b) scene di guerra e di artigianato: gli scambi commercialiAlcune figurazioni mostrano scene di lotta che si svolgono secondo "il canone celtico", che vedono come protagonisti dei guerrieri che recano uno scudo con la tipica forma ovale dello scudo celtico. E' il periodo finale della Cultura Camuna (durante l'Età del Ferro), la quale appare inequivocabilmente Celtica; pur tuttavia le popolazioni continuano a portare avanti la tecnica incisoria rupestre, a differenza di altre in Europa nello stesso periodo.I Camuni, durante l'età del Ferro, utilizzarono vari tipi di armi, che possiamo riconoscere dalle incisioni rupestri (pugnale, spada, ascia e lancia; uso dell'arco e della freccia); una menzione merita un'arma molto simile al boomerang, che è comune a tutte le popolazioni celtiche: essa era costituita da una sorta di ascia con il manico leggero flessibile, lunga circa mezzo metro che, se lanciata con abilità, tornava indietro in mano al lanciatore. I romani chiamavano quest'armacateia, e il poeta Virgilio nell'Eneide la include tra le armi da guerra. Su alcune rocce di Naquane si ritrovano tre esemplari di quest'arma.Dall'arte rupestre si intuisce che i Camuni conoscessero bene le lotte fra gladiatori, cosa che si pensa importarono dagliEtruschi, la cui potenza era già estesa nella Valle Padana nel V sec. a. C. I Romani quindi imitarono soltanto una pratica già antica di sette secoli quando la impiegarono.Un'ulteriore analisi comparativa volta ad attestare la "sovrapposizione" delle due Culture, deriva dal fatto che sono molte le raffigurazioni rupestri dedicate alla lavorazione dei metalli, segno che questa attività era molto fiorente nel periodo di datazione delle stesse e che può essere fatto coincidere con l'influenza di una cultura di matrice Celtica.E' noto come i Celti fossero abili artigiani dei metalli, del legno e della tessitura; tutte attività che nell'arte rupestre Camuna sono rappresentate in maniera notevole. Naturalmente l'arte della lavorazione del legno era sviluppata in Valcamonica già da tempi antichi. L'età dei metalli fu un periodo di grande fioritura della società dei Camuni, aiutati anche dal fatto che la loro zona era ricca di minerali metalliferi (e per questo motivo probabilmente molto ambita). Ma le tecniche di lavorazione le appresero, stando al lavoro degli studiosi, dall'esterno, dai fabbri e dagli artigiani della cultura di Halstatt. Poi seppero rendersi autonomi, e svilupparono il commercio, favorendo l'instaurarsi di scambi con tutta l'Europa, con il Medio Oriente e con l'Egeo.L'influenza di varie culture è attestata dai petroglifi pervenuti fino a noi e che progressivamente vengono chiariti dagli studiosi, tramite analisi comparative e prospettiche. Si pensi al cosiddetto "pugnale lunato" (lama triangolare e impugnatura a forma di lunetta perpendicolare alla lama stessa), che compare da noi attorno al 2000 a.C. (nelle incisioni rupestri della Valcamonica si ritrova maggiormente inciso tra il 1800 e il 1250 a.C., non senza modificazioni nella forma e nell'impugnatura).Se ne ritrovano modelli in tutta l'Europa (tombe micenee, monumenti megalitici inglesi, complesso di Stonehenge), ma sono emersi esemplari durante gli scavi a Ur, in Mesopotamia, che risalgono al 3000 a.C. circa; sul finire dello stesso millennio è attestato ad Ugarit (scavi archeologici), e quindi in Egitto, presente durante le dinastie del Medio Regno. E' stato rinvenuto anche negli insediamenti Anatolici Ittiti, e - come abbiamo già detto - presso la civiltà Micenea in Grecia. E' da qui, verosimilmente, che si diffonde per l'intero Mediterraneo e verso il II millennio a.C. compare sulle stele dell'Alto Adige, e sulle rocce Camune.Quale via lo portò fino a qui? Forse non il mare, ma attraverso i Balcani (il contatto con la civiltà Micenea è da porsi, infatti, in tempi successivi al 2000 a.C.). Gli studi archeologici hanno confermato come scambi tra la Valcamonica e l'antica Grecia fossero certi: non solo perché le incisioni rupestri mostrano il carro da guerra miceneo condotto da cavalli e armi di foggia micenea, ma perché è stata ricostruita la "via dell' " (3) che, dal Mare del Nord, conduceva all'Adriatico, dove le navi greche attendevano il prezioso carico: dalla Danimarca la strada dell'ambra percorreva il