blogtecaolivelli

L'energia oscura non è finita.....


Fonte: Internet04 novembre 2016L'energia oscura non è finita
Secondo alcuni mezzi di comunicazione una recente ricerca avrebbe confutato la scoperta dell'espansione accelerata dell'universo, che nel 2011 è stata premiata con il premio Nobel per la fisica. Le cose però non stanno cosìdi Dan Scolnic e Adam G. Riess/Scientifica AmericanastronomiacosmologiaIn queste settimane, alcuni mezzi di comunicazione hanno sparato titoli come "L'universo si sta espandendo a un tasso accelerato, o no?" E, "L'universo è in espansione, ma non a tasso accelerato. Una nuova ricerca smonta la teoria premiata con il Nobel." Questa eccitazione è dovuta a un articolo pubblicato da poco su "Scientific Reports" intitolato Marginal evidence for cosmic acceleration from Type Ia supernovae firmato da Nielsen, Guffanti e Sarkar.
Illustrazione di un'esplosione si supernova di tipo Ia. Dopo aver letto lo studio, però, si può tranquillamente dire che non c'è alcuna necessità di rivedere la nostra attuale concezione dell'universo. Tutto l'articolo non fa che ridurre leggermente la nostra certezza su quello che sappiamo, e per di più solo scartando la maggior parte dei dati cosmologici su cui si basa la nostra comprensione dell'universo. E ignora anche dettagli importanti nei dati che considera. Ma anche tralasciando questi problemi, i titoli sono comunque sbagliati. Lo studio ha concluso che ora siamo sicuri solo al 99,7 per cento che l'universo sta accelerando, il che non è certo la stessa cosa di "non sta accelerando".La scoperta iniziale che l'universo si sta espandendo a un tasso accelerato è stata fatta da due gruppi di astronomi nel 1998 usando supernove di tipo Ia come strumenti di misura cosmici. Le supernove - stelle che esplodono - provocano alcune delle più potenti esplosioni di tutto il cosmo, più o meno equivalenti a un miliardo di miliardi di miliardi di bombe atomiche che esplodano in una sola volta. Quelle di tipo Ia sono particolari perché, a differenza di altre supernove, esplodono tutte sempre con la stessa luminosità o quasi, probabilmente a causa di un limite di massa critica. Questa somiglianza significa che le differenze nelle loro luminosità osservate sono quasi interamente legate a quanto distanti sono. E questo le rende ideali per misurare le distanze cosmiche. Inoltre, sono oggetti relativamente comuni, e sono così luminose che possiamo vederle a miliardi di anni luce di distanza. Questo ci mostra come appariva l'universo miliardi di anni fa, e quindi possiamo paragonarlo a come appare oggi.Per la loro coerenza queste supernove sono spesso chiamate "candele standard", ma sarebbe più corretto chiamarle "candele standardizzabili" perché in pratica la loro precisione e accuratezza può essere ulteriormente migliorata tenendo conto delle piccole differenze nelle loro esplosioni, osservando il tempo necessario all'esplosione per dispiegarsi e quanto vira verso il rosso il colore delle supernove a causa della polvere tra noi e loro. La ricerca del modo per rendere solide queste correzioni è stato ciò che ha portato alla scoperta dell'accelerazione dell'universo.
Simulazione dell'espansione dell'universo.Il recente articolo che ha dato origine a quei titoli ha usato un catalogo di supernove di tipo Ia messo insieme dalla comunità scientifica (noi compresi), che è stato analizzato già numerose volte. Ma gli autori hanno usato un diverso metodo di calibrazione, e crediamo che questo comprometta l'accuratezza dei risultati. Gli autori assumono che le proprietà medie delle supernove di ciascuno dei campioni usati per misurare la storia dell'espansione siano uguali, anche se è stato dimostrato che sono diverse, e analisi effettuate in passato hanno dato conto di queste differenze. Tuttavia, anche ignorando queste differenze, gli autori trovano comunque che c'è una possibilità del 99,7 per cento circa che l'universo stia accelerando: qualcosa di molto diverso da quello che suggeriscono i titoli.Inoltre, la straordinaria fiducia degli astronomi nel fatto che l'universo si stia espandendo più velocemente di quanto avvenisse miliardi di anni fa è basata su molto più che sulle misurazioni delle supernove, fra cui le piccole fluttuazioni nello schema del calore residuo dopo il big bang (vale a dire, la radiazione cosmica di fondo) e l'impronta di quelle flut=tuazioni nell'attuale distribuzione delle galassie che ci circondano (le cosiddette oscillazioni barioniche acustiche).Lo studio ignora anche la presenza di una notevole quantità di materia nell'universo - confermata numerose volte e con metodi diversi fin dagli anni settanta - riducendo ulteriormente la fiducia in quell'analisi. Questi ulteriori dati mostrano - in modo indipendente dalle supernove - che l'universo sta accelerando. Se combiniamo queste altre osservazioni con i dati sulle supernove, si passa da una sicurezza del 99,99 per cento a una del 99,99999 per cento. Questo è abbastanza sicuro!
Il fondo cosmico a microonde mappato dal satellite Planck dell'ESA. Attualmente sappiamo che l'energia oscura - quella che crediamo essere la causa dell'espansione accelerata dell'universo - costituisce il 70 per cento dell'universo, mentre la materia costituisce il resto. La natura dell'energia oscura è ancora uno dei misteri più grandi di tutta l'astrofisica. Ma da quando questo quadro si è consolidato un decennio fa, non c'è stato alcun dibattito veramente approfondito sul fatto che esista l'energia oscura, né che l'universo stia accelerando.Ora sono in corso molte nuove indagini, sia a terra sia nello spazio, la cui priorità nel corso dei prossimi due decenni è capire esattamente che cosa potrebbe essere questa energia oscura. Per ora, dobbiamo continuare a migliorare le nostre misurazioni e mettere in discussione i nostri presupposti. Anche se questo recente articolo non smentisce alcuna teoria, è pur sempre buono per indurre tutti noi a fermarci un attimo e ricordare quanto sono impegnative le domande che poniamo, il modo in cui abbiamo raggiunto le attuali conclusioni e con quanta serietà dobbiamo testare ogni elemento costitutivo della nostra conoscenza.Gli autoriAdam G. Riess, ha condiviso il premio Nobel per la fisica del 2011 con Saul Perlmutter e Brian P. Schmidt per i loro studi sull'accelerazione dell'espansione dell'universo. Insegna alla Johns Hopkins University e lavora come astrofisico allo Space Telescope Science Institute.Dan Scolnic è ricercatore al The Kavli Institute For Cosmological Physics dell'Università di Chicago. Ha preso parte a diverse ricerche sulla mappatura celeste e in particolare delle supernove.(La versione originale di questo articolo è apparsa su www.scientificamerican.com il 26 ottobre 2016. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati)