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ALTRI LIBRI DA LEGGERE....


FONTE: INTERNETÈ un gioco con le pedine di Alta fedeltàe una pesca a setaccio nel cassetto deiricordi: ciascuno di questi romanzipossiede quella misteriosa scintilla cheè rimasta accesa nella memoria di unlettore, la mia.Insieme a molti altri, testimoniando forsela salute della narrativa italianacontemporanea.Prendetelo con l'ironia che Luciano Bianciardiprofuse nelle sue lezioni per diventare unintellettuale, "dedicate in particolare aigiovani privi di talento". Pubblicate a puntatenel 1967 sulla rivista ABC, qualche anno fasono state raccolte da Stampa alternativain una deliziosa antologia dal titolo che misento di condividere: Non leggete i libri,fateveli raccontare.Io non ho paura, di Niccolò Ammaniti (2002)Non è strano digitare oggi su Google ilnome di questo libro e trovare ai primiposti i siti di riassunti scolastici? Il secondoromanzo di Niccolò Ammaniti ebbe unfulmineo passaggio al rango di classico:alle medie gli insegnanti lo consiglianofra i libri per l'estate, accanto ai vari Tom Sawyer e Barone rampante. E alloraleggiamolo oppure rileggiamolo, da genitori,che a raccontarlo per immagini ci ha giàpensato il bel film di Gabriele Salvatores a cui lo stesso autore ha contribuito perla sceneggiatura. L'estate infuocata diun borgo del sud Italia sorprende nel1978 Michele, nove anni, con un segretoterribile che segnerà per sempre la  suainfanzia. Al ritmo serrato di una pedalatacol cuore in gola su un dirupo, l'autoreesplora i meccanismi psicologici della pubertàe le dinamiche di gruppo, costantementein bilico fra voglia di trasgressione e undisperato bisogno di normalità, fino alladrammatica scoperta che il mondo degliadulti non ha proprio le sembianze del paradiso.Un romanzo di contrasti accecanti - lepaure immaginarie dell'infanzia e la crudeltàreale del mondo, la forza dell'amicizia e lamiseria del tradimento, la luce del giornoe il buio della notte, il dramma sociale equello quotidiano - dove pensiero eazione si danno il cambio in un serratissimo continuum narrativo. Memorabile l'incipitcon la sequenza cinematografica dellebiciclette che sfrecciano fra i campi digrano, i ragazzi che il protagonista vedesalire sulla cima la collina "lasciandosidietro una coda di steli abbattuti".E il finale che rimanda al misterioso,inscindibile legame tra padre e figlio.Niccolò AmmanitiIo non ho pauraEinaudi219 pp.Viaggio nel cratere, di Franco Arminio (2003)Certi paesi sono letteratura e come talinon interessano più a nessuno. Nessunotranne Franco Arminio da Bisaccia, poetae scrittore ribattezzatosi paesologo checon questo viaggio - incollocabile fra igeneri letterari - introduce a una scienzanuova che forse è sempre esistita, sulconfine tra geografia e metafisica. Unascienza difettosa, confessa il suo artefice,"che consente di perdere tempo senzasentirsi fuori dalla corsa". I paesi dell'Irpiniaterremotata vi appaiono nelle sembianzedi grumi di case in bilico, frammenti di uncatalogo in estinzione. Nelle vie e nellepiazze, nei bar e nei circoli, nelle stanzediroccate dei borghi, nella compostezzaintroversa dei volti chi non si aspettaniente c'è la fotografia di quella stagionedell'esistenza in cui capiamo che nonsaremo più felici.Ma nella prosa di Arminio i paesi sonocome fiocchi di neve: improvvisamenteprendono vita in un dettaglio qualunque(il mio preferito: l'uomo di Montaguto chedi mattina fa il postino e di pomeriggio ilbarbiere a domicilio) finché l'infinito disfarsidelle cose e del mondo acquista unadimensione onirica, rarefatta, universale.