O
ggi ricorre la Giornata Mondiale contro l’Omofobia, istituita nel 2005 su iniziativa di Louis-Georges-Tin per ricordare la data in cui l’omosessualità fu rimossa dalla lista delle malattie mentali stilata dall’Organizzazione mondiale della sanità.
Tre anni fa l’Unione Europea ha istituito ed esteso su tutto il suo territorio questa Giornata di riflessione e di sensibilizzazione in occasione della quale, in Italia, il Presidente Giorgio Napolitano riceverà le rappresentanze delle associazioni LGBT (Lesbiche, Gay, Bisex, Transgender). Seguiranno, nei successivi 10 giorni, iniziative a sfondo culturale programmate in circa 50 città italiane con l’obiettivo di sensibilizzare le persone sul tema dell’omosessualità ed in particolare su quello strisciante ed ancora diffuso dell’omofobia.
Nonostante infatti a parole, la discriminazione collegata a motivi di orientamento sessuale sia lontana anni luce dal modo di pensare di tanti di noi, l’Italia è, fra i paesi europei, quello in cui si registra il maggior tasso di omofobia manifestato a livello politico, sociale ed istituzionale. Proprio in Italia, e precisamente in provincia di Brescia, è programmato nei prossimi giorni un convegno del quale il principale relatore sarà Joseph Nicolosi, psicoterapeuta statunitense che da anni sostiene la cd. “Terapia Riparativa” ovvero un insieme di magheggi mentali e psicologici che avrebbero la capacità di traformare un gay o una lesbica in un irriducibile eterosessuale.
Ci sarebbe di che riderne, se non fosse che il suddetto convegno, riservato ad un pubblico selezionatissimo ed accessibile solo previa iscrizione, è stato organizzato, fra gli altri, dai “Medici Cattolici di Brescia” e dalla Libera Associazione di Operatori Sanitari “Medicina e Persona”. Ma come? L’OMS ha riconosciuto da oltre un decennio che l’omosessualità non è una patologia ed anzi rientra tra le possibili varianti del comportamento umano e vi sono medici e sanitari che contravvengono ai codici ed alle direttive del proprio ordine professionale nonché allo stesso Manuale diagnostico dei disturbi mentali interessandosi di terapie riparative?
Le sorprese però non sono finite qui, perché tra i relatori dell’imminente convegno, vituperato pubblicamente dall’Ordine degli Psicologi secondo cui "gli psicologi non possono prestarsi ad alcuna terapia riparativa dell’orientamento sessuale", spuntano altri nomi eccellenti: l’infettivologa Chiara Atzori, lo psicologo e psicoterapeuta Roberto Marchesini e dulcis in fundo anche il Dott. Giancarlo Ricci che, oltre ad esercitare la professione di psicoterapeuta, risulta essere anche giudice onorario presso il Tribunale dei Minori di Milano.
Dal canto mio io vorrei proporre ai su citati relatori, di impegnare le proprie energie per occuparsi di altri comportamenti, essi sì disdicevoli e inaccettabili. Ve ne riporto alcuni a scopo esemplificativo.
Poco tempo fa a La Spezia, Regina Satariano, dirigente di una associazione Trans è stata vittima di un’aggressione, durante il funerale dell’uomo che le era stato accanto per ben 21 anni.
Non più tardi di dieci giorni fa, a Bolzano, due ragazzi gay sono stati picchiati da un gruppo di sette persone all’uscita del locale “Sei come sei”, noto per essere un locale gay-friendly.
Su Facebook era stato aperto e fortunatamente chiuso per segnalzioni di abuso, il gruppo “Cancelliamo l’Omofobia” , gruppo che, al grido “Io non ho paura dei gay…mi fanno schifo”, si proponeva di schedare tutti gli utenti omosessuali presenti sul noto social-network, pubblicandone nomi, cognomi, foto e vari dati sensibili, nonché definendoli apertamente “pedofili”.
A Roma, in zona Trastevere, un ragazzo gay di soli 22 anni è stato aggredito su un’autobus da quattro coetanei, con le solite e “giustificabilissime” motivazioni: “Sei gay e fai schifo”.
