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Le sorprese riservate da un antico mastodonte...


Fonte: Le ScienzeUno studio basato sulla datazione di ossa dimastodonte e pietre fratturate scoperte inCalifornia suggerisce la presenza di specieumane in Nord America 130.000 anni fa, cioè115.000 anni prima rispetto allo scenario piùaccreditato dalla comunità scientifica.Ma gli scettici non mancanodi Ewen Callaway/NatureTrovati i teschi dei primi americaniarcheologiapaleontologiaantropologiaAntichi esseri umani si sono stabiliti in NordAmerica circa 130.000 anni fa, suggerisce unostudio controverso che sposta indietro di oltre100.000 anni la data che la maggior parte degliscienziati accetta. L'annuncio strabiliante, fattosu "Nature", è basato su pietre scheggiate eossa di mastodonte frammentate scoperte inCalifornia che, secondo un gruppo di ricercatori,indicano un'attività umana. La loro affermazione,se fosse corretta, imporrebbe un profondoripensamento di quando, come e da chi le Americhefurono colonizzate per la prima volta. La maggior partedegli scienziati sottoscrive il modello secondo cui Homosapiens arrivò in Nord America meno di 20.000 anni fa.L'ultimo studio solleva la possibilità che un'altra speciedi ominini, come i Neanderthal o un gruppo conosciutocome Denisovani, lo abbia fatto in qualche modo primadi allora, partendo dall'Asia e arrivando in Nord America, dove poi avrebbe prosperato."È una scoperta sorprendente e, se fosse autentica,cambierebbe le carte in tavola. Muterebbe completamentelo scenario", dice John McNabb, archeologo delpaleolitico all'Università di Southampton, nel RegnoUnito. "Sospetto che ci saranno molte reazioniall'articolo, e la maggior parte di esse non saràdi accettazione".Nuovi pionieri per la colonizzazione delle Americhe?Due teste di femore di mastodonte recuperate negliscavi (Credit: San Diego Natural History Museum)Lo studio si concentra su antichi frammenti di ossaanimali trovati nel 1992 durante alcuni lavori stradalinei sobborghi di San Diego. La scoperta aveva fatto fermare i lavori, e il paleontologo Tom Deméré delMuseo di storia Naturale di San Diego aveva condottouno scavo di cinque mesi. Il suo gruppo aveva scopertodenti, zanne e ossa di un parente estinto degli elefantichiamato mastodonte(Mammut americanum), accanto a grandi roccefrantumate e usurate. Il materiale era stato seppellitoda sedimenti fini lasciati da un flusso d'acqua, maDeméré aveva intuito che le rocce erano troppo grandiper essere state trasportate dall'acqua."Abbiamo pensato ad alcune spiegazioni possibili perquesta situazione, e continuava a uscire fuori cheavrebbero potuto essere coinvolti degli esseri umani",dice. Le analisi effettuate dagli anni novanta fino aoggi hanno indicato che l'avorio era vecchio di circa300.000 anni, ma Deméré era scettico: il metodo usatodai suoi colleghi soffriva di alcuni inconvenienti e l'epocasembrava improbabile per esseri umani vissuti inCalifornia.Un consenso rimesso in discussioneNegli ultimi dieci anni, la ricerca archeologica e glistudi del DNA moderno e antico hanno raggiuntoun consenso sul popolamento delle Americhe: gliesseri umani provenienti dall'Asia attraversaronoun ponte di terra sull'attuale Stretto di Bering inAlaska circa 20.000 anni fa e raggiunsero la puntameridionale del Sud America circa 14.000-15.000anni fa.Nuovi pionieri per la colonizzazione delle Americhe?Accumulo di ossa e pietre trovato durante gli scavi(Credit: San Diego Natural History Museum)Alcuni archeologi, tuttavia, sostengono che gli esseriumani sono arrivati in epoche precedenti.Essi si basano su siti contenenti pietre che somiglianoa utensili litici e grandi ossa animali con danniapparentemente causati da esseri umani. I co-autoridi Deméré, Kathleen Holen e suo marito Steven Holen,archeologi del Center for American PaleolithicResearch a Hot Springs, in South Dakota, hannoproposto diversi siti nel Midwest degli Stati Uniticome prova di una presenza umana nelle Americhefino a 40.000 anni fa. Ma molti scienziati hannoguardato a queste affermazioni con scetticismo.Dopo aver sentito parlare del mastodonte di SanDiego, gli Holen hanno visitato Deméré nel 2008per vedere i resti impacchettati. "Stavamo guardandoqualcosa di molto, molto vecchio, ma aveva schemi difratturazioni già visti", dice Kathleen Holen.Era come se le ossa fossero state poste sopra unagrossa pietra che faceva da incudine e fossero statecolpite con una pietra che faceva da martello.Il gruppo afferma che le rocce recuperate dal sitosono state usate per estrarre il midollo osseo delmastodonte o per creare utensili ossei più delicati.Sull'osso del mastodonte non ci sono evidenti segnida taglio, il che indica che l'animale non è stato uccisoo macellato per la sua carne.Nuovi pionieri per la colonizzazione delle Americhe?Gli autori dello studio durante i test per verificaregli schemi di fratturazione delle ossa sottoposte