NaPuLe E' Bis

Post N° 16


UN FEROCE PREDATORE Nella nostra cultura il lupo è noto soprattutto per la sua ferocia e la voracità aggressiva. Assurge a simbolo di malvagità in quanto pericolo reale connesso al mondo agreste della pastorizia, nelle zone montane e nelle pianure ove aggrediva le greggi sterminandole. Il terrore che incute questo splendido animale è però atavico e universale: può essere associato al buio della caverna, all'abisso delle sue fauci fameliche, alle fitte pericolose foreste. Nella nostra tradizione culturale ci sono tanti "detti popolari" che lo vedono protagonista, sempre nella sua veste spaventosa ("tempo da lupi", "fame da lupi"), oppure ne sottolineano l'aspetto pericoloso ("In bocca al lupo!"), o per la sua istintuale aggressività ("Il lupo perde il pelo ma non il vizio") e molti altri ancora che sembrano metterne in luce la selvatichezza e l'indomabilità quali caratteristiche solo negative. Ma come tutti i simboli, anche il lupo ha una natura ambivalente: la sua gola è la caverna, l'inferno, la notte, l'antro pericoloso il cui passaggio, tuttavia, è necessario poichè porta alla liberazione. Quanto alla sua similarità con il cane che, anche geneticamente è suo antenato, il lupo è anch'esso psicopompo e sorveglia l'entrata del regno dei defunti. Nei musei di Perugia e Volterra sono conservati dei vasi funerari etruschi raffiguranti il lupo che si affaccia dalla caverna in comunicazione con l'altro mondo. Le sue stesse fauci sono simbolo di quell'antro da cui non si fa ritorno… Spirito minaccioso, dunque, ma dotato di grande fascinazione per la potenza che, nel bene e nel male, suscita nella coscienza: come la luce esce dall'ombra, il lupo esce dalla tana e dal bosco. Nella mitologia greca, come incarnazione di Marte, rappresentava il lato distruttore, mentre gli era attribuito un ruolo solare quando era simbolo di Apollo. Il bosco sacro che circondava il suo tempio era chiamato lukaion o regno del lupo; Aristotele vi teneva le sue lezioni: ecco l'origine della parola liceo. Il lupo è dunque tramite e portatore di una conoscenza che viene dalle tenebre e dal regno delle ombre, per questo è pericoloso: evoca un'idea di forza a stento contenuta, è forse simbolo dell'esperienza archetipica con il numen, che, per definizione, è fuori dal tempo e non è assimilabile ad alcuna altra esperienza precedente. Ed è così profondamente radicato all'inconscio da costituire il ruolo di iniziatore, riscontrabile anche nelle aree dell'Europa del Nord che hanno sviluppato dei miti in proposito. In molte civiltà appare come genitore e fondatore e, in quanto tale, è associato all'idea di fecondità. Una delle leggende a noi più vicine è quella di Romolo e Remo, i gemelli fondatori della città che diverrà il cuore stesso di tutta la Cristianità. Anche i Turchi affermavano di essere stati allevati da lupe - la mitica ASENA, la lupa grigia - e Aristotele racconta che la lupa Leto partorì i gemelli Apollo e Artemide. Altre leggende particolari, anch'esse molto antiche, sono quelle che riguardano la licantropia, ovvero la metamorfosi, nelle notti di plenilunio, degli esseri umani in lupi. Nella Grecia antica, esisteva una città, Licopodi, nella quale erano condotti i licantropi e ivi rinserrati, nella convinzione che potessero recare danno alla comunità. Anche nella Bibbia c'è un esempio famoso: "la follia del lupo" prese anche il re Nabucodonosor. Difatti, per “licantropia” s’intende, a tutt’oggi, una forma di pazzia spesso furiosa, per cui il malato diventa preda di un desiderio irrefrenabile di urlare, di mordere, di rifugiarsi in luoghi solitari, secondo il comportamento naturale del lupo. L'esistenza di tali mostri ha ossessionato l'umanità per tutto il Medio Evo, e si cominciò a dubitare di essi solo nel XVIII secolo. Peraltro nei paesi germanici sorse una vastissima letteratura sui cosiddetti “lupi mannari” e, nelle popolazioni latine, quella dell’uomo “versipelle”, un personaggio demoniaco provvisto sottopelle di pelo di lupo, pelo che poteva fargli assumere l’aspetto di un enorme animale. Per le società cristiane il lupo è la raffigurazione del male, poiché esso è il più grande cacciatore e nemico dell’agnello, che rappresenta la bontà e la sottomissione. Esso venne scelto come simbolo da molti popoli barbarici, che durante le loro invasioni, si identificarono con questo predatore, seminando morte e distruzione in suo nome. In Spagna è la cavalcatura dello stregone, mentre le streghe, per recarsi al Sabba, portavano dei lacci di pelle di lupo. Sempre nella tradizione popolare medioevale, al lupo appartiene la voracità, l'ingordigia, mentre la lupa diviene il simbolo della lussuria e della passionalità sfrenata. La parola romana lupanaro, o bordello, proviene appunto dalle lupe, le prostitute. In ultima analisi, il lupo svolge, in Europa, lo stesso ruolo del giaguaro in Sud America: è la gola mostruosa (il buio) che inghiotte il sole (la coscienza), dinamica che, tuttavia può essere ribaltata se pensiamo al viaggio iniziatico che prevede l'inderogabile necessità per l'uomo di attraversare, per la sua stessa salvezza, il mondo degli inferi, per riportare la luce nella comunità umana. LUPI E FIABE l lupo è rimasto nell’immaginario infantile come figura che incute timore. Ai bambini, ancor oggi è paventata la figura dell’animale come una sorta di spauracchio, figura presente nella letteratura favolistica che lo presenta come elemento negativo da evitare e, possibilmente da uccidere e da esorcizzare. Il lupo è uno degli indiscussi protagonisti delle fiabe. Sempre con connotazioni negative: un orco del mondo animale. Una strega maschio. Un costante incubo che investe della sua negatività anche il bosco, tramutandolo in un ambiente pauroso, minaccioso, nero. Non a caso con il lupo (spesso attraverso la rilettura e l'interpretazione di "Cappuccetto Rosso") si sono cimentati Freud, Jung, Fromm, Bettelheim, Verena Kast, Marie-Louise Von Franz, Hertz. "Nell'essere umano il lupo personifica un desiderio indifferenziato di divorare tutto e tutti, di avere tutto, spesso a causa di un'infanzia infelice. Queste persone sviluppano un lupo affamato dentro di sé. Sono totalmente soggetti alla coazione. Il lupo provoca in loro un'insoddisfazione costante, ringhiante. Essi vorrebbero letteralmente divorare il mondo intero" . (Marie-Louise Von Franz). "E' il 'principio avido'. Ciò che lo caratterizza sono la fame e il desiderio di lotta. E' aggressivo, bellicoso. Cappuccetto Rosso incontra l'aspetto aggressivo, attivo e distruttivo sotto le sembianze d'un lupo, dunque ancora in forma di animale, di istinto e pulsione" . (Verena Kast ) "Dal principio alla fine di Cappuccetto Rosso non si fa il minimo accenno a un padre. Ciò suggerisce che il padre è presente, ma in forma nascosta. Il padre è in effetti presente in Cappuccetto Rosso in due forme opposte: come lupo, che incarna i pericoli di violenti sentimenti edipici, e come cacciatore nella sua funzione protettiva e salvatrice". (B. Bettelheim) "Il maschio è rappresentato come un animale crudele e astuto e l'atto sessuale è descritto come un atto di cannibalismo in cui il maschio divora la femmina". (Erich Fromm).