mars expedition

salpare le ancore


per primi i saluti.che non sono dirito. piuttosto, voluti, desiderati, attesi.in una parola, è davvero bello ritrovarsi tutti. lo è ancor di più su pagine lontane dalla chat, coni suoi pro e i suoi contro.anche perchè queste pagine le righe e le parole le conservano.e qualcosa rimane, tra le pagine chiare le pagine scure. era così, vero?sia...parli di vita di bordo e ti rendi conto che in effetti ogni angolo di questa terra e di questa vita nasconde un pochino dei termini marinareschi. così come ogni nave e ogni marinaio si porta dietro un bagaglio di immagini e di espressioni legate agli aspetti della vita di ogni giorno.mi piace credere che ciò sia dovuto al bisogno che ognuno ha di infinito.e il mare, assieme a poche altre cose, mi pare l'emblema di infinito più facilmente raggiungibile.anche da soli.così, per partire si salpano le ancore, vale a dire che le braccia dei marinai (oggi la maggior parte delle navi ha gli argani meccanici) si susseguono con velocità notevole e frenesia accesa quanto lo sforzo per recuperare le cime e consentire il distacco dalla terra.il distacco, proprio il distacco.l'allontanarsi da qualcosa che sa regalare certezze ma spesso priva di sogni, dispensa consigli, fai il bravo, sii buona, non fare tardi, attenta alle persone che ti accompagnano; ma nega, talvolta, l'ignoto e la magia che lo avvolge.sarà anche per questo che il porto è poi visto come l'approdo, il punto in cui raccogliere gli sforzi fatti, radunare le immagini, romanzarle e regalarle alla fanciulla che inevitabilmente sta lì ad aspettare.in genere ne trovi tante, nei porti principali, quelli in cui gli sbarchi delle navi delle varie marinerie mondiali, soprattutto militari, si susseguono con maggiore frequenza.e non si pensi che sia una presa in giro, un gioco per portare a letto la prima che capita e soddisfare così un bisogno represso spesso per mesi (sul punto prometto di tornare con un post poco ortodosso...): quelle ragazze che aspettano sanno cosa attende loro, direi che è un gioco di ruoli.o almeno a me così piace pensare. so bene che non è sempre così. ma io, che ne sono comunque inesperto, provo a immaginarlo così, come persone che si cercano senza conoscersi prima, da una parte chi vuole sentirsi sussurrare di gesta singolari, di avventure particolari, di sudore misto a salsedine; e dall'altra di persone che sanno tessere una tela che serve a colorare diversamente le tende della stanza spesso vecchia e umida che ospiterà, restituendoli all'eternità, i sospiri e i mugolii di un uomo e una donna o di due uomini o di due donne o fate voi la combinazione.perchè si può cambiare l'ordine degli addendi e gli anni che si uniscono.ma il risultato non cambia mai. lo scambio del respiro come scambio dell'anima, PNEUMA dicevano in grecia.amore. che lo si chiami come meglio si crede.se così fosse, se davvero così fosse, dentro chiunque si nasconde, anche solo per una volta brevissima nella vita, un marinaio. e così mi piace pensare e credere.prima della partenza si levano le cime e si urla: libero dietro! libero avanti!.e allora, LIBERO DIETRO! LIBERO AVANTI! che questa nave incontri i favori di eolo e le grazie di venere.che minerva la illumini e giove la segue con occhio vigile.ma soprattutto che marte le dia la forza, cingendola di acciao, più forte dell'acciao di questi petti.come recita la preghiera del marinaio (su cui si tornerà...)buon viaggio. per ora sopra il mare. più in là anche tra i suoi fondali.giuseppe