L’elenco degli episodi di omofobia, di violenza, di mobbing o di bullismo dettati da motivazioni sessuali, potrebbe agevolmente continuare, arricchirsi in modo ai più sorprendente, anzi, esso non sarebbe comunque esaustivo, poiché in Italia, il Paese che ha bocciato l’introduzione dell’aggravante di reato legata all’omofobia, suscitando così le dure critiche dell’Unione Europea e dell’Onu, moltissime vittime di omofobia preferiscono spesso non denunciare le violenze e le aggressioni subite, scoraggiati dal clima di discriminazione che ancora oggi li circonda.
A me non fanno schifo gli omosessuali mentre mi fa decisamente schifo l’omofobia.
Per questo, prendendo esempio dal blog di Barbara, da oggi su Blog Penna Calamaio, troverà un suo spazio fisso il banner contro l’omofobia.
Ne metto qui a disposizione alcuni di vario colore, realizzati in tutta fretta. Se lo desiderate potete prenderli e rendervi testimoni anche voi, attraverso i vostri blog, del disprezzo che meritano certi comportamenti.
Appena possibile ne realizzerò altri con sfondo non già bianco, bensì trasparente, mettendoli a disposizione di chi condivide il mio pensiero a riguardo.
Questa non è l'ora migliore per fare un ragionamento approfondito, ma io ho il vantaggio di poter poltrire alla mattina.
Quelli che hai citato come esempi di omofobia, sono esempi eclatanti. Ma come una "ola" da stadio, l'omofobia si manifesta anche in altri modi. Per esempio: un ballerino viene solitamente bollato come omosessuale solo perchè, per mestiere, ha movenze aggraziate. Quindi tutti i ballerini sono gay. Parimenti, i preti sono tutti pedofili perchè, fra loro, alcuni lo sono. Non ho mai sentito un uomo dire di un altro uomo che è bello, quasi che il solo pronunciare questa parola sia come prendere un'infezione. Eppure tutti noi viviamo un rapporto omosessuale rispettivamente col proprio padre o con la propria madre. Ho avuto un vicino di casa, sposato e con figlio, che era omosessuale, ed era bello d'aspetto, di una gentilezza e di un'educazione estrema. Tuttavia, nel ristretto ambito del condominio, era tenuto ai margini.
Come concetto generale, non sono d'accordo su quello che scrivi a proposito del convegno di Brescia perchè, se una persona omosessuale vive con disagio la sua situazione, penso che qualsiasi tentativo vada esplorato. Laddove naturalmente vi sia la volontà della persona stessa a farsi curare. Anche perchè, all'atto pratico, medici e psicologi non sono mai andati d'accordo.
... e con questo ti auguro una buona giornata.... il THeO
Tornando al tema trattato è indubbio che da parte ecclesiastica e nell'area dei cattolici esista una considerazione distorta dell'omosessualità. Però non cadiamo nel tranello di diventare anche noi fautori di discriminazione (in questo caso verso il mondo cattolico). Io sono cattolica e per prima, anche sul blog, cerco di osteggiare certe posizioni e/o dichiarazioni scandalose (come quella di Bertone) così come urlo contro l'ipocrisia dei vertici ecclesiastici che a lungo si è manifestata rispetto al dramma della pedofilia. Però non facciamo di tutt'erba un fascio. Personalmente ho amici omosessuali ed amiche lesbiche e non mi sognerei mai di consigliargli uno psicologo. Magari a qualcuno ho consigliato maggiore stabilità affettiva, ma come avviene tra amici anche eterosessuali, quando si attraversano momenti di "confusione". Parimenti sono contraria alla rappresentazione che del mondo omosessuale si dà con i vari Gay Pride, mentre avrei voluto fermamente che fosse introdotta nel nostro codice penale l'aggravante dell'omofobia. Buona giornata anche a te. Ross
http://www.queerblog.it/post/8005/per-un-monsignore-la-giornata-mondiale-contro-lomofobia-e-oscena