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I versi di Arthur Rimbaud.....


 La mia bohème (fantasia)Me ne andavo, i pugni nelle tasche sfondate;anche il mio cappotto diventava ideale;andavo sotto il cielo, Musa!, ed ero il tuo leale;oh! quanti amori assurdi ho strasognato!Nei miei unici calzoni avevo un largo squarcio.- Pollicino sognatore, in corsa sgranavorime. Il mio castello era l'Orsa Maggiore.- Le mie stelle in cielo facevano un dolce fru-fru.Le ascoltavo, seduto sul ciglio delle strade,nelle calme sere di settembre in cui sentivosulla fronte le gocce di rugiada, come un vino vigoroso;in cui, rimando in mezzo a quelle ombre fantastiche,come fossero lire, tiravo gli elasticidelle mie suole ferite, con un piede contro il cuore.**VocaliA nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu: vocali,io dirò un giorno le vostre segrete origini:A nero, corsetto villoso delle mosche lucentiche ronzano intorno a crudeli fetori,golfi d'ombra; E, candori di vapori e di tende,lance di fieri ghiacciai, bianchi re, brividi d'umbelle;I, porpora, sputo di sangue, riso di belle labbranella collera o nelle ebrezze penitenti;U, cicli, fremiti divini di mari verdi,pace dei pascoli disseminati di animali, pace delle rugheche l'alchimia scava nelle ampie fronti studiose;O, Tromba suprema piena di stridori strani,silenzi solcati dai Pianeti e dagli Angeli:- O l'Omega e il raggio violetto dei Suoi Occhi!**SensazioneD'estate, a calpestare per i sentieri andrò,dentro il grano che punge, l'erba tenera a sera.Sognando, la freschezza ai piedi sentirò,lascerò che mi bagni la testa nuda il vento.Non parlerò, smarrito ogni pensiero umano,ma infinito nell'anima mi crescerà l'amoree andrò come uno zingaro lontano assai lontanoper la Natura lieto come con una donna.**RomanzoA diciassett'anni non si può esser seri.- Una sera, al diavolo birre e limonatae gli splendenti lumi di chiassosi caffè!- Te ne vai sotto i verdi tigli a passeggiare.Com'è gradevole il tiglio nelle sere di giugno!L'aria è sì dolce che a palpebre chiuseannusi il vento che risuona - la città è vicina -e porta aromi di birra e di vino...IIEcco scorgersi un piccolo branod'azzurro scuro, incorniciato da lievi fronde,punteggiato da una malvagia stella, che si fondein dolci fremiti, piccola e bianca...Notte di giugno! Diciassett'anni! Ti lasci inebriare.La linfa è uno champagne che dà alla testa...Divaghi e senti un bacio sulle labbrache palpita come una bestiolina...IIIIl cuore è un folle Robinson in un romanzo- quando, nel pallido chiarore d'un riverberopassa una damigella affascinanteall'ombra del colletto d'un padre tremendo...E siccome ti trova immensamente ingenuo,trotterellando sui suoi stivalettisi volta, attenta ma con gesti vivaci- e sul tuo labbro muoiono le cavatine...IVSei innamorato. Fino al mese d'agosto è affittato.Sei innamorato. I tuoi sonetti la fanno ridere.Tutti gli amici sono già andati, sei di cattivo gusto.- Poi l'adorata, una sera, si degnò di scriverti!...- Quella sera... - Ritorni ai lucenti caffèe ordini ancora birre e limonata...a diciassett'anni non si può esser seri,se ci son verdi tigli lungo la passeggiata.**L'addormentato della valleÈ una gola di verzura dove un fiume cantaimpigliando follemente alle erbe straccid'argento: dove il sole, dalla fiera montagnarisplende: è una piccola valle che spumeggia di raggi.Un giovane soldato, bocca aperta, testa nuda,e la nuca bagnata nel fresco crescione azzurro,dorme; è disteso nell'erba, sotto la nuvola,pallido nel suo verde letto dove piove la luce.I piedi tra i gladioli, dorme. Sorridente comesorriderebbe un bimbo malato, fa un sonno.O Natura, cullalo tiepidamente: ha freddo.I profumi non fanno più fremere la sua narice;dorme nel sole, la mano sul suo pettotranquillo. Ha due rosse ferite sul fianco destro.Ottobre 1870**Sognato per l'invernoD'inverno viaggeremo in un vagone rosacon dei cuscini blu.Staremo bene. Un nido di folli baci si nascondein ogni morbido angolino,Tu chiuderai gli occhi per non veder, dal vetro,ghignare le ombre della sera,collerici mostri, nera plebagliadi lupi e di demòni.Poi ti sentirai sfiorare lieve la guancia...un breve bacio, come un ragnetto folle,ti correrà sul collo..."Cercalo!" mi dirai, chinando un poco il capo,- ma ci vorrà del tempo per trovar la bestiolina- che corre senza posa...In treno, 7 ottobre '70**L'EternitàÈ ritrovata.Che cosa? L'Eternità.È il mare andato viaCol sole.Anima sentinella,Mormoriamo la confessioneDella notte così nullaE del giorno di fuoco.Dagli umani suffragi,Dai comuni slanciLì tu ti liberiE voli a seconda.Poiché soltanto da voi,Braci di raso,Il Dovere si esalaSenza dire: finalmente.Là nessuna speranza,Nessun orietur.Scienza con pazienza,Il supplizio è certo.