corso del fiume Elba, valicava la catena delle Alpi e passava a non più di sessanta chilometri dalla Valcamonica, poi entrava nella Valle dell'Adige e raggiungeva il mare.I Camuni seppero inserirsi in questo tragitto, favorendo gli scambi commerciali (importazione ed esportazione), e probabilmente anche tradizioni e costumi spirituali.Restano parecchi interrogativi, ad esempio come poteva una cultura che praticamente non scriveva, tenere ordinate dette complesse operazioni; inoltre, sono abbastanza esigue le testimonianze di una matematica utilizzata dai Camuni.Sappiamo anche poco circa il ruolo della donna in seno alla comunità Camuna, così come ancora poco si conosce della loro organizzazione politica e sociale, dei rapporti tra gruppi, insomma sono ancora svariati i punti oscuri di questa millenaria cultura.c) astronomia ed archeoastronomia: nuove evidenze nella comprensione dell'arte CamunaNel 1962 fu scoperta dall'equipe del professor E. Anati una struttura abitativa, presso il Castelliere situato in località Dos dell'Arca, situato a 450 m s.l.m., a est di Capodiponte. Il prof. A. Gaspani, nella stagione 2000/2001, ha condotto indagini con tecniche satellitari (GPS), georeferenziando il sito ed effettuando misurazioni delle orientazioni delle strutture litiche ivi presenti.Lo studioso ha esaminato la struttura del muro a secco che delimita l'unità abitativa in questione, valutandola archeoastronomicamente ed è emerso qualcosa di molto interessante. Egli infatti ha desunto l'asse della costruzione, in base all'andamento delle strutture murarie rilevate nel sito, e ha notato che la sua orientazione era in direzione occidentale, verso i punti di tramonto delle costellazioni del Centauro, del Sagittario e della Coda dello Scorpione, quest'ultimo asterisco - asserisce Gaspani - già noto in ambito Golasecchiano e, più in generale, Celtico, come obiettivo di allineamenti rilevabili in luoghi di culto presenti nel territorio corrispondente alla Lombardia durante la prima Età del Ferro.Il Castelliere fu posto in opera durante l'Età del Bronzo e l'abitato fu attivo anche durante l'Età del Ferro, durante il periodo celtico della Civiltà dei Camuni. Ha mura di tipo Megalitico.Si accenna come l'analisi archeoastromica delle tombe rinvenute in Val Morina (presso Breno), deponga ancora per una correlazione con il mondo Celtico. Scoperta negli anni 1949-50 e datate al V sec. a.C. (Età del Ferro), la necropoli è formata da sei tombe, ben costruite, delimitate da muretti in pietra a secco, profonde da uno a un metro e mezzo, disposte vicine ad andamento tendenzialmente curvilineo. Trattasi di tombe a inumazione corredate di suppellettili ceramici e in bronzo e hanno la particolarità che le prime tre presentano il defunto posizionato con il cranio rivolto verso est, le altre tre rivolto verso ovest. Nella prima il corpo è stato deposto nella nuda terra; il cranio presenta due fori nella nuca, che risalgono con tutta probabilità all'epoca della morte.In seguito ad una approfondita analisi di tipo archeoastronomico, il prof. Gaspani è giunto alla deduzione che la disposizione tombale attribuita dai Camuni a queste tombe, potrebbe rifarsi a determinate feste Celtiche a noi . L'orientazione di tutte e tre le tombe riporta all'usanza frequentemente riscontrata nelle tombe del mondo celtico lateniano (cultura di La Thene).Secondo alcune testimonianze che il prof. Gaspani ha raccolto, similitudini con un'altra necropoli si sarebbero potute forse riscontrare a Pressò, pochi chilometri a est di Pisogne (BS), sulla sponda orientale del lago d'Iseo: anni fa, durante gli scavi per le fondamenta di una casa, vennero alla luce alcune tombe a inumazione delimitate da lastroni in pietra infissi verticalmente nel terreno e, al loro interno, fu rinvenuto materiale osseo consistente, ma la necropoli venne distrutta prima che gli archeologi potessero intervenire.Lo studioso si dichiara più che possibilista sull'influenza Celtica in area Camuna, nella seconda metà dell'Età del Ferro, poiché se ne troverebbero le conferme dalla tipologia delle incisioni rupestri che risalgono cronologicamente a quel periodo storico. L'eventualità che le orientazioni rilevate possano essere dovute alla combinazione di fattori casuali, è praticamente assente.
