mars expedition

Come ti passo il weekend


Carissimi marziani, mi farebbe piacere raccontarvi ancora delle ultime imprese della vostra affezionatissima Duna, ma una certa urgenza mi spinge a scrivervi di altro. Avrei quindi pensato di fare la classica operazione da terza elementare, il tema sulle vacanze. Nello scorso weekend ho deciso di passare un weekend sulla neve, ma, siccome vi è ben noto che è  piuttosto raro che mi capiti di fare una cosa normale, mi sono cercato un posto un po’ fuori dal normale circuito sciistico. Così, sono andato a godermi le copiose nevicate di un ameno paesello nel cuore dell’Austria che si chiama Mauthausen. Mi auguro che nessuno dei vostri zii o nonni lo abbia conosciuto da vicino, perché in effetti i servizi del luogo, tempo fa, non dovevano essere proprio dei migliori. La sistemazione non erano proprio di alto livello, tanto che gli ospiti venivano collocati uno sull’altro (mi vien da dire  letteralmente, uno sull’altro); più che montagne, lì ci sono colline, che sono sì piene di neve, ma pare che questo a nessun interessi. Mi dicevano, addirittura, che da uno strapiombo lì vicino, piuttosto che scendere con gli sci, la gente si buttava direttamente di testa (alcuno dicono che venivano gettati, ma può darsi che queste faccia parte delle leggende che circondano questo strano paese). Una delle cose che più mi ha impressionato, è che lì l’agricoltura ora stenta, mentre molti anni fa prosperava. Una sessantina di anni fa, sembrava che crescessero cavolfiori alti più di un metro, grazie alla cenere che veniva sparsa sui campi da un camino che si trovava proprio sulla sommità della collina. Non si sa bene cosa producessero, lì dentro, ma insomma, l’importante è che abbia dato da mangiare a tante persone. Sicuramente comunque era un posto con della gente poco raccomandabile, un carcere o qualcosa del genere. Pensate che una volta pare fossero scappati diverse centinaia di persone da lì. Per fortuna, però, le guardie avevano rasato i capelli dei prigionieri in mezzo (scommetto che a qualcuno di voi non serve il parrucchiere, per quelle zone della capoccia, vero?) e in questo modo hanno reso riconoscibili i felloni fuggiaschi tanto che, con il prezioso aiuto degli abitanti delle zone circostanti, sono riusciti ad acciuffarli tutti,  a parte una decina che sono riusciti a dileguarsi. Uno dei loro capi mi dicono abbia ricevuto una punizione esemplare, ma mi sembra troppo strano quello che ho sentito, quindi eviterò di raccontarvelo. L’unica cosa strana che succedeva, ma di cui nessuno parlava, è che si vedevano convogli di gente che entrava, ma forse facevano uscire la gente di notte o con qualche altro sistema, tipo elicotteri, perché da fuori non si vedeva nulla. O forse stavano sperimentando il teletrasporto che abbiamo visto tante volte in Star Trek. D’altronde, in quelle zone so per certo che operavano un sacco di scienziati. Lì vicino, nel castello di Hartheim, c’era un ospedale, o qualcosa del genere, in cui sembra che venissero ricoverati un sacco di persone, soprattutto meno fortunate di noi, come si dice. Se volete saperne di più, e sapete l’inglese, potete trovare qualche informazioni qui http://www.schloss-hartheim.at/index.asp?peco=&Seite=213&Lg=2&Cy=1&UID=se invece masticate solo l’italiano, potete provare qui se volete saperne un po’ di piùhttp://www.pinerolo-cultura.sail.it/gouthier/13campi%20di%20concentramento.htmmentre se proprio non avete tempo, basterà, per il concetto fondamentale, questohttp://members.aon.at/schloss-hartheim/HH%20HTML/Italienisch2.htm#taet Se invece non avete ciccato da nessuna parte, secondo me… dovreste farlo. Io l’ho fatto, e ho anche cliccato quihttp://it.wikipedia.org/wiki/Campo_di_concentramento_di_Mauthausen-Gusentanto per avere una breve infarinata E man mano, ho iniziato ad intuire. E mi sono partiti un sacco di pensieri, vi renderete conto. E pensa qua, e pensa là, mi sono detto “Ma se vicino a casa mia aprissero un posto così, cosa si direbbe?” Forse bisognerebbe interrogare qualche vecchietto o qualche contadino cubano che abita vicino alla base di Guantanamo, dove probabilmente non sono detenuti degli stinchi di santo, ma dove parrebbe che un pool di osservatori dell’Onu, nota organizzazione stalinista che opera segretamente per il sovvertimento dell’ordine precostituito, pare abbia impiegato sei mesi di indagini per scriver un rapporto dal quale si rileva qualche peccatuccio tipo detenzione arbitraria e torture sui prigionieri (per informazioni si può sempre cliccare quihttp://www.repubblica.it/2006/b/sezioni/esteri/amnesty/onurap/onurap.html La mia più grossa paura è che ciò che ha ucciso migliaia di persone lì e in altri luoghi, nonostante siano passati tanti anni, sia lo stesso nemico di fronte al quale siamo ogni giorno. Quindi, cari marziani, non perdiamo la voce, non abituiamoci a rintanarci nel nostro buco, al finto rispetto della privacy, alla mediocrità, ai furbetti (come va di moda dire ultimamente), al “è sempre stato così”, al “tanto sono tutti ladri, quelli”. Teniamo gli occhi sempre aperti, indigniamoci e gridiamo forte quando vediamo qualcosa che non ci sembra giusto, andiamo a bussare ad ogni porta finchè non otterremo soddisfazione. Serve tanta gente che dica che vuole un mondo pulito dentro e fuori, che vuole che ognuno abbia ciò che merita, un mondo di persone che vivono in serenità ed armonia, un mondo da conservare integro e da restituire più bello di prima alle generazioni che verranno dopo di noi. Se io avessi abitato lì vicino a quel lager, 60 anni fa, pur nella mia innocenza formale, queste cose non credo che sarei riuscito a perdonarmele, così come forse tante persone che allora hanno visto e non hanno fatto nulla sono morte con un macigno sulla coscienza, un macigno che all’inizio era un sassolino come ce ne sono tanti e di cui forse non sono neppure accorti, ma che quando hanno tentato di spostarlo era già troppo tardi, per tutti. E mi permetto di dirvi anche una seconda piccola cosa, sempre legata ai nostri poveri costumi. Mentre ero lì, in mezzo alle baracche, nel piazzale dell’appello pieno di neve, cercavo di immaginarmelo pieno di prigionieri e mi dicevo “Se tutte queste persone che sono passate per il forno tornassero a rivivere per un solo giorno e vedessero in che stato si è ridotta il nostra società…” . Non la faccio lunga, ma credo che, almeno per quel che mi riguarda, cercherò di fare in modo che i miei comportamenti oltraggino il meno possibile il coraggio e i profondi valori  di così tante persone che con tanta dignità e amore per la libertà e il prossimo hanno subito subire tante umiliazioni. E allora, che Marte sia un pianeta nuovo!