È un romanzo capace di descrivere il sismadella modernità omologatrice con antennedi rara percezione. L'impegno civile, ibridatocon la poesia, stempera nella luce e nelsilenzio ogni equivoco di nostalgia, lasciandoil lettore in balia di un vaga urgenza di partire.Franco ArminioViaggio nel cratereSironi185 pp.Un altro giro di giostra, di Tiziano Terzani (2004)Il lascito di Tiziano Terzani, morto pocodopo la sua pubblicazione, è uno dei libria cui mi capita di tornare più spesso.Mi fa l'effetto, aprendolo a caso, di staccarmida terra e per un attimo alzarmi in volo,improvvisamente percepire il mondo dauna prospettiva. E ritrovare serenità.Gli ultimi sette anni di vita del giornalista-scrittore fiorentino, palpitanti di passioni,impegno civile e spirituale, ironia e amore,rappresentano la summa delle grandidomande sull'identità del genere umanoe contengono i semi di una rivoluzione"dal piccolo al grande". "Un libro su quelche non va nelle nostre vite di uomini edonne moderni e su quel che è ancorasplendido nell'universo fuori e dentro di noi":scritto nell'istante che precede il distacco.Malato di cancro, Terzani si mette in camminoalla ricerca di una cura per il corpo e per lamente. In una serie di memorabili incontripassa in rassegna il campionario sterminatodi rimedi messi a punto nel tempo dalle cultured'Occidente e d'Oriente.Poi la svolta, la presa di coscienza che"la vita e la morte sono due aspetti dellastessa cosa". Terzani si prepara a lasciare il corpo vecchio indossando i panni di Anamil senzanome, in compagnia di un vecchio sadhu. Pare ancora di sentirla, la sua risatacontagiosa. La morte? Eccomi qui, senzapaura, senza rancore. Nel libro è contenutoanche il senso profondo dell'idea di nonviolenza alla base delle Lettere contro la guerra,pubblicate nel 2002 come risposta alladeriva occidentale dopo l'11 settembre:un'idea che nel pensiero orientale nonsignifica soltanto "non uccidere", maconcepire gli altri come parte di un tuttodi cui noi stessi facciamo parte. L'idea di quel cambiamento radicale delle coscienzeche Terzani ha consegnato ai posteriinsieme alla favola della propria vita.Tiziano TerzaniUn altro giro di giostraLonganesi578 pp.Gomorra, di Roberto Saviano (2006)Quattro citazioni emblematiche introduconoil romanzo d'inchiesta che ha squassato lamoderna narrativa italiana, best seller internazionale, e ne anticipano l'ambizioneetica, storico-politica, sociale e sociologica,economica e antropologica: Hannah Arendt, Macchiavelli, l'Al Pacino di Scarface e una intercettazione telefonica ("La gente sonovermi e devono rimanere vermi").Al decadimento morale e umano della cittàbiblica cui allude il titolo si aggiunge laspettacolarizzazione mediatica della retecriminale protagonista del romanzo, lacamorra divenuta impero e sistema alternativoallo Stato nel quale si è insinuato come uncancro profittando del liberismo senzaregole che governa l'economia di mercato.Ma si può leggere Gomorra come un"semplice" romanzo d'avventure? Sì,anche se non ci sono dialoghi né unavera e propria trama, né personaggi-eroiné tutto sommato quasi mai suspence.Raccontato per sequenze, come un filma episodi (seguiranno appunto unospettacolo teatrale, il crudo lungometraggiodi Matteo Garrone e una popolare serietelevisiva), Gomorra coinvolge e disturba,emoziona e inquieta, eccita e sconcerta -diversamente per esempio da un vecchiocapolavoro di mafia come Il padrino di MarioPuzo (1969) - soprattutto per il profilounderground e per l'ossessiva tensionemimetica, quasi messianica della voce narrantenella terra del peccato. "Maledetti bastardi,sono ancora vivo!" Dopo dieci anni di minaccereali da parte della camorra, l'urlo liberatoriocon cui si chiudeva il romanzo è l'espressionedi un tragico cortocircuito in seno alla nostrasocietà. Dal reale alla fiction, e ritorno.Roberto SavianoGomorraMondadori333 pp.Il tempo materiale, di Giorgio Vasta (2008)Nel paesaggio geroglifico di una Palermoscostumata e scrostata, fradicia di conformismoe ataviche assuefazioni, tre ragazziniundicenni si costruiscono un'iniziazione privatareplicando nel microcosmo di provinciala deriva violenta dell'utopia nel terribile1978, l'anno dell'assassinio di Moroda parte delle Br. La "costruzionedell'odio geometrico" procede versola disfatta in una foresta di allegorieche usano l'immaginario collettivo di fineSettanta - televisione, fumetti, politica,perfino