Da Vanity Fair del 9 settembre 2009
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ono rimasta incinta a 21 anni, vivevo in Francia, e quando sono andata dalla ginecologa mi ha spiegato la possibilità di intervenire con una pillola anzichè con un intervento chirurgico. Ma questo ha semplificato e banalizzato la mia scelta, come a torto molti sostengono: ho riflettutto a lungo, parlato con il mio compagno e i miei cari, fatto domande, cercato di capire quale fosse la strada giusta. L'aborto è una scelta penosa, mi sembra riduttivo misurarne il peso basandosi solo sul modo in cui viene portata a termine.
Sono contenta di non aver vissuto quest'esperienza in Italia: perchè ho trovato una ginecologa che mi ha spiegato con serenità tutte le possibilità che avevo;
perchè quando al momento di prendere la prima pillola il medico mi ha vista in lacrime mi ha detto di tornare dopo qualche giorno e mi ha offerto la possibilità di parlare con uno psicologo;
perchè al momento del ricovero non sono stata trattata come un'assassina; e perchè credo che sia un'ingiustizia rendere l'interruzione di gravidanza più invasiva e dolorosa di quanto sia necessario. Abbiamo il diritto di scegliere: vorrei che anche in Italia potessimo farlo.
FLAVIA
Donne che odiano le donne
Studio Legge a Padova ma, nonostante le borse di studio e i lavoretti (vengo da una famiglia non certo benestante), non sono ancora riuscita a laurearmi.
Ho un'esperienza pluriennale come impiegata. Ho rimandato il matrimonio per anni. Quando mi sono sposata, ho rinunciato al congedo matrimoniale per dare una dimostrazione di serietà alla ditta per cui lavoravo come precaria con la promessa di lavoro a tempo indeterminato. Risultato: a casa.
Ho rinunciato ai figli perchè aspettavo di poter offrire loro una stabilità economica e una madre soddisfatta di sè anche come lavoratrice. Ora mi sono "rotta".
Mi sono stufata degli uomini che ai colloqui, con o senza fede al dito, ti guardano e ti hanno già scartato perchè sei in età da figli: meglio un incapace che una potenziale futura madre.
Ne ho le scatole piene dei selezionatori che, dopo averti visto superare brillantemente i test, partono con la battutina:"Ma tra qualche hanno, una volta avuto il lavoro fisso, un figlio lo vorrà, o no?".
Ma la cosa che più mi ferisce sono i colloqui con le dirigenti DONNE che scrutano i curricula soddisfatte e poi: "Ma figli no?". Che delusione.
Avere insieme figli e lavoro è un lusso: è questo il messaggio, e poi ci si lamenta se nascono meno bambini. Avere un lavoro e diventare madri è possibile? Dove sono le leggi a tutela di noi donne? E questo sarebbe un Paese evoluto?
NADIA F.
Due storie molto forti, in questo terzo millennio che ha riscoperto la totale indifferenza verso le donne. Sembra di parlare di storie di secoli fa, ed invece sono attualissime.
Del resto questa nuova società in costruzione svilisce le donne, le vilipende, ne fa mercimonio. Finge di portarle ai vertici di economia e politica, salvo lasciar intendere che non sia per meriti intellettivi ma per meriti fisici.
Le storie di Nadia e Flavia sono emblematiche di come sia difficile, a tratti impossibile, essere donne in questo terzo millennio.
Nadia, una ragazza che per fortuna non è stata criminalizzata nella sua scelta di abortire. E che ammette di essersi sentita aiutata dallo staff medico. Ma, ahinoi, ammette anche di averlo fatto in Francia.
"Abbiamo il diritto di scegliere!" dice alla fine della sua lettera.
E mi preme sottolineare che quando si votò il referendum per l'aborto, molti cattolici votarono SI, pur essendo in disaccordo per il proprio credo, e lo fecero per dare a tutti il diritto di poter scegliere se usare o no la legge che sarebbe esistita. Solo nei regimi, siano essi di destra o sinistra, c'è un governo che impone le proprie di scelte!
