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Il tè nel deserto


 Il tè nel deserto (romanzo)Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.Il tè nel desertoTitolo originaleThe Sheltering SkyAutorePaul Bowles1ª ed. originale1949GenereromanzoSottogenerepsicologicoLingua originaleingleseAmbientazioneAfricaIl tè nel deserto è un romanzo del 1949dello scrittore e compositore statunitense Paul Bowles. La rivista Time lo ha inseritotra i cento migliori romanzi in inglese delperiodo tra il 1923 e il 2005.I personaggi di Bowles spesso esibisconouna violenza disinvolta e la più totale indulgenzaverso la droga. Ma vi è una forza più sottile chedivide il mondo islamico da quelloanglosassone:la concezione islamica del destino, come vienedescritta da Bowles, non prevede il liberoarbitrio nelle scelte di vita dei protagonistidi fede musulmana. Bowles, come moltinon-musulmani in Occidente (tra cui parecchieruditi) percepisce l'essenza della vita dellepopolazioni mediorientali, come fortementecondizionata dal fatalismo religioso, nellasua accezione peggiorativa. Questo portaa supporre che il Vero Credente siacompletamente privo del libero arbitrio equindi incapace di cambiare ciò che dio ha stabilito per lui."A che serve fare piani se dio ha già stabilitoil contrario? Nessun musulmano dovrebbecercare di forzare la mano di Allah.Si tratta di un rifiuto di credere che un'azionecomporti un risultato. Per il credente tutto èstato già predeterminato dall'inizio dei tempi.Quando il destino inesorabile è stato disposto,la vita non è altro che un disperato gioco,giocato contro tutte le probabilità".Tuttavia, nell'Islam, è intrinsecamentecondivisa l'idea che la propria fede nellamisericordia di Allah il compassionevolepossa portare alla salvazione, attraversolo sforzo di comportarsi correttamente.Anche se il credente musulmano nonpuò conoscere il volere di Allah, c'è ilmistero e la promessa divina, che consentonoall'uomo di agire sul proprio destino.La responsabilità personale per tutti gli attiindividuali, sarà ripagata comunque nelgiorno del giudizio. L'opinione prevalente era che i cristianifossero stati messi sulla terra per esseresfruttati. Michelle Green afferma che "in un'epoca in cui almeno il 90 per cento di tutti i nativi del Marocco era analfabeta, e il meglio che molti giovani potevano sperare era un lavoro da spazzino, per i ragazzi musulmani, poveri, non c'era nulla di male a prestarsi a fare la consorte di uno straniero benestante". Come sembrava lecito far pagareun extra agli stranieri, per ogni tazza di tè,così non era disdicevole sfruttarli sessualmente,facendo loro da compagni.In questo sensola vicenda di Kit si legge abbastanza in filigranacome una delle tante avventure autobiografiche,vere o soltanto sognate, nelle lunghe veglie del kif.Dall'autobiografia di Bowles e dalle poche biografiedisponibili, è facile capire verso quali piaceri siorientava lo scrittore: era attratto fisicamentedai ragazzi marocchini e, con almeno uno diquesti, Ahmed Yacoubi, dichiaratamentemusulmano, aveva passato lunghi periodi.La facilità con cui questi ragazzi si prestavanoad avere rapporti omosessuali con uno straniero,accettandone i soldi e le abitudini piuttostopermissive in materia di alcool e fumo - mantenendoperò intatta la propria professione di fede dimusulmani osservanti - oltre che nella giustificazionebasata sul censo, si può trovare anche nellacultura locale, che non aveva mai completamenteemarginato la promiscuità maschile.Tre americani giungono a Tangeri nel 1947.Port Moresby e sua moglie Kit sono accompagnatidal loro amico George Tunner in un viaggio cheli porterà in profondità nel deserto del Sahara.Tunner osserva: "Probabilmente siamo i primi turisti che sbarcano qui dopo la guerra", e Kitrisponde: "Noi non siamo turisti. Siamo viaggiatori." Mentre Tunner pensa di tornare a casa inun paio di settimane, Port e Kit hanno progettatodi fermarsi un anno o due. I tre organizzanoun viaggio verso l'interno, cui si unisconoanche Mrs. Lyle, scrittrice di viaggi e suo figlio Eric.C'è una certa competizione tra Tunnere Port, che è geloso, anche se per primotradisce la moglie con una prostituta araba.Port contrae il tifo e muore nel forte dellalegione straniera francese, lasciando Kit sola nel Saharaprofondo. Kit vaga nel deserto fino a quandoviene salvata da una carovana guidata daBelqassim un giovane nomade arabo.La carovana arriva a casa di Belqassim,che prende Kit come amante e la rinchiudein una gabbia sul tetto della capanna.Kit è presto scoperta dalle mogli di Belqassim,che la costringono a fuggire. Trova il modo diraggiungere un'ambasciata americanadove i funzionari la fanno trasferire a Tangeri.Anche Tunner è tornato a Tangeri per cercarla.Kit giunge in hotel, vede Tunner ma nonlo chiama, si nasconde e scompare.Nell'ultima scena del film omonimo direttoda Bernardo Bertolucci nel 1990, l'autore Paul Bowles, nella penombra della salada tè di un albergo coloniale, pronunciala celebre frase, tratta dal romanzo: - "Non sappiamo quando moriremo e quindi pensiamo alla vita come a un pozzo inesauribile. Eppure tutto accade solo un certo numero di volte. Quante volte ricorderemo un certo pomeriggio della nostra infanzia, un pomeriggio che è così profondamente parte di noi che non potremmo nemmeno concepire la nostra vita senza? Forse quattro o cinque volte, forse nemmeno. Quante volte guarderemo sorgere la luna piena? Forse venti. Eppure tutto sembra senza limiti".Gli espatriati e i loro pregiudizi"Per le destre, l'Islam rappresenta la barbarie. Per le sinistre, teocrazia medievale. Per il centro, una sorta di esotismo sgradevole. In tutti i campi, tuttavia, si è d'accordo sul fatto che, anche se conosciamo poco il mondo islamico, comunque non c'è molto di interessante da scoprire". La comunità degli espatriati occidentali chesi muoveva tra Tangeri e Casablanca - come Truman CapoteTennessee WilliamsGore VidalBrion Gysin e molti protagonisti della Beat Generationcome Allen GinsbergWilliam S. BurroughsGregory CorsoJack KerouacPeter Orlovsky, di cui Bowles e la mogliediventano punti di riferimento - non aveva unavisione profonda dei valori dell'islam. Preferivanocircondarsi dei più condiscendenti e disponibiligiovani uomini, con cui condividere costosipiaceri mondani, piuttosto che frequentare Imam e moschee. La caratteristica più salientenella visione dell'Islam di Paul Bowles è la suatendenza a soffermarsi su ciò che egli percepiscecome la violenta, crudele natura dell'ambientearabo del Nord Africa. Anche se indubbiamenteil Marocco dei romanzi di Bowles era una terrapiagata da frequenti atti di violenza - generatiperlopiù da ignoranza e povertà eccessive -non è infrequente l'uso che Bowles fa di caratteridi sempliciotti, che giustificano le proprie azioniinsensate o financo criminali, con motivazioniriferite alla fede e alle credenze religiose locali. "Se era veramente convinto di voler spiegare il mondo arabo agli occidentali, come il personaggio di Stenham nel suo romanzo "La Casa del ragno", in cui afferma che i musulmani "incarnano il mistero dell'uomo in pace con se stesso," in sedici anni di permanenza in quel mondo, avrebbe potuto creare una visione più positiva e duratura dell'essenza dell'Islam".