È ritrovata.Che cosa? - l'EternitàÈ il mare andato viaCol sole.Maggio 1872**Da Una stagione all'infernoUn tempo, se ben ricordo, la mia vita era un festino in cui si schiudevano tutti i cuori, scorrevano tutti i vini.Una sera, ho preso la Bellezza sulle mie ginocchia. E l'ho trovata amara. E l'ho ingiuriata.Mi sono armato contro la giustizia.Sono fuggito. Streghe, miseria, odio, è a voi che è stato affidato il mio tesoro!io riuscii a cancellare dal mio spirito ogni speranza umana. Su ogni cosa, per strangolarla, ho fatto il balzo silenzioso della belva feroce.**Il battello ebbroAppena presi a scendere lungo i Fiumi impassibili,Mi accorsi che i bardotti non mi guidavan più:Ignudi ed inchiodati ai pali variopinti,I Pellirosse striduli li avevan bersagliati.Non mi curavo più di avere un equipaggio,Col mio grano fiammingo, col mio cotone inglese.Quando assieme ai bardotti si spensero i clamori,I Fiumi mi lasciarono scender liberamente.Dentro lo sciabordare aspro delle maree,L'altro inverno, più sordo di una mente infantile,Io corsi! E le Penisole strappate dagli ormeggiNon subirono mai sconquasso più trionfante.La tempesta ha sorriso ai miei risvegli in mare.Più lieve di un turacciolo ho danzato sui fluttiChe eternamente spingono i corpi delle vittime.Dieci notti, e irridevo l'occhio insulso dei fari!Più dolce che ai fanciulli qualche acida polpa,L'acqua verde filtrò nel mio scafo di abeteE dalle macchie rosse di vomito e di vinoMi lavò, disperdendo il timone e i ramponi.Da allora sono immerso nel Poema del MareChe, lattescente e invaso dalla luce degli astri,Morde l'acqua turchese, dentro cui, fluttuando,Scende estatico un morto pensoso e illividito;Dove, tingendo a un tratto l'azzurrità, deliriE ritmi prolungati nel giorno rutilante,Più stordenti dell'alcol, più vasti delle lire,Fermentano i rossori amari dell'amore!Io so i cieli che scoppiano in lampi, e so le trombe,Le correnti e i riflussi: io so la sera, e l'AlbaChe si esalta nel cielo come colombe a stormo;E qualche volta ho visto quel che l'uomo ha sognato!Ho visto il sole basso, fosco di orrori mistici,Che illuminava lunghi coaguli violacei,Somiglianti ad attori di antichi drammi, i fluttiChe fluivano al tremito di persiane, lontano!Sognai la notte verde dalle nevi abbagliate,Bacio che sale lento agli occhi degli Oceani,E la circolazione delle linfe inaudite,E, giallo e blu, il destarsi dei fosfori canori!Ho seguito, per mesi, i marosi che assaltanoGli scogli, come mandrie di isterici bovini,Stupito che i lucenti piedi delle MariePotessero forzare i musi degli Oceani!Ho cozzato in Floride incredibili: fioriSbocciavano fra gli occhi di pantere con pelliD'uomo! In arcobaleni come redini tesiA glauche mandrie sotto l'orizzonte dei mari!Ho visto fermentare gli stagni enormi, nasseDove frammezzo ai giunchi marcisce un Leviatano!Frane d'acqua scuotevano le immobili bonacce,Cateratte lontane crollavano nei baratri!Ghiacciai, soli d'argento, flutti madreperlacei,Cieli ardenti! Incagliavo in fondo a golfi bruniDove immensi serpenti mangiati dalle cimiciCadon, da piante torte, con oscuri profumi!Ai bimbi avrei voluto mostrare le dorateDell'onda cupa e azzurra, o quei pesci canori.- Schiune di fiori, mentre salpavo, m'han cullato,E talvolta ineffabili venti m'han dato l'ali.Martire affaticato dai poli e dalle zone,Il mare che piangendo mi addolciva il rullioFaceva salir fiori d'ombra, gialle ventose,Ed io restavo, simile a una donna in ginocchio,Quasi isola, scuotendo sui miei bordi i litigiE lo sterco di uccelli dagli occhi bioni, e urlanti.Vogavo ed attraverso i miei legami fragiliGli affogati a ritroso scendevano a dormire!Io, battello perduto nei crini delle cale,Spinto dall'uragano nell'etra senza uccelli,Né i velieri anseatici, né i Monitori avrebberoRipescato il mio scafo ubriacato d'acqua;Libero, fumigante, di brume viole carico,Io che foravo il cielo rossastro come un muroChe porti, leccornie per i buoni poeti,Dei licheni di sole e dei mocci d'azzurro;Io che andavo chiazzato dalle lunule elettriche,Folle trave, scortato dagli ippocampi neri,Quando il luglio faceva crollare a scudisciateI cieli ultramarini dai vortici infuocati;Io che tremavo udendo gemere a cento legheI Behemot in foia e i densi Maèlstrom,Filando eternamente sulle acque azzurre e immobili,Io rimpiango l'Europa dai parapetti antichi!Ho visto gli arcipelaghi siderei e delle isoleDai cieli deliranti aperti al vogatore:- È in queste notti immense che tu dormi e t'esiliStuolo d'uccelli d'oro, o Vigore futuro?Ma basta, ho pianto troppo! Le Albe sono strazianti.Ogni luna mi è atroce ed ogni sole amaro:L'acre amore mi gonfia di stordenti torpori.Oh, la mia chiglia scoppi! Ch'io vada in fondo al mare!Se desidero un'acqua d'Europa, è la pozzangheraNera e gelida, quando, nell'ora del crepuscolo,Un bimbo malinconico abbandona, in ginocchio,Un battello leggero come farfalla a maggio.Non posso più, bagnato da quei languori, onde,Filare nella scia di chi porta cotone,Né fendere l'orgoglio dei pavesi e dei labari,Né vogar sotto gli occhi orrendi dei pontoni.