Flavia subisce una squallida discriminazione: essendo donna, vorrà dei figli in futuro che significheranno un minor rendimento sul lavoro.
Forse nel curriculm dovremmo riportare la dicitura fertile o sterile, come ulteriore qualifica.
Che società è quella che si lamenta di essere "vecchia" perchè nascono sempre meno bambini, se poi non dà lavoro a quelle donne che li vogliono e con tale lavoro li manterrebbero?
E' come se queste due donne, e tante come loro, vivessero la colpa di essere nate donne.
Una colpa che dovranno portarsi addosso in eterno. Perchè la società pretende di avere il monopolio su di loro quali esseri umani di sesso femminile.
scritto da blanche_revenant in prendiappunti
1) Perchè quando, a Luglio 2009 questo blog è stato bannato, senza che avessimo mai avuto sino ad allora scambi privati, prendesti pubblicamente le mie difese e da allora io ti ho voluta come membro di questo blog
2)Perchè a differenza dei tanti membri di Calamaio che sono scappati a causa dei continui disturbi che ricevevo io e Blog Penna Calamaio, tu sei rimasta pur avendo ricevuto direttamente "visite" nel tuo blog che io ho perfettamente riconosciuto
3) Perchè a differenza dei tanti che da Calamaio hanno preso visibilità e poi sono sono spariti sia come autori sia come commentatori, tu sei arrivata quando a portare avanti il blog ero rimasta sola non potendone quindi garantire i livelli di un tempo (anche se...me la cavo niente male) e non ti fai viva solo quando c'è un tuo post ma partecipi a tutte le attività del blog.
4)Perchè a differenza dei tanti che hanno fatto parte di Calamaio, tu sei stata l'unica a darmi la discrezionalità sul quando pubblicare e sul come pubblicare. Altri prima di te hanno avuto da ridire persino sull'inserimento di eventuali ndr, fermo restando che non ho mai lasciato perire nessun post nelle bozze
5)ed infine, ma non per importanza, perchè sembri avere la sfera di cristallo e mi mandi un post proprio quando io sono incasinata di lavoro e non posso dedicarmi al blog, consentendomi, in questo modo di poter aggiornare Calamaio senza sottrarre tempo ai miei impegni reali. Grazie. Ross
Mettere una donna anziana nella condizione di girare per case trattenendo a stento le lacrime è qualcosa di indegno per uno Stato che voglia ritenersi civile. Non solo molte delle dichiarazioni programmatiche contenute nel nostro testo costituzionale in materia di diritto al lavoro o di parità di trattamenti tra i sessi sono rimaste inattuate. LO stato sociale in Italia fa acqua sotto molti aspetti e penso alle regioni in cui si è costretti a pagare fior di quattrini per un esame medico, penso alle regioni in cui per ottenere una visita specialistica senza prima crepare bisogna avere la fortuna di poterla pagare di tasca propria, penso alle regioni nelle quali si arriva a 50 anni senza avere mai lavorato con uno straccio di contratto di lavoro, penso alle generazioni dei cococo e dei cocopro (i lavoratori con meri contratti di collaborazione), penso ai ragazzi assunti con contratti di formazione, licenziati ogni 2 anni e sostituiti con lo stratagemma di assumere mediante nuove ragioni sociali, penso a quei ragazzi che di due anni in due anni arrivano alla fatidica età di 32 anni e non se li fila più nessuno ai colloqui di lavoro e penso a tutti quelli che domani non avranno una pensione o avranno una pensione da fame e forse, come quella donna si troveranno a girare di portone in portone per chiedere ciò che ad ogni individuo dovrebbe essere garantito in uno Stato che possa dirsi civile: un pasto caldo e la serenità almeno durante la vecchiaia.
Vorrei però dare la mia personale spiegazione al perchè le donne trovano la porta sbarrata quando cercano lavoro.