I Camuni
b) scene di guerra e di artigianato: gli scambi commercialiAlcune figurazioni mostrano scene di lotta che si svolgono secondo "il canone celtico", che vedono come protagonisti dei guerrieri che recano uno scudo con la tipica forma ovale dello scudo celtico. E' il periodo finale della Cultura Camuna (durante l'Età del Ferro), la quale appare inequivocabilmente Celtica; pur tuttavia le popolazioni continuano a portare avanti la tecnica incisoria rupestre, a differenza di altre in Europa nello stesso periodo.I Camuni, durante l'età del Ferro, utilizzarono vari tipi di armi, che possiamo riconoscere dalle incisioni rupestri (pugnale, spada, ascia e lancia; uso dell'arco e della freccia); una menzione merita un'arma molto simile al boomerang, che è comune a tutte le popolazioni celtiche: essa era costituita da una sorta di ascia con il manico leggero flessibile, lunga circa mezzo metro che, se lanciata con abilità, tornava indietro in mano al lanciatore. I romani chiamavano quest'armacateia, e il poeta Virgilio nell'Eneide la include tra le armi da guerra. Su alcune rocce di Naquane si ritrovano tre esemplari di quest'arma.Dall'arte rupestre si intuisce che i Camuni conoscessero bene le lotte fra gladiatori, cosa che si pensa importarono dagliEtruschi, la cui potenza era già estesa nella Valle Padana nel V sec. a. C. I Romani quindi imitarono soltanto una pratica già antica di sette secoli quando la impiegarono.Un'ulteriore analisi comparativa volta ad attestare la "sovrapposizione" delle due Culture, deriva dal fatto che sono molte le raffigurazioni rupestri dedicate alla lavorazione dei metalli, segno che questa attività era molto fiorente nel periodo di datazione delle stesse e che può essere fatto coincidere con l'influenza di una cultura di matrice Celtica.E' noto come i Celti fossero abili artigiani dei metalli, del legno e della tessitura; tutte attività che nell'arte rupestre Camuna sono rappresentate in maniera notevole. Naturalmente l'arte della lavorazione del legno era sviluppata in Valcamonica già da tempi antichi. L'età dei metalli fu un periodo di grande fioritura della società dei Camuni, aiutati anche dal fatto che la loro zona era ricca di minerali metalliferi (e per questo motivo probabilmente molto ambita). Ma le tecniche di lavorazione le appresero, stando al lavoro degli studiosi, dall'esterno, dai fabbri e dagli artigiani della cultura di Halstatt. Poi seppero rendersi autonomi, e svilupparono il commercio, favorendo l'instaurarsi di scambi con tutta l'Europa, con il Medio Oriente e con l'Egeo.L'influenza di varie culture è attestata dai petroglifi pervenuti fino a noi e che progressivamente vengono chiariti dagli studiosi, tramite analisi comparative e prospettiche. Si pensi al cosiddetto "pugnale lunato" (lama triangolare e impugnatura a forma di lunetta perpendicolare alla lama stessa), che compare da noi attorno al 2000 a.C. (nelle incisioni rupestri della Valcamonica si ritrova maggiormente inciso tra il 1800 e il 1250 a.C., non senza modificazioni nella forma e nell'impugnatura).Se ne ritrovano modelli in tutta l'Europa (tombe micenee, monumenti megalitici inglesi, complesso di Stonehenge), ma sono emersi esemplari durante gli scavi a Ur, in Mesopotamia, che risalgono al 3000 a.C. circa; sul finire dello stesso millennio è attestato ad Ugarit (scavi archeologici), e quindi in Egitto, presente durante le dinastie del Medio Regno. E' stato rinvenuto anche negli insediamenti Anatolici Ittiti, e - come abbiamo già detto - presso la civiltà Micenea in Grecia. E' da qui, verosimilmente, che si diffonde per l'intero Mediterraneo e verso il II millennio a.C. compare sulle stele dell'Alto Adige, e sulle rocce Camune.Quale via lo portò fino a qui? Forse non il mare, ma attraverso i Balcani (il contatto con la civiltà Micenea è da porsi, infatti, in tempi successivi al 2000 a.C.). Gli studi archeologici hanno confermato come scambi tra la Valcamonica e l'antica Grecia fossero certi: non solo perché le incisioni rupestri mostrano il carro da guerra miceneo condotto da cavalli e armi di foggia micenea, ma perché è stata ricostruita la "via dell' " (3) che, dal Mare del Nord, conduceva all'Adriatico, dove le navi greche attendevano il prezioso carico: dalla Danimarca la strada dell'ambra percorreva