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Il passato del batterio della peste....


Fonte: Internet22 ottobre 2015Il lungo passato del batterio della pesteYersina pestis, l'agente patogeno della peste,iniziò a infettare gli esseri umani già nel 2800a.C., cioè 3300 anni prima dell'epidemia checolpì l'impero bizantino sotto Giustiniano, laprima a essere documentata storicamente.Ci vollero però circa mille anni perché il DNAdel batterio subisse le mutazioni genetichenecessarie per utilizzare la pulce del rattocome vettore d'infezione ed eludere il sistemaimmunitario dell'ospite, sviluppando così lasua notevole virulenza (red)storiaepidemiologiamicrobiologiaL'infezione da Yersinia pestis, il batterioresponsabile della peste, iniziò a colpirel'umanità circa 3300 anni prima di quantoricostruito in base alle documentazioni storiche.È quanto emerge dal sequenziamento del DNAottenuto da campioni di denti risalenti all'etàdel Bronzo e appartenuti a individui europei easiatici vissuti tra 5000 e 2800 anni fa, su cuiriferiscono sulla rivista "Cell" Eske Willerslevdell'Università di Copenhagen e colleghi. Tuttavia,per sviluppare i suoi terribili effetti patogeni ilbatterio ha impiegato altri mille anni circa, quandodue mutazioni chiave gli hanno permesso di usarele pulci dei ratti come vettori e di eludere l'attaccodel sistema immunitario dell'ospite.La storia dell'umanità è stata caratterizzata danumerose epidemie letali, chiamate genericamentepesti o pestilenze, di cui sono rimaste tracce nelletestimonianze storiche. La Peste di Giustiniano, chesi diffuse nell'Impero Bizantino nel VI secolo, la MorteNera, che uccise il 30-40 per cento della popolazioneeuropea nel 1300 e la pandemia che colpì la Cina nel1850, furono in effetti epidemie di peste, come stabilitoda recenti studi.È invece solo una congettura che si trattasse di pesteanche nel caso delle epidemie delle epoche precedenti,come quella che colpì Atene circa 2500 anni fa, e la PesteAntonina, tra il 180 e il 165 d.C., che decimò le legioniromane: un'ipotesi alternativa è che fossero epidemiedi vaiolo, morbillo o tifo.
Cranio di un individuo appartenente alla culturaYamnaya, sviluppatasi in Asia centrale nell'età delBronzo  (Cortesia Rasmussen et al./Cell 2015)Irisultati di alcuni studi hanno però suggerito che leepidemie fossero comuni già molti secoli prima: i profiligenomici delle popolazioni dell'età del Bronzo(tra 3000 a.C. e 1500 a.C.) hanno un'elevata variabilità,indice probabilmente di migrazioni su larga scala,responsabili in gran parte dell'attuale strutturademografica europea e asiatica. Una delle possibilità,secondo gli studiosi, è che queste migrazioni sianostate provocate da epidemie di grandi dimensioni.Per verificare questa ipotesi, Willerslev e colleghihanno analizzato 89 milioni di sequenze di DNAgrezze, ottenute da 101 individui dell'età delBronzo, i cui resti, datati a 5000-2800 anni fa,sono stati scoperti in Europa e in Asia. In settedi questi individui, risalenti a un'epoca compresatra il 2794 a.C. e il 951 a.C. è stato trovato il DNAdi Y. Pestis. Inoltre, si è scoperto che il più recenteantenato comune a tutti i ceppi noti del batteriorisale a 5783 anni fa.L'analisi ha inoltre rivelato che i genomi dell'etàdel Bronzo mancavano di un gene, chiamato ymt(Yersinia murine toxin), che protegge il patogenoall'interno dell'intestino delle pulci, che sono i vettoridella peste, permettendone la successiva propagazionenell'organismo umano. Lo stesso gene era peròpresente nei soggetti risalenti all'età del Ferro,corrispondente all'incirca al primo millennio a.C., indicando che la trasmissione mediata dalle pulcisi sviluppò tra 3700 e 3000 anni fa.L'altro tratto cruciale per la patogenicità della pesteè emerso sempre nell'età del Ferro, grazie a unamutazione che ha impedito la sintesi della proteinaflagellina, che viene riconosciuta dal sistemaimmunitario dell'ospite.