Il tessuto economico del nostro paese è formato principalmente da una miriade di piccole aziende, talvolta a conduzione familiare.
Se un'azienda ha 10 dipendenti e una di queste si assenta per maternità, viene a mancare il 10% della forza lavoro.
Anche in un'azienda che ha 20 dipendenti se 2 sono assenti viene a mancare il 10%. Ma non è la stessa cosa.
La quantità di lavoro è ponderabile, per cui, se per svolgere un determinato lavoro alla prima occorre mezzo lavoratore in più, non potendo tagliarlo in due lo deve necessariamente assumere per intero. La seconda invece, lo può assumere per intero, ma improvvisamente, in caso di assenza, le percentuali cambiano.
Si tenga inoltre presente che, assumere un dipendente, è un po' come sposarlo, se non addirittura più vincolante.
Lo dico per esperienza perchè, durante lo svolgimento della mia attività, ho avuto ben tre dipendenti che si sono assentate per maternità, e tutte hanno avuto una maternità difficile che le ha obbligate a stare assenti, ciascuna di loro, per quasi tre anni.
Poi, ritornate al lavoro, avevano esigenze di orari particolari, e se il figlio non stava bene, dovevano necessariamente assentarsi.
Sono un discriminatore se ho deciso di non assumere più dipendenti di sesso femminile?
Sono un discriminatore se ricorro, in caso di necessità, alle Cooperative di lavoro che si, costano di più, ma non sposo il dipendente?
Non sono capace di suggerire un rimedio, però, se voglio continuare nella mia attività, devo mettermi alla pari della concorrenza. Che non perdona.
E laddove vi sia un rimedio, le risorse, ovvero la torta da dividere, è sempre una sola, e ciascuno di noi vorrebbe la fetta particolare.
Ciao Ross, chiedo venia se, con questo commento, sarò uscito fuori tema.
Sarebbe più corretto definire il congedo di maternità come congedo di maternità/paternità poichè esso potrebbe essere fruito dal padre in luogo della madre ed a questo punto potrebbe capitarti una eventualità che non avevi preventivato quando hai deciso di escludere dalla tua azienda le lavoratrici in gonnella.
Che il contratto di lavoro a tempo indeterminato sia una sorta di matrimonio indissolubile è una favoletta inventata dal Berlusca. Nella pratica, soprattutto in determinate regioni, avviene che all'atto di sottoscrivere il contratto di lavoro a tempo indeterminato, il lavoratore sia costretto a firmare anche una lettera di dimissioni non datata da tenere nel cassetto per qualsiasi evenienza. Al lavoratore non resta che scegliere secondo la classica regola del "o così o Pomì".
Ci sono regioni nelle quali i lavoratori a fine mese firmano la busta paga mensile di 100 euro netti e ne mettono realmente in tasca 50 e ciò indipendentemente dall'accredito della stessa su conto corrente. (Mi sembra superfluo spiegare come agiscono in questo caso i datori di lavoro). Docet sempre la già citata regola del "O così o Pomì".
I contributi che molti dei lavoratori a progetto o dei vecchi co.co.co, nonchè quelli di molti lavoratori immigrati o dei tanti che hanno la sfortuna di lavorare in modo regolare per due, tre anni, ma anche 10, senza ovviamente conseguire i requisiti della pensione, vanno a finire nelle tasche degli enti previdenziali con buona pace di chi se li è visti ritenere dalla busta paga.
