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LA VITA DEI NEANDERTHAL.....


FONTE: LE SCIENZE.CITAZIONI RIPORTATE INTEGRALMENTE.I Neanderthal sono spesso presentaticome una specie che viveva un'esistenzaviolenta e piena di pericoli. Ma un confrontotra i crani di Neanderthal e quelli di esseriumani moderni vissuti in Eurasia in epocapreistorica non rivela alcuna prova che fradi essi vi fosse un tasso di traumi maggiorerispetto ai nostri diretti antenatidi Marta Mirazón Lahr / NaturepaleontologiaantropologiaLe lesioni fannoparte della vita quotidiana, da un graffiosulla pelle a un osso rotto fino a un traumafatale. E anche se molte lesioni sonoaccidentali, altre possono essere unaconseguenza del comportamento, dell'attivitào delle norme sociali di un individuo o di ungruppo, caratteristiche che ci parlano dellesocietà, delle tensioni e dei rischi presentiall'interno e tra i diversi gruppi.In un articolo su "Nature", Beier e colleghiforniscono ora una serie di dati che sfidano         la diffusa opinione che tra le popolazioni                       Le storie di feriti e di morti sono sempre alcentro dei notiziari. Ma al di là della nostraattrazione per le vicende di singoli individui,queste informazioni sono interessanti ancheper ciò che ci dicono sulle nostre società.Tuttavia, per capire appieno cosa potrebbedeterminare l'attuale grado di violenza,dobbiamo gu  essi che modellano letendenze e le capacità comportamentali,sociali e cognitive.Gli antropologi studiano i resti scheletriciper ricostruire aspetti di vite antiche,costruendo una "osteobiografia" che mettein luce una parte della storia della vita di unindividuo. Gli scheletri conservano - sottoforma di fori, superfici deformate,disallineamenti ossei e fratture secondarieche si irradiano da un punto d'impatto -una firma dei traumi che hanno portato allafrattura, al taglio o alla perforazione delleossa anche dopo che le ferite sono guarite.I Neanderthal con un'evidente lesione cranica(© Science Photo Library / AGF)Nei fossili diNeanderthal sono state spesso identificatedelle lesioni traumatiche, in particolare allatesta e al collo, e questo ha fatto ritenereche nelle popolazioni neanderthaliane lelesioni scheletriche fossero più frequentiche nelle popolazioni umane moderne.Ma non è così, secondo Beier e colleghi,che hanno analizzato le descrizioni pubblicatedi Neanderthal e di crani fossili umani modernitrovati in Eurasia fra 80.000 a 20.000 anni facirca. Confrontando il numero di crani conferite e non nei reperti di Neanderthal e diumani moderni, gli autori riferiscono livellidi trauma cranico simili in entrambi i gruppi.La forza delle analisi di Beier e dei colleghista nella progettazione dello studio.Invece di confrontare i dati dei Neanderthalcon quelli di popolazioni umane più recenti oviventi, come hanno fatto studi precedenti,gli autori hanno basato i loro confronti suesseri umani che non solo hanno condivisocon i Neanderthal aspetti dell'ambiente incui vivevano, ma la cui documentazionefossile avesse anche un livello di conservazionesimile.I ricercatori hanno analizzato i dati relativia 114 crani di Neanderthal e 90 crani di umanimoderni, annotando i dati su 14 ossa craniche(le principali) e raccogliendo informazioni cheandavano da quelle su un singolo osso, neifossili mal conservati, a quelle relative a tuttee 14 le ossa nei fossili meglio conservati.In totale, gli autori hanno registrato l'incidenzadei traumi in 295 ossa di Neanderthal e 541ossa di umani moderni. Hanno anche raccoltoaltre informazioni, come la percentuale di ciascunadelle 14 ossa conservatesi per ciascun individuo,oltre a dettagli come il sesso, l'età alla morte ela posizione geografica del fossile.Beier e colleghi hanno condotto due seriedi analisi statistiche - una basata sulla presenzao assenza di traumi in ciascuna delle ossa craniche,l'altra sui singoli crani fossili considerati nel lorocomplesso - per verificare se ci fossero differenzestatisticamente significative tra la prevalenza ditraumi nei fossili