apercussione con una grossa pietra (Credit: KateJohnson/San Diego Natural History Museum)Usando raffinati metodi di datazione, i ricercatorihanno cercato nuovamente di determinare l'età delsito. Non potevano usare la tecnica al radiocarboniosul mastodonte, perché nelle ossa non c'era tracciadi proteine collagene contenenti carbonio.Un secondo metodo era troppo impreciso. Una terzatecnica, che misura i livelli relativi di uranio e di torioradioattivi nell'osso, ha suggerito che i resti risalgonoa 130.000 anni fa. "Sono sicuro che molti dei nostricolleghi saranno assai scettici. Me lo aspetto.Questo è molto, molto prima di quanto la maggiorparte degli archeologi si aspetta per la presenza diominini in Nord America", dice Steven Holen."E parlo anche per me stesso".Alistair Pike, archeologo dell'Università di Southampton,specializzato nella datazione all'uranio, osserva cheil metodo del gruppo si basa su modelli semplificati dicome l'uranio passa dall'acqua di falda alle ossa, manon vede difetti evidenti nel lavoro di datazione."All'apparenza, questi risultati sono quanto di meglio sipossa ottenere", afferma Pike.La raccolta di DNA antico dai resti e la determinazionedella relazione evolutiva dell'animale con altri mastodontipotrebbe anche permettere di stabilire l'età del sito,osserva Pontus Skoglund, genetista di popolazionidella Harvard Medical School di Boston, in Massachusetts,che lavora sul DNA antico. Se la scoperta reggesse,aggiunge, "sarebbe una delle revisioni più profondedel nostro modello di come si è popolato il mondo".Un annuncio che desta scetticismoTuttavia, prima di invocare gli esseri umani, i ricercatoridevono escludere in modo più netto la possibilitàche le pietre e le ossa siano state frantumate daforze naturali, afferma David Meltzer, archeologodella Southern Methodist University di Dallas, in Texas."Se vuoi spingere l'antichità umana nel NuovoMondo più indietro di 100.000 anni in un colpo solo,dovrai farlo con un caso archeologico migliore di questo".Nuovi pionieri per la colonizzazione delle Americhe?Frantumazione delle ossa per effetto dell'impattocon una grossa pietra: grazie a questo schema,è possibile determinare se i resti archeologiciportano i segni di una manipolazione umana(Credit: Kate Johnson/San Diego Natural History Museum)McNabb vorrebbe vedere gli schemi di frantumazioneanalizzati in modo più dettagliato. Trova "curioso" cheil sito non abbia prodotto altre tracce di presenzaumana, come gli utensili in pietra di forma caratteristicache si trovano tipicamente in molti siti di macellazionedi animali in Africa.Erella Hovers, archeologa della Hebrew University diGerusalemme, che ha esaminato l'articolo per "Nature",dice di essere rimasta un po' sorpresa quando ilmanoscritto è arrivato nella sua posta elettronica:"Mi sono detta: 'ma veramente?'". Tuttavia, dopo lerevisioni che hanno approfondito il lavoro di datazionee hanno dimostrato che colpire le ossa moderne dielefanti con grandi rocce produce schemi di danno similia quelli osservati sulle ossa dei mastodonti, Hoversè ora convinta che siano stati ominini a creare il sitocaliforniano. "Tutto questo è sbalorditivo," dice. "Lasciaaperte un sacco di domande perché non sappiamonient'altro, tranne che c'erano delle persone laggiù".Chi erano i primi americani?Se gli esseri umani o i loro antenati sono i responsabili,i candidati sono diversi. Gli antenati degli esseri umanimoderni non africani hanno lasciato il continente menodi 100.000 anni fa, ma migrazioni precedenti dall'Africaavrebbero potuto raggiungere il Nord America, diconoDeméré e i suoi co-autori. Essi si riferiscono a dentisimili a quelli di Homo sapiens risalenti a 100.000 annifa scoperti in Cina e agli indizi secondo cui alcuni gruppiindigeni in Sud America portano traccia di una possibilemigrazione precedente nelle Americhe.Chris Stringer, paleoantropologo del Museo di storianaturale di Londra, propende per i denisovani o ineanderthaliani, che vivevano entrambi nella Siberiameridionale almeno 100.000 anni fa. Eppure, non vi èalcuna prova che l'uno o l'altro dei due gruppi potessesopravvivere all'epico viaggio artico dalla Siberia all'Alaska."Molti di noi vogliono vedere prove da altri siti diquesta antica colonizzazione prima di abbandonareil modello convenzionale di un primo arrivo da partedegli esseri umani moderni negli ultimi 15.000 anni",spiega Stringer. "Tra poco inizieremo a cercare", diceDeméré, che ha già adocchiato un altro sito dellaCalifornia, scavato da suo gruppo alcuni anni fa.Steven Holen spera che altri scienziati si uniscanoalla ricerca. "Teniamo gli occhi aperti per trovarequesto tipo di materiale quando siamo sul campo",afferma. "Non diciamo semplicemente 'questo nonpuò essere'".(L'originale di questo articolo è stato pubblicato suNature il 26 aprile 2017. Traduzione ed editing a curadi Le Scienze. Riproduzione autorizzata, tutti i dirittiriservati.)