i mondiali di calcio con l'indioPassarella nei panni di eroe - comeuna trappola antinostalgica, un frullatoal veleno.Quello che cerco, scriverà poi Vasta inun passo del successivo romanzo Spaesamento, è la "metamorfosi dellamalinconia in una rabbia adulta che siacoraggiosa e corra il rischio del dolore":nel Tempo materiale il lettore la trova apatto che accetti la pugnalata senzafiltro di un linguaggio abrasivo comeuna rasoiata punk. Un linguaggio divenuto polimorfo evocatore di sensi(con alcune vette espressive come lagenia di neologismi, da alfamuto a pornonido)e metafora di quello "spaventoso eserciziodi controllo sulle cose" che la fissazioneprepuberale del protagonista Nimboaveva confuso con l'ingresso nel mondoadulto. Avevo voglia di essere colpevole,dice nel punto chiave: colpevole di linguaggio.Giorgio VastaIl tempo materialeminimum fax276 pp.Accabadora, di Michela Murgia (2009)Le prime sette pagine di questo romanzo,il capitolo primo, sono la folgorante introduzionea una storia misteriosa e bella, bella "comelo sono a volte le cose cattive". Maria eTzia Bonaria. Fill'e anima la prima, unafiglia acquisita strappata alla miseria dellafamiglia naturale; madre acquisita laseconda, una madre nuova ma vecchia,portatrice di un sapere sciamanico chel'ha eletta ad accabadora dell'immaginariopaese di Soreni: colei che aiuta nel trapasso.Sullo sfondo polveroso della Sardegna, isola-archetipo di simbologie, allusioni, patti tacitie trame millenarie, Murgia ricama "pensieriche non sopportano la luce piena", mescolandopoesia e coraggio nel frantumare tabù sulsenso della vita, dell'amore e della morte.Un romanzo di sensazioni fisiche che odoradi gueffus, pietra a secco e terra impastatacol fango, anticipatore di questioni divenuteoggi finalmente cruciali non solo per lecoscienze ma anche per i legislatori: quellelegate alla supremazia (biologica o culturale?)dei codici che regolano i rapporti affettivi dellanostra specie, come il diritto di amare edessere amati senza essere discriminati.Michela MurgiaAccabadoraEinaudi165 pp.Il signore delle lacrime, di Antonio Franchini (2010)È un romanzo che si confronta - in realtàsottraendosi al confronto, l'autore dichiarafin da subito il suo status di "turista" - coni reportage dall'India dei grandi narratori-viaggiatori novecenteschi: Pasolini, Moravia,Manganelli, Tabucchi. Rimane nel cuorecome una promessa e come una spina:oh l'India che attrae e repelle, cassafortedi umanità e fabbrica di mitologie, stercodi vacca e braci di scheletri, tigre delprogresso e avvoltoio corrotto, potenzanucleare e baluardo della mitezza universale.Franchini cede a questa antica mitopoiesie parte per Delhi con due amici francesiappassionati di fotografia, affetti dallaclassica ipercinesi da pillola esotica.Da Varanasi a Rishikesh lo sguardodel viaggiatore riluttante a poco a pocodiventa memoria, meditazione, racconto.Un libro il cui fascino proviene anche dalsubstrato teoretico insieme aperto eapodittico, con il controcanto affidato,come fosse un sitar, a brevi citazionidelle Upanishad e altre sacre scritturedell'induismo, "musica di fondo" a spezzaresplendori e miserie del passaggio in Indiadi un occidentale qualunque. Priva di unamorale e di un senso definitivo, la narrazionesegue un ritmo ipnotico e circolare, comeinscritta nell'incessante scorrere dellavita nella quale frullano altrettantoincessantemente i ricordi e i pensierisulla vita e la morte, la paternità, l'eros,il destino, il tempo. Che è poi l'ereditàforse più autentica e sincera dell'India,per chi l'ha saputa viaggiare: lasciar fluireil dolore cioè accettare la sfida di Siva,l'asceta erotico, "colui che fa piangerema anche colui che piange". Assistereper un istante alla corazza dell'io che si sfalda, e stare a vedere cosa succede.Antonio FranchiniSignore delle lacrimeMarsilio128 pp.Mandami tanta vita, di Paolo Di Paolo (2013)Una carica d'innocenza, un intimoidealismo, un indomito sussultovitale pervadono questo romanzoispirato