il corso del fiume Elba, valicava la catena delle Alpi e passava a non più di sessanta chilometri dalla Valcamonica, poi entrava nella Valle dell'Adige e raggiungeva il mare.I Camuni seppero inserirsi in questo tragitto, favorendo gli scambi commerciali (importazione ed esportazione), e probabilmente anche tradizioni e costumi spirituali.Restano parecchi interrogativi, ad esempio come poteva una cultura che praticamente non scriveva, tenere ordinate dette complesse operazioni; inoltre, sono abbastanza esigue le testimonianze di una matematica utilizzata dai Camuni.Sappiamo anche poco circa il ruolo della donna in seno alla comunità Camuna, così come ancora poco si conosce della loro organizzazione politica e sociale, dei rapporti tra gruppi, insomma sono ancora svariati i punti oscuri di questa millenaria cultura.c) astronomia ed archeoastronomia: nuove evidenze nella comprensione dell'arte CamunaNel 1962 fu scoperta dall'equipe del professor E. Anati una struttura abitativa, presso il Castelliere situato in località Dos dell'Arca, situato a 450 m s.l.m., a est di Capodiponte. Il prof. A. Gaspani, nella stagione 2000/2001, ha condotto indagini con tecniche satellitari (GPS), georeferenziando il sito ed effettuando misurazioni delle orientazioni delle strutture litiche ivi presenti.Lo studioso ha esaminato la struttura del muro a secco che delimita l'unità abitativa in questione, valutandola archeoastronomicamente ed è emerso qualcosa di molto interessante. Egli infatti ha desunto l'asse della costruzione, in base all'andamento delle strutture murarie rilevate nel sito, e ha notato che la sua orientazione era in direzione occidentale, verso i punti di tramonto delle costellazioni del Centauro, del Sagittario e della Coda dello Scorpione, quest'ultimo asterisco - asserisce Gaspani - già noto in ambito Golasecchiano e, più in generale, Celtico, come obiettivo di allineamenti rilevabili in luoghi di culto presenti nel territorio corrispondente alla Lombardia durante la prima Età del Ferro.Il Castelliere fu posto in opera durante l'Età del Bronzo e l'abitato fu attivo anche durante l'Età del Ferro, durante il periodo celtico della Civiltà dei Camuni. Ha mura di tipo Megalitico.Si accenna come l'analisi archeoastromica delle tombe rinvenute in Val Morina (presso Breno), deponga ancora per una correlazione con il mondo Celtico. Scoperta negli anni 1949-50 e datate al V sec. a.C. (Età del Ferro), la necropoli è formata da sei tombe, ben costruite, delimitate da muretti in pietra a secco, profonde da uno a un metro e mezzo, disposte vicine ad andamento tendenzialmente curvilineo. Trattasi di tombe a inumazione corredate di suppellettili ceramici e in bronzo e hanno la particolarità che le prime tre presentano il defunto posizionato con il cranio rivolto verso est, le altre tre rivolto verso ovest. Nella prima il corpo è stato deposto nella nuda terra; il cranio presenta due fori nella nuca, che risalgono con tutta probabilità all'epoca della morte.In seguito ad una approfondita analisi di tipo archeoastronomico, il prof. Gaspani è giunto alla deduzione che la disposizione tombale attribuita dai Camuni a queste tombe, potrebbe rifarsi a determinate feste Celtiche a noi . L'orientazione di tutte e tre le tombe riporta all'usanza frequentemente riscontrata nelle tombe del mondo celtico lateniano (cultura di La Thene).Secondo alcune testimonianze che il prof. Gaspani ha raccolto, similitudini con un'altra necropoli si sarebbero potute forse riscontrare a Pressò, pochi chilometri a est di Pisogne (BS), sulla sponda orientale del lago d'Iseo: anni fa, durante gli scavi per le fondamenta di una casa, vennero alla luce alcune tombe a inumazione delimitate da lastroni in pietra infissi verticalmente nel terreno e, al loro interno, fu rinvenuto materiale osseo consistente, ma la necropoli venne distrutta prima che gli archeologi potessero intervenire.Lo studioso si dichiara più che possibilista sull'influenza Celtica in area Camuna, nella seconda metà dell'Età del Ferro, poiché se ne troverebbero le conferme dalla tipologia delle incisioni rupestri che risalgono cronologicamente a quel periodo storico. L'eventualità che le orientazioni rilevate possano essere dovute alla combinazione di fattori casuali, è praticamente assente.