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Fonte Le Scienze07 dicembre 2018Una simulazione al computer contro la mafiaComunicato stampa - Ricercatori del Cnr-Istchanno sviluppato un modello virtuale sulfenomeno malavitoso del pizzo, analizzandoe riproducendo la realtà di Palermo.I risultati, pubblicati su Complexity, potrebberoaiutare a individuare strategie efficaci nellalotta alla mafia. Lo studio è stato realizzatonell'ambito del progetto europeo Gloders suimeccanismi di estorsionedi CNRcomputer sciencescienze forensiRoma, 7 dicembre 2018 -Studiare in un laboratorio virtuale le dinamicheche regolano la criminalità organizzata, eutilizzare i risultati per elaborare nuove strategiecontro la mafia. È l'obiettivo di un recentemodello informatico sviluppato dall'Istituto discienze e tecnologie della cognizione delConsiglio nazionale delle ricerche (Cnr-cheutilizza gli strumenti della simulazione socialeper riprodurre al computer fenomeni complessi.Lo studio, pubblicato su Complexity, è statorealizzato nell'ambito del progetto europeoGloders, coordinato dall'Università del Surreyin Gran Bretagna, che ha studiato i meccanismie le dinamiche di racket a livello europeo.In Italia, i ricercatori del Laboratory of Agent-Based Social Simulation (Labss) del Cnr-Istc sisono concentrati sul pizzo, la forma di estorsionecon cui in Italia i proprietari di attività commercialisono costretti a versare una parte dell'incassoalla mafia in cambio di 'protezione'.Un'attività che, secondo Confcommercio, soloin Sicilia porta alla criminalità organizzata oltreun miliardo di euro all'anno, con una media del70% dei commercianti coinvolti.Il modello riproduce la realtà della città di Palermo:a partire da fonti storiche e da interviste constudiosi e magistrati, gli scienziati hannoriprodotto virtualmente i meccanismi alla basedella raccolta del pizzo nel capoluogo siciliano."Abbiamo identificato quali attori principali delmodello i mafiosi, i commercianti, i cittadini, loStato e le associazioni non governative comeAddiopizzo, da anni in prima linea contro lacriminalità organizzata in Sicilia, e che hacondiviso la sua esperienza con i partner delprogetto Gloders", racconta Giulia Andrighettodel Cnr-Istc, che ha coordinato lo sviluppo delmodello. "Confrontando i risultati di questoesperimento artificialecon i dati reali raccolti apartire dagli anni '80 a Palermo, è emersa unacorrispondenza tra modello simulativo e realtà".I ricercatori hanno quindi utilizzato la simulazioneal computer per testare due linee di interventodi contrasto alla mafia: una autoritaria e una dalbasso. "Nel primo approccio, ispirato alle strategiedi lotta alla mafia realmente messe in atto dalloStato a partire dagli anni '80, vengono intensificatiil controllo della polizia e applicate pene più severein tribunale: una strategia efficace ma costosa epoco adattabile a eventuali cambiamenti internidella mafia", continua Andrighetto.Il secondo approccio, tipico delle associazioninon governative, prevede invece una serie dicampagne di sensibilizzazione dei cittadini per renderli più coscienti dei danni economici ed eticicausati dalla mafia. "Anche in questo caso lastrategia si rivela solparzialmente efficace:si verifica un notevole aumento delle denuncedi estorsione, seguito però da azioni di vendettae ritorsione da parte della mafia contro chi sirifiuta di pagare, senza che ci sia una protezioneadeguata messa in atto dallo Stato.Una raccomandazione di policy che emerge daquesto lavoro è che lo Stato deve assicurareche le iniziative di cambiamento sociale dal bassosiano sostenute da un'azione legale e che talelinea di intervento integrata sia portata avantifino a che il fenomeno non viene estirpato",osserva la ricercatrice Cnr.Il modello simulativo ha permesso così divisualizzare 'in vitro' gli effetti di diverse strategiedi contrasto alla criminalità organizzata."Questo approccio computazionale può essereapplicato anche ad altri ambiti della criminalità,per valutare i costi e l'efficacia degli interventi dicontrasto alle mafie e promuovere la diffusione dinorme sociali che favoriscano una cultura dellalegalità", conclude Andrighetto. "In quest'otticasiamo attualmente coinvolti nel progetto europeo'Proton', coordinato dall'Università Cattolica diMilano, dove stiamo sviluppando un modello percapire i meccanismi di reclutamento nellacriminalità organizzata e nelle reti terroristiche".