo fanno( indpendentemente da CHI CI CREDE..) per necessità disoccupazione diperazione.solo ouesto volevol dire oggi ed adesso. ciao.GUARDA CASO SONO QUASI TUTTI DEL SUD.....
 
LRS_1
LRS_1 il 27/09/09 alle 14:43 via WEB
Ecco un altro tema che mi tocca molto. Quello che mi ha particolarmente irritato della vicenda sono i fiumi di retorica di questi giorni. Anch'io, convinto obiettore di coscienza, sono antimilitarista e considero gli eserciti un anacronismo della storia. Ma riconosco all'autore del post un equilibrio e una dignità, oltre che una passione sincera nelle sue parole. Sul dolore personale per la strage non mi pronuncio. Na non credo che il ritirarsi su due piedi dall'afghanistan giovi all'Italia e alla coalizione. Piuttosto la politica deve fare la sua parte, e prendere atto che bisogna trattare con tutte le forze presenti su quel territorio, che hanno un sostegno vero nella popolazione civile. Altrimenti non se ne esce e i lutti continueranno, sia per i civili, che sono quelli che pagano il prezzo più alto, che per i militari, indipendetemente dalle motivazioni che li portano a fare il loro mestiere.
 
bad_day_a
bad_day_a il 28/09/09 alle 07:47 via WEB
Grazie per aver dato rilevanza a questo bellissimo post,credo sia uno dei migliori che sia stato scritto per l'occasione dell'ultimo attentato.Sentire la voce di chi indossa la divisa e lo fa con passione aiuta forse a rispondere a tante e troppe domande e dubbi che la gente ha ancora riguardo a questo lavoro,cosi' odiato da alcuni ma tanto amatoda noi che ci stiamo in mezzo.Complimenti anche a chi ha commentato prima di me,commenti intelligenti e pacati.Buona giornata
 
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