dalla figura storica di PieroGobetti, icona antifascista della cuidimensione privata è in atto unariscoperta culminata nell'antologia Avanti nella lotta, amore mio!, curatadallo stesso Di Paolo. Nella Torinodegli anni Venti le esistenze diPiero e Moraldo, due ragazzidall'approccio alla vita diametralmenteopposto, sembrano legate da un filoinvisibile e misterioso. Ne seguiamogli andirivieni da Torino a Parigi,mentre i fascisti al potere imbriglianole coscienze dando il la alla grandeallucinazione collettiva.Storia e finzione si compenetranocon leggiadria a disegnare l'arco della giovinezza come l'età magica -dolorosamente magica - della vita,quella in cui il potere della creazioneè puro come la luce del primo mattinoma anche quella che getta le basi peril male di vivere. Quand'è che, senzafarci caso, diventiamo la maschera dinoi stessi? si domanda Moraldo eintanto proietta l'immagine di sé inquella di Piero, l'uomo prigionierodella sua giovinezza, l'inscalfibilecombattente che stipò "dentroventiquattro anni ciò che altri nonriescono a compiere in una vita lunga il triplo".Paolo Di PaoloMandami tanta vitaFeltrinelli158 pp.La gemella H, di Giorgio Falco (2014)È un romanzo generazionale pieno dimalinconia euforica, simile al pensierodel mare nell'estate che deve ancoravenire. Un giovane giornalista bavaresemette su famiglia in una cittadina diprovincia poco prima dello schiantodel Reich, cui aveva aderito perconformismo borghese o forse soloper ambizione economica.L'azione si sposta poi vorticosamentenella Milano livida del dopoguerra einfine sulla riviera romagnola, dove ilcapostipite Hans dopo la morte dellamoglie ricostruisce una vita per sé eper le figlie Helga e Hilde. Un nuovomondo sotto la cappa oscura delladimenticanza, accordato al ritmodella ricostruzione che addomestica la natura col cemento, la televisione,i rituali del consumo.La storia è ricostruita in un lungo stream of consciousness dalla piùfragile e sensibile delle gemelle,Hilde, per il cui destino inquietosi parteggia con passione. Replicarenella sfera economica e finanziariale dinamiche totalitarie applicate airapporti lavorativi e familiari:ricominciare a vivere significa, purtroppo,anche questo. Mentre la sua morale nonlascia scampo, La gemella H è in realtà unromanzo eccezionalmente denso di rimandi,luoghi, immagini, visioni, digressioni etrasgressioni: da togliere il fiato.Giorgio FalcoLa gemella HEinaudi354 pp.La ferocia, di Nicola Lagioia (2014)Capitolo finale di una trilogia iniziatacon i precedenti Occidente per principianti(2004) e Riportando tutto a casa (2009),trasfigura in termini narrativi gli ultimitrent'anni di storia italiana, applicandoa tutto campo il concetto di ferocia:dal particolare all'universale e viceversa,squadernandoci così davanti agli occhi,con un pizzico di ferocia, com'è che va ilnostro mondo. La dinastia dei Salvemini,potenti costruttori baresi, viene sconvoltadalla morte della trentenne primogenita,Clara. Sul canovaccio noir lo scavo nellapsicologia delle persone - su tutti quelladella sfuggente protagonista ricostruita in flashback ("un imprendibile compostodi pensieri altrui") - si estende agli oscurimeandri di una famiglia potente avviataverso la rovina, poi alla residualitàcorrotta della borghesia imprenditorialeitaliana di questo scorcio di millennio,per arrivare a sfiorare le radici piùprofonde dell'angoscia e del male.La prosa di Nicola Lagioia è prensile,coinvolgente, tensiva. Possiede il donoo meglio la tecnica straniante, come èstato detto, di "far vedere tutto comeper la prima (o l'ultima) volta". Privo deiguizzi virtuosistici dei precedenti romanzi,più strutturato senza perdere in empatiae immediatezza, La ferocia ha una densitàe un respiro da romanzo internazionale,pur raccontando una storia molto italiana.Nicola LagioiaLa ferociaEinaudi415 pp.[La lista è stata pubblicata la prima volta nel marzo del 2016; è stata aggiornata nel maggio del 2018 con altri cinque titoli]© Riproduzione Riservata