Per non parlare dei tanti lavoratori (in nero) costretti a stazionare sui balconi degli uffici professionali, al freddo, al gelo, o al sole cocente, quelle rare volte in cui in arriva in azienda una visita dell'Ispettorato del Lavoro. E non aggiungo altro, anche se ne potrei raccontare di storielle divertenti atte a dimostrare come, fatta la legge trovato l'inganno. Ed a chi OSI replicare che questi comportamenti sono illegali e quindi gli imprenditori non li mettono in pratica (non si può licenziare un dipendente in cfl, non si può licenziare una lavoratrice in maternità ecc..) io rispondo che anche l'omicidio è reato ma c'è chi lo pratica ed aggiungo che di fronte alle lungaggini della giustizia anche rispetto al giudizio di lavoro (che dovrebbe essere un giudizio abbreviato)(vieni in Tribunale a Bari alla sezione lavoro e poi ne riparliamo) al dipendente licenziato senza giustificato motivo oggettivo o soggettivo, poichè di norma si trova in una situazione di inferiorità economica rispetto al datore di lavoro, non resta che affiancare, alla regola originaria che ha caratterizzato tutto il suo rapporto lavorativo (che, lo ricordo, è quella del "o così o Pomì") la regola definitiva che entra in gioco in ogni caso di vertenza lavorativa. La suddetta regola assume il nome di "POCHI, MALEDETTI E SUBITO" e si riferisce agli spiccioli da avere come risarcimento di un licenziamento ingiustificato, di norma appianato in sede di conciliazione stragiudiziale, perchè a differenza del datore di lavoro, il dipendente ha bisogno di quei pochi spiccioli per continuare a magnare. PUNTO.
Ho scritto in premessa che è una mia personale spiegazione. Per il resto ho raccontato un'esperienza vissuta da me e quindi inoppugnabile, e da tanti che sono nelle mie stesse condizioni. Le lavoratrici sono ancora al loro posto, ma se ho deciso di non assumere più donne è perchè non posso più rivoltarmi le maniche e sostituirmi al loro posto. Che poi possa accadere che si assenta un uomo, è un discorso a parte, così come chi firma una ricevuta di 100 al posto di 50.
Lo so benissimo che accadono queste cose. E ti dirò di più: sono un'ulteriore aggravio per chi lavora coscienziosamente, (leggi concorrenza sleale).
non osando commentare personalmente lascio questa riflessione di una piccola-GRANDE DONNA:
"Non si tratta di voler essere diverse. Siamo diverse. Non abbiamo un passato di tradizione e di successo come gli uomini. Veniamo ex novo sulla scena del mondo. Perchè continuare a confrontarsi con gli uomini? A vederli come modelli? A loro possiamo riconoscere che sono riusciti a costruire la società di oggi, con i suoi grandi meriti e i suoi grandi difetti: tra questi l'aver favorito la competitività, l'ambizione e l'aver tollerato l'inumanità dell'uomo verso l'uomo e la crudeltà nei confronti dei suoi più semplici e innocenti compagni di strada. Dobbiamo riconoscergli anche i caratteri positivi che lo portano al successo, esplicati in ogni campo dello scibile umano. Ma nella donna ci sono attitudini e qualità che possono essere estramamente importanti nel rendere possibile la sopravvivenza della specie oggi così minacciata. Va cercata quindi una via diversa che si muova da un principio etico-sociale. Alla ricerca non dell'affermazione di sé, ma della comprensione del mondo che ci circonda." Rita Levi-Montalcini, La clessidra della vita.
uN SALUTO, M@.
L'idea di mettere i neolaureati a controllare le aziende è grandiosa. A patto però che i laureati siano competenti. Ho avuto ispezioni da parte di laureati, in tema di sicurezza, e le loro conclusioni sono state del tipo "se metti un filo in piedi non sale la corrente" (e non è una barzelletta).
D'accordo anche sulle leggi iteranti: i commercialisti affogano nelle cartacce , ma io pago i commercialisti nella misura dell'1% del fatturato per non affogare a mia volta.
Gli imprenditori, (nell'ambito del mio piccolo), non hanno nessun interesse a farsi passare per agnellini sacrificali: chiedono soltanto di poter svolgere il loro ruolo senza cartacce e pastoie burocratiche. Ovviamente, per non chiudere bottega devono guadagnare.
Ora però, cercherò di spiegarti, per immagini, perchè non si possono vincere le grandi battaglie se prima non si risolvono i piccoli problemi, alla stessa stregua di un esercito che non è sostenuto dalle salmerie.