di Neanderthal e in quelli umani.Hanno inoltre valutato se la prevalenza dei traumiera legata al sesso o all'età, tenendo conto dellaconservazione dei fossili, della posizione geograficae dei possibili effetti di interazione tra le diversevariabili. Le due analisi hanno dato risultati simili.ne che i Neanderthal si siano affidati apericolose tecniche di caccia a distanzaravvicinata, con armi come le lance qui raffigurate(Cortesia Gleiver Prieto & Katerina Harvati)Piùcompleti sono i fossili, più è probabile cheabbiano conservato le prove di lesioni. Questopotrebbe sembrare ovvio, ma è un problemaspesso ignorato in questi studi. Beier e colleghioffrono così un modo per affrontare questotipo di distorsione nel materiale disponibile.Una volta tenuto conto del grado di conservazionedei fossili, la prevalenza di traumi prevista neiNeanderthal e negli umani moderni è quasi la stessa.Sia i maschi di Neanderthal che quelli umanimoderni mostrano una maggiore incidenza ditraumi rispetto alle femmine delle rispettivespecie, un andamento che rimane lo stessoper gli esseri umani di oggi.Un ultimo risultato intteressante è che,sebbene le lesioni traumatiche fossero presentiin tutte le fasce di età studiate, i Neanderthalcon un trauma alla testa avevano più probabilitàdi morire prima dei 30 anni rispetto agli umanimoderni. Gli autori interpretano questo risultatocome una prova che, rispetto agli umani, dagiovani i Neanderthal riportavano più lesioni,o che avevano più probabilità di morire dopoessere stati feriti.Lo studio di Beier e colleghi non invalida leprecedenti stime sui traumi tra i Neanderthal,ma offre un nuovo quadro di riferimento perl'interpretazione di questi dati, mostrandoche il livello dei traumi fra i Neanderthal nonera straordinariamente più elevato rispettoa quello dei primi esseri umani vissuti in Eurasia.Ciò implica che il tasso di traumi neanderthalianonon richiede spiegazioni particolari e che ilrischio e il pericolo erano parte della vita deiNeanderthal tanto quanto lo erano del nostropassato evolutivo.Lo studio si aggiunge al crescente numerodi prove che i Neanderthal avevano molto incomune con i primi gruppi umani. Tuttavia,la scoperta che i Neanderthal potrebberoaver subito traumi in età più giovane rispettoagli umani moderni, o che avevano un maggiorerischio di morte in seguito alle lesioni, èaffascinante, e potrebbe essere una chiavedi lettura del perché la nostra specie ha avutoun vantaggio demografico rispetto ai Neanderthal.Questa è l'ultima parola sull'argomento?La risposta è no. Beier e colleghi hannovalutato solo i traumi cranici. E' possibileche i Neanderthal subissero più lesioni in altreparti del corpo rispetto agli umani moderni?Ci sono dati che suggeriscono che potrebbeessere così. Inoltre, sebbene le analisi degliautori dimostrino la forza di uno studio benprogettato basato su grandi campioni, i datiusati sono stati registrati da molti ricercatorie a vari livelli di dettaglio, aumentando lapossibilità di errori metodologici.Infine, le cause delle lesioni potrebberofornire alcuni squarci sul comportamento,sulle attività o sulle norme sociali del passato.Dalla forma, dalla posizione e dall'estensionedelle lesioni traumatiche negli scheletri e dacaratteristiche quali l'affilatura dei bordi dellefratture o il grado di guarigione delle lesioni,talvolta è possibile stabilire la causa piùprobabile di un trauma; per esempio, se lalesione è dovuta a un incidente di caccia, aviolenze interpersonali o a conflitti tra gruppi.Inoltre, la sopravvivenza dopo un gravetrauma potrebbe indicare che la personaferita è stata curata da membri della suasocietà. Stabilire la probabilità di ciascunodi questi scenari per i Neanderthal e per iprimi esseri umani moderni continuerà senzadubbio a sfidare gli scienziati per molti anni.--------------------------Marta Mirazón Lahr insegna paleoantropologiaall'Università di Cambridge, dove dirige ancheil Duckworth Laboratory, che ospita importanticollezioni di resti scheletrici di primati umanie non umani.