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DINO BUZZATI


FONTE: WIKIPEDIAPoetica, temi e problematicheCon un tono narrativo fiabesco, Buzzatiaffronta temi e sentimenti quali l'angoscia,la paura della morte, la magia e il mistero,la ricerca dell'assoluto e del trascendente,la disperata attesa di un'occasione di riscattoda un'esistenza mediocre (Le mura di Anagoor, Il cantiniere dell'Aga Khan, Il deserto dei Tartari),l'ineluttabilità del destino (I sette piani) spessoaccompagnata dall'illusione (L'uomo che volle guarire).Il grande protagonista dell'opera buzzatianaè il destino, onnipotente e imperscrutabile,spesso beffardo (come ne Il deserto dei Tartari).Perfino i rapporti amorosi sono letti con quest'otticadi imperscrutabilità (Un amore). La letteratura di Buzzati appartiene al genere fantastico con molteplici spunti, talvolta convicinanze al surrealismo, l'orrore e alla fantascienza (Il grande ritratto e alcuni racconti).Momento centrale della sua narrativa ècomunque Il deserto dei Tartari nel qualeil protagonista, Giovanni Drogo, tenentedi prima nomina è mandato in una fortezzasperduta ai limiti del deserto, dove egli viveuna sorta di iniziazione alla morte.La Fortezza Bastiani è un avampostoai limiti dell'impero che si colloca in un contestocaratterizzato da una surreale assenza didefinizioni spazio-temporali.Il clima della Fortezza, coi suoi luoghi e le sueatmosfere, sostanzialmente fuori del tempo edello spazio, determina negli abitanti unaspecie di malattia psichica, una sorta di"morbo della Bastiani" che colpisce tutti.Drogo non tarda ad accorgersi che i giornisi snocciolano in una routine abitudinariasenza sbocchi e prospettive in una ripetizionesterile di atti stereotipati.Gli spazi limitati, le azioni limitate, la suacameretta, l'ineliminabile stillicidio della cisterna,gli angoli e le scale, i suoni, le luci, le ombre,avevano fatto sì che egli incorporasse tuttociò: «queste cose erano diventate sue».Dopo due anni di permanenza a GiovanniDrogo pare che tutto sia rimasto uguale,immobile nel suoi rituali da caserma.Nulla è cambiato, tutto si ripete e la noiaavanza e invade tutto con le sue regolespesso assurde, persino i sonni sonoscanditi dalle regole. Si tratta di una sortadi incantesimo in cui però permane semprel'illusione di essere stato mandato lì"per sbaglio" e che a sua richiesta potrebbeessere trasferito altrove in qualsiasi momento.Ma egli ha momenti in cui torna prepotentela voglia di andarsene, con la certezza dipoterlo fare quando vorrà. Un giorno decidedi lasciare la Bastiani e va dal medico per farsifare un certificato da allegare alla domandadi trasferimento. Il medico gli dice:Mentre però il medico procede alla compilazionedel certificato, Giovanni si accosta alla finestrae subisce una sorta di incantesimo. La fortezzagli appare improvvisamente grandiosa, immensa,con una sorta di sua perfezione geometrica,guerrieri immobili e bellissimi con le baionetteinnestate, poi trombe dai suoni squillanti ebellissimi. Rapidamente Drogo confronta tuttociò con la città e se ne fa un'immagine disquallore e di piattezza, il cambiamento èrepentino e la decisione stupefacente.All'«Ecco qua il certificato» del dottorRovina egli risponde che non vuol più partire.Questa scena rappresenta il momento dimassima evidenza di quella malattia dellaBastiani dalla quale Drogo è ormai contagiato.Tra le altre componenti l'aspetto più rilevantedi tale malattia è "l'attesa". Si attendel'invasione dei Tartari, ma nessun elementooggettivo lascia pensare che essa avverràmai. Drogo però a un certo momento si ammalaveramente, nel fisico, di una malattia che loconsuma giorno per giorno e lo rende inabilefino a diventare una larva umana ingombranteche dovrebbe lasciare la fortezza; egli tuttaviasi oppone. Quando è ormai moribondo accadel'impensabile: i Tartari attaccano.È l'evento tanto atteso, ma è troppo.