Seguendo questo link - ( http://digiphotostatic.libero.it/Termometrho.s/lrg/4fa92348a4_3785316_lrg.jpg ) - vedrai l'immagine di un incrocio su cui si affacciano tre Comuni. Un cartello arrugginito indica il limite di velocità, e comunque il traffico, che proviene dalla S.Statale di destra, viene rallentato da un semaforo là dove la Statale si congiunge con le altre. E' da sempre così.
Quasi ogni giorno accadono incidenti dovuti alla velocità. Si potrebbe risolvere il problema con strisce rumorose, una segnaletica più vistosa o, meglio ancora, un Autovelox che sarebbe una miniera d'oro.
I Comuni, interpellati, rispondono che è compito della Provincia, la Provincia, interpellata, non risponde, e il giornale locale, ma solo se ci scappa il morto, ne dà notizia. Io attraverso questo incrocio almeno due volte al giorno.
Perchè non lo fanno?
Ross,
Ti ho rubato tanto spazio uscendo anche fuori dal seminato. Permettimi ora di chiudere in bellezza i miei interventi.
Sono venuto a commentare nel tuo Agorà solo per avere pubblicità. Non per me, ma per la mia Macchina Tagliabrodo.
Ti lascio il link: ( http://digilander.libero.it/Termometrho.s/Macchine/Tagliabrodo_6.gif )
Vedi di piazzarmi qualche pezzo perchè non tira. Forse a causa del fatto che non riesce a tagliare il brodo -:)))
... e potrebbe essere anche una figura emblematica!
Ciao
Ovvio che quando parlo di laureati mandati in giro a compiere attività ispettiva, non mi riferisco agli ispettori del lavoro propriamente detti, che per inciso, anche se pochi lo sanno, sono organi di Polizia giudiziaria con ampi poteri di vigilanza per l'ambito giuslavoristico. (In ogni Direzione Provinciale c'è sempre un nucleo di Polizia.). Mi riferisco agli Ispettori di Vigilanza che hanno poteri (più limitati) proprio nel settore contributivo.
Quello che scrivi sulle ispezioni in materia di sicurezza non mi sorprende, anzi, da qualche parte dovrei avere delle registrazioni di audio conferenze sul Testo Unico che sono delle vere e proprie comiche più che semplici barzellette. Però perdonami, se l'ambito è quello della sicurezza cambia l'area di appartenenza del laureato di turno. Sono prevalentemente ingegneri non dottori in legge. Quanto alle normative nazionali sia lavoristiche sia tributarie ti rivelo il vero motivo per il quale sono sempre in itinere. Esse dipendono strettamente dalla concezione economica dello stato da parte del legislatore. Ne consegue che cambiando il legislatore e la sua area politica (cosa che in Italia avviene ogni due per tre) chi subentra cerca di imporre la propria visione su chi l'ha preceduto con una stratificazione di norme che al confronto una legge finanziaria appare complessa quanto un Bignami.
Tu scrivi che gli imprenditori per non chiudere bottega devono guadagnare. Io ti rispondo che i lavoratori dipendenti devono guadagnare per mangiare, per fare figli, ma anche per comprare merce dalla tua bottega alimentando così l'economia. E' un gatto che si morde la coda ed anche di qui non si sfugge. Ma forse ad alcuni imprenditori sfugge il concetto.
Il resto del commento mi rifiuto di leggerlo. Se per capire cosa diavolo stai scrivendo devo visitare 40.000 indirizzi internet, mi viene mal di testa a priori e per una che sta annegando nelle cartacce da giorni credo non sia salutare. Immagina un pò se i tuoi 40.000 link li visiteranno tutti gli altri lettori di Calamaio che non hanno la mia stessa propensione alle pippe mentali. AMEN
Torno a farmi le pippe con i miei script perchè prima o poi riemergerò dalle mie maledette cartacce e non vi lascerò di certo a bocca asciutta.