mars expedition

altri imbarchi


certe volte lo decidi quando imbarcare.soprattutto se la barca è tua.altre volte, è un ordine che piove da un altrodove. ma di fondo resta una scelta, come in un matrimonio, non puoi credere che tutto passi indolore.ogni tanto tocca salpare le ancore e discostarsi dalle facilità.una marinaio è tale anche e soprattutto per questo, sa che prima o poi si parte. e in questo si realizza. specie chi ha detto sì con consapevolezza e non per necessità di una busta paga generosa ma semper insufficiente. per noi, non per se stessa.sia...pensando a queste cose mi tornava in mente un albo di dylan dog, chè nei tempi che sono stati ne ho letti di quei fumetti. fingendo di ritrovarmici. o illudendomi.ebbene, in una delle sue avventure spesso più reali di quelle mie ricordo che con molta forza d'animo - e con una valigetta di antiemetici -  l'indagatore dell'incubo aveva imbarcato su un transatlantico per raggiungere il nuovo mondo, credo in vista di un lavoro. il tutto in uno di quei momenti in cui non puoi permetterti di dire no a nessuno, chè le bollette costano care anche a craven road e un assistente per quanto bislacco e fondamentale come groucho comporta le sue uscite.dunque, pronti, partenza, via. la nave si stacca dal molo, le ancore sono già nelle loro cuccette ad asciugare le ultime gocce di gelo salato e i marinai iniziano il loro viavai frenetico tra i vari ponti, per cercare di rendere più piacevole la passeggiata.e con il taciuto intento, spesso più una speranza, di incontrare una fanciulla che il mare non l'ha mai visto, che il mare la terrorizza, per poi rassicurarla aggrottando un pò le ciglia con gli occhi rivolti al mare che i quel momento diventa una vecchia conoscenza, saparando qualche termine marinaresco fuori luogo e senza senso.serva a fare fascino. sarà vero?la prima classe costa mille lire la seconda cento la terza dolore e spavento e odore di sudore dal boccaporto e puzza di mare mortotra le nebbie, la nave di dylan dog prende il largo e quando sparisce dalla vista dei festanti signori restati a salutare sulla terra ferma, d'improvviso, mentre i malori del nostro sembrano accentuarsi anche a mare forza zero, ecco staccarsi il lembo di tessuto su cui, a poppavia, era inciso il nome della nave. un nome qualsiasi.per fare posro al nome originale, quello impresso a fuoco e marcato in rilievo sulla murata di poppa.titanicma chi l'ha detto che in terza classe che in terza classe si viaggia male questa cuccetta sembra un letto a due piazze ci si sta meglio che in ospedalee allora a farsi benedire la libertà di scelta. che ne poteva sapere il povero dylan che la nave era una riedizione post moderna del titanic?così, ho imbarcato su una nave senza saper bene il nome.e senza conoscernee la destinazione. anzi, non una nave. una zattera legnotulegnoio, chè così l'abbimao ribattezzata.e come tutte le navi, anche questa aveva il suo bel ruolino di bordo, in cui vengono segnati i nominativi di tutto l'equipaggio. e io quel ruolino l'ho letto subito, il comandante me l'ha mostrato prima ancora di accettarmi a bordo. e io ho pensato che andasse bene lo stesso, la zattera mi piaceva e credevo una volta tanto di poter fare un imbarco diverso da quelli cui sono abituato.strada facendo - o mare solcando, vale uguale - la zattera, che si prometteva di arrivare fino all'oceano pur restando seduta per cinque minuti su un qualsasi muretto di periferia, si sta lasciando soppraffare da un mare alto, da onde lunghe circa quattro anni e da un maremoto cui solitament si da nome matrimonio.mi dicevo, quando voglio scendo e faccio il bagno.e poi torno a nuoto. al massimo, il nostromo, o comandante fa lo stesso, avrebbe soffiato nel suo fischietto, tre fischi lunghi, uomo a mare. ricoverarlo non sarebbe stata mai una urgenza. nè una priorità.solo un dato di fatto. il  migliore. quello giusto per tutti.non si entra nella vita altrui come non si imbarca su una nave che ha il ruolino già pieno. altrimenti la guardia costiera ti ferma e ti fa una multa così salata che rischi di perdere il gusto per il mare.e per l'imbarco definitivo. quello che uno aspetta, prima o poi. in una forma o nell'altra.ora comandante vorrei scendere. ma non trovo le scalette. e tuffarmi mi fa un pò paura. e male.vorrei non essere mai salito. non perchè non mi piaccia.continua a piacermi come al momento in cui i camini di quella zattera a remi fortuiti sputavano il primo fumo di spurgo, di prova di un motore che non c'è e di un viaggio che non esiste.e a noi cafoni ci hanno sempre chiamato ma qui ci trattano da signori chè quando piove si può star dentro ma col bel tempo veniamo fuoriper noi ragazze di prima classe che per sposarci si va in america per noi ragazze di terza classe che per non morire si va in americaè solo egoismo. solo egocentrismo. solo per questo. o per amore.ma non posso più accettare di dividerti. e vorrei avre il becco per accontentarmi delle briciole... come un piccio grugrugrugrugrugrugrugrugiuseppe